Vi presento qualche stralcio di un articolo ripreso da National Post nella mia traduzione. Spero che la nostra Corte Costituzionale, che a breve sarà chiamata ad esprimersi nel merito dell’obbligo vaccinale, prenda esempio.
Il 2 maggio, in una sentenza storica, la Corte Suprema dell’India, il più alto tribunale del paese, ha stabilito che “nessuno può essere costretto a essere vaccinato” e che “l’integrità corporea e l’autonomia personale” sono protette dalla legge come un diritto costituzionale. Citando opinioni scientifiche emergenti “che sembrano indicare che il rischio di trasmissione del virus da parte di individui non vaccinati è quasi alla pari con quello da persone vaccinate”, la Corte Suprema ha continuato a sostenere che poiché i tassi di infezione sono attualmente bassi, le restrizioni imposte ai non vaccinati, comprese quelle che limitano la loro libertà di movimento e l’accesso al benessere e ad altri servizi, non sono “proporzionate”, e ha esortato le organizzazioni che hanno imposto queste restrizioni a rivedere queste misure e modificarle se necessario.
La corte ha risposto a un’istanza presentata da un ex membro del gruppo consultivo nazionale sull’immunizzazione, che chiedeva la divulgazione degli studi clinici sui vaccini e la pubblicazione dei dati sugli eventi avversi alle vaccinazioni. Il ricorso sosteneva che la legislazione degli stati indiani che impone la vaccinazione per i dipendenti del governo e come condizione preliminare per l’accesso al benessere e ad altri servizi, compresi i viaggi nei trasporti pubblici, era una violazione dei diritti individuali fondamentali e, quindi, incostituzionale.
Lo stesso governo federale indiano non ha emesso alcun mandato di vaccinazione e ha sempre sostenuto che si trattasse di una scelta volontaria e individuale. La sentenza è stata resa ancora più straordinaria dal fatto che le direttive erano limitate alla “sola situazione attuale”, e la corte ha sostenuto le restrizioni del governo sui non vaccinati “se la situazione lo giustifica”, trovando così un delicato equilibrio tra il diritto di scelta di una persona e la responsabilità del governo nel proteggere la salute pubblica.
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