Foto: Papa Francesco

Foto: Papa Francesco

di Sabino Paciolla

 

Quando si dice la confusione. Riprendo da Il Sismografo, un sito molto vicino al Vaticano.

Faccio la sintesi dell’antefatto.

Giovedì 27 settembre pomeriggio, a San Giovanni in Laterano, il Santo Padre ha pronunciato un importante discorso ai partecipanti al Corso diocesano di formazione su matrimonio e famiglia promosso dal Tribunale della Rota Romana. Come al solito, dalla Sala stampa vaticana, prima dell’evento, viene recapitato via mail ai giornalisti il discorso del Papa, con il solito obbligo, “embargo” nel gergo della sala stampa vaticana, di non pubblicarlo prima che il testo sia stato pronunciato dal Papa. La dizione esatta dell’obbligo è questa: “EMBARGO
FINO AL MOMENTO IN CUI IL TESTO È PRONUNCIATO, VALE SOLO QUANTO PRONUNCIATO, SALVO INDICAZIONI DIVERSE”.

Più tardi, alle ore 18,17, la Sala Stampa Vaticana invia una nuova mail ai giornalisti in cui si leggeva: “Si comunica che il discorso del Santo Padre pronunciato nel corso dell’Udienza ai partecipanti al Corso di formazione promosso dalla Diocesi di Roma e dal Tribunale della Rota Romana (Bollettino 701) non ha subito variazioni e si può quindi diffondere“.

C’è un piccolo particolare, il Papa, al testo scritto ha aggiunto anche numerose e corpose aggiunte, improvvisate e pronunciate a braccio. In pratica erano “due discorsi”, che si complementavano e completavano reciprocamente, dice il giornalista Luis Badilla de Il Sismografo.

Accade però un fatto curioso. Sul sito della Sala stampa vaticana appare il testo scritto diffuso ai giornalisti, senza le aggiunte a braccio, mentre, continua Badilla, i media come Vatican Insider, Aica, Vida Nueva, RaiNews24, Tgcom, riprendono quello che hanno visto, sentito e registrato.

Ovvio lo sconcerto tra i giornalisti: si parla di magistero, e dunque si deve evitare il più possibile di generare confusione.

A tal proposito, riporto le eloquenti e testuali parole di Louis Badilla:

Appare chiaro che, all’origine di questi eventi, ci sia la precisa volontà del Pontefice. Non è pensabile nemmeno come ipotesi che un modo di fare di questo tipo si possa decidere senza l’approvazione del Papa. Lui ha voluto agire in questo modo, aggiungendo riflessioni nuove che poi non sono state integrate nel corpo dell’allocuzione consegnata e poi diffusa dalla Sala stampa, e ciò va rispettato alla lettera. E’ la sua volontà e basta.

6) Consideriamo però nostro dovere dire che questo modo di agire nella diffusione del magistero del Papa, almeno in alcune circostanze, è un errore che finirà per generare equivoci, casi mediatici e polemiche assurde, inutili e non necessarie in un momento come questo. Se il Papa parla a gruppi, piccoli o grandi è evidente che quanto dice, sia che legga un testo preparato sia che improvvisi, sono contenuti necessariamente pubblici e non si può fare altrimenti; solo nel caso di un’udienza privata questa consequenzialità non avviene.
Un testo pubblico, letto come preparato, va pubblicato come ufficiale e le eventuali aggiunte a braccio, non appena trascritte ed elaborate, vanno pubblicate insieme all’originale preparato, è così che finora si è sempre fatto.
La dicitura: VALE SOLO QUANTO PRONUNCIATO, SALVO INDICAZIONI DIVERSE, crea confusione e i fatti di giovedì scorso ne sono la prova tangibile. Quel giorno, in serata, circolavano due discorsi del Papa al Laterano: quello pronunciato e quello riportato dai giornalisti con contenuti che non hanno avuto mai l’ufficialità.
“Quanto pronunciato” dal Papa, in atti aperti e non riservati, è di per se pubblico e la modalità “salvo indicazioni diverse” non è sostenibile nel mondo dei media oggi. Si rischia che ogni qualvolta sarà applicata la modalità  “salvo indicazioni diverse” nascerà un caso mediatico, soprattutto se la materia è sensibile.
7) A questo punto ci chiediamo dunque cosa possono citare non solo i giornalisti, ma anche gli studiosi o i ricercatori che siano alla ricerca di una fonte autorevole? Cosa sarà vero o attendibile nel caso di contraddizioni (tra il testo scritto e quanto pronunciato a braccio, ndr): il testo pubblicato su vatican.va, che magari non coincide con quanto alcuni testimoni riportano ma che comunque rappresenta la fonte ufficiale del Vaticano, o i testi prodotti da giornalisti che hanno assistito alle parole a braccio e magari le hanno anche registrate?
Non si tratta di una questione da poco, che riguarda capricci burocratici, da passacarte. Si tratta di una cosa seria, che chiama in causa l’autorevolezza delle fonti e l’inequivocabilità delle parole del Pontefice; sarebbe meglio evitare di accrescere confusione e polemiche.

 

Fonte: Il Sismografo

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