Una lettrice mi scrive e volentieri pubblico. 

 

Comunione sulla lingua

 

 

Pregiatissimo dottor Sabino Paciolla

Dopo aver letto sul suo blog l’articolo “Ridateci il latino” e sul blog “Duc in altum” del dottor Aldo Maria Valli l’articolo “I cattovidisti e il mio nervoso”, mi è venuto il desiderio di scriverle per condividere la mia esperienza. Se riterrà opportuno pubblicare il mio scritto le chiedo solo il favore di lasciare la mia firma nell’anonimato: per carità verso di me, che probabilmente sono un po’ troppo ipercritica nei confronti del clero e assimilabili (diaconi, ministri straordinari dell’Eucaristia,…) e per carità verso le persone che chiamo in causa con questo mio scritto e che potrebbero essere facilmente identificate.

Anche nella mia parrocchia ci sono due sacerdoti che “interpretano” la liturgia in modo molto personalizzato: due su tre! È un terno al lotto imbattermi nell’unico che non toglie e non aggiunge niente di suo alla celebrazione! Il 9 novembre, giorno della dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, uno dei due sacerdoti che celebrava la messa e che come d’abitudine aveva sorvolato sulla lavanda delle mani all’Offertorio in preparazione della Consacrazione del Pane e del Vino, all’omelia, anziché fare la catechesi, ci rifilava un “pippone” sul comportamento dei fedeli a Messa, perché “il sacerdote dall’altare vede tutto”. Vede chi chiacchiera, chi va alla comunione con le mani in tasca, i ragazzini che continuano a masticare “chewing gum” mentre vanno alla Comunione (notare: l’età media dei fedeli in quel momento si aggirava sui 65/70 anni!) e via discorrendo. Avendo a disposizione il numero del cellulare del celebrante, mi permettevo di inviargli un messaggio che diceva pressapoco che la predica mi aveva fatto venire in mente la parabola della trave e della pagliuzza, e che anche i fedeli dal banco vedevano ciò che il celebrante faceva o ometteva, e tutto quello che diceva a proposito o a sproposito! La sua risposta tutto subito mi ha lasciata “basita”; poi ho pensato bene di far prevalere quel briciolo di ironia che il buon Dio mi ha donato. Nella risposta don X mi ha detto che ognuno ha il suo stile o “ars celebrandi”! Ma che è? Un attore e l’altare il palcoscenico? Sarà per questo che un vescovo si è permesso di girare intorno all’altare con la bicicletta ed un sacerdote ha celebrato messa in mare su un materassino? E “l’ars partecipandi” cosa prevede? Possiamo anche noi dare libero sfogo alla nostra fantasia?…

Ma il momento topico è proprio quello della Comunione. Sembra di vedere la nuvoletta dei fumetti sulla testa di colui che distribuisce l’ostia: “Allunga le braccia per favore, non mettermi a disagio chiedendo la Particola in bocca!”. E cerca, tenendo lo sguardo basso, di far desistere il comunicando dal suo proposito e di convincerlo silenziosamente ad allungare le braccia!

A questo proposito credo che l’oscar per la peggior prova in tal senso spetti ad un nostro ex amico (un’amicizia quarantennale spazzata via dal virus) che in Chiesa mi ha dato la comunione in bocca, e quando ci siamo salutati all’esterno della chiesa mi ha detto: “Con queste cazzate (scusatemi, ma è il termine usato) rischi di perdere la centralità di Cristo”.

Avrei preferito un pugno nello stomaco!

E poi la gente si stupisce se ci sono sempre meno fedeli in chiesa? Ci si chiede perché calino di anno in anno i proventi dell’8 per mille? Non solo per questi fatti, ma anche per questi!

La ringrazio vivamente per il suo lavoro, e la saluto cordialmente

 


 

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