Luigi Giussani
Luigi Giussani

 

Qualche appassionante stralcio dall’ultimo libro di Mons. Negri:

 

“La cultura era per noi l’esperienza del cambiamento della nostra vita, perché cambiava il giudizio su di noi e sulla realtà e rendeva entusiasmanti, anche se faticosi, il dialogo e il confronto con tutte le posizioni umane e culturali. Non potevamo neanche immaginare di non sottoporre i contenuti dell’insegnamento a una revisione critica dal punto di vista della fede, in quanto avevamo la consapevolezza che la fede era in grado di leggere con una profondità nuova e definitiva ogni vicenda e ogni problema. Il silenzio su quello che accadeva attorno a noi – nella vita della scuola, negli spazi del tempo libero, nelle esperienze di amicizia e di affettività come nelle grandi questioni della vita culturale e sociale – il silenzio della fede su tutto questo sarebbe stato un tradimento della fede stessa. «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta»: è la straordinaria sintesi che ne avrebbe offerto anni dopo Giovanni Paolo II. Credo che la maggior parte delle persone non si renda conto di che cosa significasse per la mia generazione vedere confermati in modo così autorevole il desiderio e i tentativi culturali che avevano caratterizzato il tempo del nostro liceo e della nostra università. Senza cultura la fede diventa un fatto che non incide nella vita della persona e dell’intera società, come si può ben vedere nella crisi ecclesiale e sociale che costituisce il volto più drammatico del presente. Don Giussani ci ha indicato una strada chiara e inequivocabile che bisogna continuamente riprendere, oggi più che mai, per ridare alla nostra esperienza cristiana le autentiche dimensioni della nostra umanità e il fascino della novità. Per don Giussani non era possibile pensare un’esperienza umana, ragionevole e affezionata al destino, che non avesse una dimensione culturale, cioè la tendenza a conoscere la verità di sé e del mondo. Ma se l’esperienza cristiana è l’incontro con la Verità fatta carne in Gesù Cristo, e la Chiesa costituisce l’ambito della presenza di Cristo oggi, la comunità deve generare nel cuore della persona una cultura autentica e definitiva. Tale cultura deve mostrare la sua identità e crescere in essa, maturando la capacità di leggere in maniera definitiva gli eventi della vita personale e sociale, passati o attuali. L’esperienza di Gioventù Studentesca era caratterizzata dalla volontà di fare dell’esperienza di Cristo la chiave di lettura della realtà e, in questa lettura, si mettevano anche le condizioni per incontrare, correggere e valorizzare le esperienze di culture diverse e, talora, alternative. Per don Giussani, nell’esperienza travolgente che facemmo con lui fin dai primi giorni, non era neppure pensabile una comunità cristiana senza la dimensione della cultura e quindi delle conseguenti iniziative culturali, come non era pensabile una comunità senza dimensione caritativa e senza la dimensione della missione, cioè la convinzione della suprema utilità della vita come servizio a Cristo e alla sua Chiesa. Senza queste dimensioni, la comunità cristiana rischia di essere una convergenza approssimativa ed estemporanea di tensioni di carattere individualistico e spiritualistico che non hanno nessuna capacità di trasformare l’esistenza.”

«Pour se poser il s’oppose», per porsi uno si oppone. Se non c’è il senso della responsabilità rischiosa, perciò se non ci sono il giudizio e la volontà e l’affettività per andare contro, per cambiare – perché «andare contro» vuol dire «cambiare» – ciò che c’è, ciò che mi si oppone […], se non ho questa responsabilità, cioè se io non sono presente all’ambiente, la libertà diventa un «sogno di una notte di mezza estate» che il vento soffia via. E dopo viene l’anoressia dell’umano. La più terribile tentazione, all’inizio della storia del Movimento di Comunione e Liberazione come adesso, è quella di parlare degli uomini in senso del tutto soggettivistico, emozionale, costruendo attraverso questo soggettivismo sentimentale delle iniziative, ricreative o culturali, che hanno più un carattere consolatorio che non missionario. Si rischia cioè di percorrere quella strada che porta verso quella «religione “fai-da-te”», dalla quale ci ha messo in guardia papa Benedetto XVI, perdendo così l’oggettività dell’incontro con Cristo.”

(da “Con Giussani: La storia & il presente di un incontro” di Luigi Negri)

Per acquistare il libro: https://www.edizioniares.it/it/prodotti/attualitaestoria/con-giussani

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