Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo
(Anno B)
(Es 24,3-8; Sal 115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26)
di Alberto Strumia
La solennità del Corpus Domini, il Corpo e Sangue del Signore, è la festa dell’“adorazione” di Cristo, “realmente” presente in corpo, sangue, anima e divinità nell’Eucaristia; questa si affianca al Giovedì Santo, che è il giorno dell’“istituzione” dell’Eucaristia. Sono due ricorrenze liturgiche complementari dedicate allo stesso Sacramento. La prima in funzione della seconda, per farla comprendere, al di là di ogni “ridimensionamento” che voglia “ridurre” la celebrazione dell’Eucaristia ad una semplice “commemorazione” del defunto uomo Gesù, e il Sacramento della “presenza reale” di Cristo ad un vago “richiamo simbolico”, puramente commemorativo.
La storia della festa del Corpus Domini ci insegna come stanno veramente le cose e ci offre anche un’immagine visiva dei nostri anni.
Una mistica del XIII secolo, la Beata Giuliana di Retìne, in estasi, vide la luna, immagine della Chiesa. Come la luna, la Chiesa non risplende di luce propria, ma riflette la luce di Cristo che è il suo Sole: è quella che i teologi chiamano la “funzione lunare” della Chiesa. Nella visione, sulla luna c’era però un’ombra, ad indicare che alla Chiesa mancava una solennità in onore del Santissimo Sacramento. In una seconda visione fu Cristo stesso a chiedere alla Beata di fare in modo che venisse istituita nella Chiesa, quella che sarebbe divenuta la festa del Corpus Domini.
Oggi verrebbe da dire, riflettendo su quello che ormai dappertutto si pensa, si dice, si conosce e si insegna dell’Eucaristia, che non c’è solo una piccola zona d’ombra nella Chiesa, ma siamo nel tempo di una eclissi quasi totale di luna. Come in un negativo fotografico i colori si sono invertiti: il disco lunare è quasi completamente oscurato e solo una piccola striscia luminosa è ancora visibile. Occorre che, come dopo il momento del massimo oscuramento durante l’eclissi, a partire da quella piccola zona luminosa, la luce della vera fede riconquisti l’area della luna intera. La festa odierna può essere, per noi, un’indicazione di quel punto di luce della fede dal quale partire. Come le leggi della fisica prevedono il superamento della fase di eclissi, così le leggi della Storia della Salvezza prevedono, profetizzano, la manifestazione esplicita della vittoria di Cristo.
Perché la luce della vera fede nella vera dottrina sull’Eucaristia ritorni ad avanzare, possiamo iniziare a lavorare su noi stessi per sostenerci e sostenere chi ci sta più vicino e ci chiede di essere aiutato a “recuperare” quanto ha dimenticato, smarrito o mai conosciuto e sperimentato.
Si incomincia:
– dalla “conoscenza” della “dottrina” sull’Eucaristia, che si trova nel Catechismo della Chiesa Cattolica (rimanendo a quello di sempre e non manipolato da possibili futuri cambiamenti adulteranti);
– accompagnata dalla “pratica” di alcuni semplici, ma profondamente educativi gesti e comportamenti, di fronte al Santissimo Sacramento, che un tempo erano abituali per tutti, ma sono stati progressivamente dismessi, fino a suggerire, più o meno implicitamente, di evitarli per vergogna e conformismo, indifferenza, o assoluta inconsapevolezza.
1 – La conoscenza della dottrina sull’Eucaristia.
La dottrina sull’Eucaristia ci insegna che, durante la santa Messa, con le parole della consacrazione, pronunciate volontariamente dal sacerdote validamente ordinato, la “sostanza” del pane e del vino, viene realmente (fisicamente, non appena simbolicamente) mutata nella “sostanza” del Corpo e Sangue Cristo, pur rimanendo inalterate le “apparenze” (gli “accidenti”: quantità e qualità, proprietà osservabili con i nostri sensi). Questa mutazione (“transustanziazione”) è operata dalla potenza infinita di Cristo che agisce, in quel momento, attraverso il sacerdote che compie il rito, “impersonandolo” (operando in persona Christi), obbedendo al Suo comando («fate questo in memoria di me», Lc 22,19; CCC n. 1339). Rinunciare o ridimensionare questa verità di fede (“dogma”) ribadito finora dalla Chiesa Cattolica, significherebbe rinunciare ad essere cattolici. È quanto oggi troppi sono tentati di fare, o hanno già fatto! Le conseguenze sono distruttive, come non possiamo non constatare.
2 – I gesti e gli atteggiamenti nei confronti dell’Eucaristia. La Chiesa ha sempre richiesto tre condizioni per accostarsi degnamente a ricevere la Santa Comunione:
– L’essere in “Grazia di Dio”, cioè non in stato di “peccato mortale”. Per soddisfare a questa condizione occorre accostarsi regolarmente al Sacramento della Confessione (o Penitenza), con una frequenza almeno mensile e ogni volta che si incorra in un peccato grave (“mortale”), facendosi aiutare dal confessore o da un direttore spirituale per farlo nel modo giusto e per riapprendere una nozione corretta di peccato e della diversa gravità (“mortale” o “veniale”) dei peccati. Occorre tenacia per riuscire a farlo, nei nostri tempi, ma ci si deve pure provare. Il Signore aiuta a trovare le persone giuste al momento giusto se glielo si chiede sinceramente.
– L’essere consapevoli di Colui che si va a ricevere nella Santa Comunione. Questa consapevolezza si acquista con lo studio del Catechismo e l’aiuto di chi sa spiegarlo adeguatamente. Il lavoro di formazione a piccoli gruppi guidati bene sembra dimostrarsi, ai nostri giorni, una strada preziosa da privilegiare. La preghiera unita allo studio completa l’opera aiutando ad affezionarsi alla “Presenza reale” di Cristo nell’Eucaristia, oltre che a farlo conoscere teoricamente. La consapevolezza “teorica” (“dottrinale”) va poi accompagnata dal mettersi in condizioni “pratiche” di raccoglimento per prepararsi a non essere distratti nel momento in cui si riceve la Comunione.
– L’essere digiuni da almeno un’ora prima di ricevere la Santa Comunione, per il rispetto del Sacramento. Poiché è necessario darsi dei criteri per non finire nell’annullare le regole a causa delle troppe eccezioni, si richiede di non toccare cibi o bevande (neppure in minima quantità) eccetto l’acqua pura. L’unica eccezione sono i medicinali che si devono assumere per necessità di salute. Un tempo si richiedeva il digiuno dalla mezzanotte, poi si è ridotto il tempo a tre ore e, infine ad una sola ora. È veramente il minimo e prenderlo sul serio per il rispetto del Sacramento serve a rieducarci.
A queste condizioni essenziali la cui eventuale trasgressione deve essere oggetto della Confessione, è “soggettivamente educativo”, perché “oggettivamente importante” che ci si abitui a fare una genuflessione, entrando e uscendo di chiesa, davanti al tabernacolo nel quale è custodita l’Eucaristia (segnalato dalla lampada rossa accesagli accanto). È un atteggiamento caduto in disuso, tanto che si rischia di vergognarsi a compierlo (!). Occorre riprenderlo abitualmente per insegnarci a pensare al Signore realmente presente.
Purtroppo anche la prassi da tempo resasi abituale di ricevere la Comunione in mano anziché in bocca, ha facilitato la perdita di rispetto verso l’Eucaristia.
I risultati di un lavoro rieducativo, per se stessi e per gli altri, si possono apprezzare a mano a mano che si procede in questo percorso di educazione alla fede eucaristica. Si tratta di un percorso che si può iniziare anche in pochi – al limite anche da soli – avendo la tenacia di andarsi a cercare un sacerdote che sia in grado, per istruzione, stile di vita e di celebrazione, di farlo con noi. Però deve essere chiaro che la motivazione per cui lo si fa è la verità della nostra vita e non l’ostentazione di atteggiamenti esibizionistici che fanno sentire bravi davanti a Dio e agli altri che la pensano allo stesso modo. Il moralismo e l’ostentazione non hanno mai salvato nessuno. Fare ogni cosa con Cristo e per Cristo permette a Lui di farci giungere alla Salvezza!
Maria, che ha portato in grembo, la Presenza reale del Signore, come un’ostia consacrata, ci aiuti con la sua intercessione accompagnandoci, con la vittoria del suo Cuore Immacolato, verso la piena manifestazione del suo Figlio.
Bologna, 6 giugno 2021
Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari. E’ direttore del sito albertostrumia.it
Scrivi un commento