
di Pierluigi Pavone
Il fascino delle capitali baltiche e l’efficienza socialdemocratica di accompagnare il cittadino dalla culla alla bara…
Perché non accompagnarlo attraverso “tranquillità” e “senso di comunità”, grazie a nuove forme di armonia urbana total green? A questo, infatti, è votato – secondo quanto riportato da Leonardo Perucca, su il venerdì di Repubblica del 14 Agosto – il progetto pluriennale City Park dell’artista e designer Ó. Elíasson, coadiuvato da alcuni architetti, che riguarda 10mila metri quadrati. Perché – in fondo – il fine dell’uomo sembra questo: “un ambiente vivo con percorsi olfattivi e istallazioni sonore e aree picnic dove trascorrere del tempo con la famiglia e con gli amici”. Queste le parole dell’ideatore del progetto.
Di per sé, non ci sarebbe nulla di male. Anche per Milano, ad esempio, esiste il progetto Fiume Verde (leggi qui) di riqualificazione green di alcune aree urbane relative a alcuni scali ferroviari merci dismessi. E dotare le città di spazi verdi, di possibilità ricreative, di spazi non inquinati, di vie funzionali al traffico sono esigenze più che opportune e condivise. Naturali, verrebbe da dire, visto il contesto.
Quello che suscita non poche perplessità è il nucleo di cittadini “eletti umanamente degni”, destinatari di questi spazi total green: certo… ufficialmente la Danimarca è un paese felice di circa 6 milioni di persone, dal programma socialdemocratico talmente efficiente da essere stato fonte di ispirazione anche per il presidente americano Bill Clinton (vedi qui); un paese dove si può con molta elasticità licenziare; si assicura per diversi anni più del 75% dello stipendio percepito dal lavoratore prima della disoccupazione; si garantisce che il sistema riassorbirà, al 98% dei casi, in pochi mesi il lavoratore, orientandolo verso nuovi settori. Un paese dove nel 2019 i socialdemocratici (leggi qui) hanno vinto con un programma economico teso, ancora una volta, ad una enorme irruzione dello Stato nella fornitura dei servizi pubblici. Coerentemente con le linee generali del Walfare State. Per quanto, in questa occasione il tema di contenere il flusso dell’immigrazione da paesi non UE è stato un cavallo di battaglia – paradossalmente – proprio dei socialisti (leggi qui).
Un paese, però, è stato – fatta eccezione del cantone svizzero di Vaud (leggi qui) e solo per un anno (1928) – il primo paese a dotarsi di una legislazione eugenetica, da un secolo a questa parte. Un paese dove, però, è – di fatto – vietato nascere se Down, tanto che 15 anni fa l’Autorità sanitaria danese assicurava – per Welfare State – la totale gratuità dello screening pre-natale non invasivo, fino alla nona settimana, la translucenza nucale fino alla dodicesima, e l’amniocentesi entro la ventesima. Ed e così, come è noto, che nel 2014 (leggi qui) sono nati in Danimarca 2 bambini Down per scelta e 32 per “errore diagnostico”.
Un paese che vanta, 10 anni prima della salita al potere di Hitler in Germania, l’inizio della pianificazione eugenista e sterilizzazione ideata da Christian Keller che determinò – con approvazione governativa – la creazione di un’isola in cui confinare donne ritenute degenerate: l’istituto superò di molti anni il processo di Norimberga (fatto contro i nazisti per crimini contro l’umanità): Sprogø, questo il nome dell’isola danese che ospitò l’inferno, chiuse nel 1961, dopo una serie impressionate e drammatica di sterilizzazioni forzate contro donne che in quei decenni furono condannate alla reclusione, allo stupro e all’aborto coatto o a morire – in caso di tentativo di fuga – nel mare freddissimo del Grande Belt.
Si tratta pur sempre di quella insanabile contraddizione dei regimi social-democratici, che si è acuita dopo la Seconda Guerra Mondiale ed è esplosa dopo la caduta del Muro di Berlino. Accompagnare in una infinità di servizi pubblici (che indirettamente diventano cripto-obbligatori, vista l’altissima tassazione a danno delle individuali libertà e proprietà privata) il cittadino dalla culla alla bara. Ma non concedere a tutti di essere uomini, non concedere a tutti la bara (né diritti, né cure, né assistenza), specie se bambini innocenti, forse malati.
Evidentemente il City Park di Copenaghen sarà il parco total green solo di “quegli esseri” ritenuti umani a tutti gli effetti, secondo i criteri socialdemocratici e il potere totalitario delle madri, quindi resi cittadini, quindi educati nella scuola di Stato e perfettamente inseriti nel sistema… fino a quando non saranno più adatti e probabilmente invitati a auto-congedarsi dalla società (leggi pure suicidio assistito).
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