credito-sociale

 

 

di Umberto Giorgi

 

Sono cresciuto durante la guerra fredda con la ferma convinzione che liberalismo e comunismo stessero a 2 poli opposti: da una parte la libertà, dall’altra l’oppressione e la schiavitù. Da una parte la libera intrapresa personale, dall’altra una fallimentare economia dirigista. Confronto, il dibattito e libertà di parola da una parte, manipolazione della realtà e menzogna dall’altra. Punto.

Le cose sono cambiate dopo il 1989, l’URSS è crollata. La Cina, l’altro grande impero comunista, ha progressivamente mutato pelle divenendo una forma di capitalismo statalizzato nel quale il Partito-Stato controlla ogni forma di iniziativa nell’apparente libertà di intrapresa. Attraverso le tecnologie più aggiornate è stato implementato un controllo minuzioso di tutti i cittadini (soprattutto nelle grandi città, le campagne credo ne siano ancora esenti, almeno così era fino all’ultima mia visita in Cina prima dello scoppio della pandemia), culminato nel famoso sistema dei “crediti sociali” che ha disegnato un vero e proprio percorso di “buona cittadinanza”, i cui criteri sono decisi dal Partito e violando il quale si viene brutalmente ed immediatamente esclusi dalla società e ridotti a reietti. Non c’è modo di difendersi, l’esecuzione della pena viene affidata a freddi circuiti che naturalmente agiscono senza alcun riguardo a situazioni e persone.

Di fatto il modello cinese viene guardato dal cosiddetto globalismo, dai grandi monopolisti, dai signori di Davos e da tutti quelli che alla scuola del WEF si sono formati (e sono tanti, pensiamo a Macron, Jacinda Ardern, Sanna Marin, Justin Trudeau, Boris Johnson, ecc.) come il modello ideale per fare evolvere l’intera umanità verso “le magnifiche sorti e progressive” che, a sentir loro, scienza e tecnologia ci stanno preparando. In effetti, così come la vita nell’URSS, dipinta all’esterno come un mondo ideale di libertà, giustizia ed uguaglianza, era in realtà un inferno, allo stesso modo la vita che la cosiddetta élite ci sta preparando è una micidiale pozione fatta di povertà e oppressione, come in certi romanzi considerati distopici, alla luce dei fatti solo profetici dei quali si parla sempre più spesso in riferimento alla realtà attuale, come 1984, Brave New World o Il Padrone del mondo.

Quello che si nota è una convergenza al vertice tra liberalismo finanziario, oggi impersonato da soggetti o famiglie che tutti conosciamo, da Gates a Bezos, da Soros a Schwab, dai Rothschild ai Rockefeller, e comunismo, e il vertice è rappresentato dal controllo esercitato sulla popolazione, da una parte per perpetuare la sopravvivenza del Partito-Stato, dall’altra per forgiare uno sterminato esercito di consumatori con uguali pulsioni ed identiche aspettative, poveri sradicati, senza storia ed identità, esseri che trovano consistenza solo nella soddisfazione dell’ultimo desiderio indotto dai manovratori, che diventano così sempre più ricchi. È l’antica tentazione di forgiare l’uomo nuovo in salsa tecnologica, ma di nuovo non c’è in realtà proprio nulla. Vale comunque la pena di far notare come gli alfieri del capitalismo finanziario si siano situati in un ambito vicino alla cosiddetta sinistra (per quanto queste distinzioni possano ancora valere), in USA sono vicini ai Democratici, in Italia sono ben rappresentati dal PD che in pochi anni è passato, con una plastica piroetta a 180°, dalla difesa dei lavoratori e dei ceti meno abbienti al plauso incondizionato a banchieri e multinazionali (i tradizionali oppressori dei poveri), dal pacifismo a oltranza (tutti ricordano le marce dei pacifisti nostrani) al sostegno alla guerra e ai suoi orrori, dalle campagne per far uscire l’Italia dalla NATO al filoatlantismo più viscerale. Incredibile ma vero! Incredibile come troppi elettori se la siano bevuta senza colpo ferire (ndr)!

Non per niente la spinta alle più draconiane restrizioni, in puro stile sovietico, durante la pandemia Covid sono venute principalmente (ma non solo) da sinistra, impersonate dallo scialbo e grigio ministro Speranza, una figura di secondo piano, senza alcun carisma né alcun appeal personale. Come è possibile che una persona così sia riuscito a fare tanto? La risposta ai lettori. Dunque, metodi sovietici e globalismo liberale. È questa una convergenza inevitabile, in quanto intrinseca alle due ideologie e visioni del mondo, apparentemente opposte, o è stata voluta, desiderata, ricercata? Fukuyama aveva ragione?

La risposta a questa domanda mi è arrivata da uno degli ultimi video del giornalista Roberto Mazzoni, italiano, ma residente in Florida da molti anni, il quale propone documentari sempre molto approfonditi su tematiche varie, dalla politica, soprattutto USA, alle tecnologie, delle quali è esperto, ai temi legati alle criptovalute. Nel suo video (che proponiamo qui sotto) Mazzoni si occupa delle tecniche di guerra psicologica, soprattutto quelle applicate in URSS. Accenno solo a quello che ha fatto riflettere me per le analogie stupefacenti con quanto stiamo ancora vivendo e con la scia di odio che è stata indotta e della quale troppi ancora non si accorgono, continuando proditoriamente ad alimentarla.

Innanzitutto, una volta instaurato in Russia, il Comunismo ha cercato di sradicare storia, cultura, identità e religione. L’ateismo di Stato ha tentato di desertificare una delle più grandi culture della storia umana attraverso una sistematica opera di mistificazione, di cancellazione del passato tramite una cappa di censura senza precedenti. Se vi sembra di vedere una qualche analogia con la “woke” o cancel culture di oggi, che brucia libri ed abbatte statue, con wikipedia che modifica fatti scomodi, con twitter, facebook o youtube che bannano, silenziano o cancellano qualsiasi voce non allineata, beh è proprio così! I metodi sono gli stessi, ma attuati con una potenza tecnologica mai vista prima.

In parallelo c’è stata la creazione del nemico sul quale concentrare riprovazione, con lo scopo di distrarre dai veri problemi e al contempo tenere alta la tensione e la paura. L’America che, si diceva, avrebbe potuto invadere la grande Unione Sovietica da un momento all’altro, oppure che cercava di distruggere i raccolti di grano attraverso la diffusione di parassiti erano i tipici argomenti utilizzati dalla propaganda.

Molto difficile non vedere analogie con la gestione della vicenda Covid in Italia (un giorno verrà chiamata “operazione Covid”): dai camion militari per trasportare le bare alle ambulanze che giravano a sirene spiegate in strade prive di traffico, dai contratti di acquisto dei “va((ini” sui quali è stato imposto il segreto militare, all’arrivo del primo carico di fialette scortato dalle forze dell’ordine, dalla militarizzazione della campagna vaccinale, affidata ad un generale, ai quotidiani bollettini di morti e contagiati per tenere alta la paura. Una guerra, una vera operazione militare, degna di una spy story, una spy story in cui ogni cittadino è stato trasformato in soldato e doveva essere pronto a dare il suo corpo per la causa e a scovare il nemico dovunque si nascondesse, i cosiddetti no vax. Con il pretesto della scienza si è costruita la più massiccia operazione antiscientifica della storia umana (anche qui si noti l’uso rovesciato della parola), vero e proprio trionfo degli uffici di marketing dei colossi farmaceutici implicati e totale negazione del metodo scientifico fatto di dati, statistiche, ricerche e riscontri. Queste cose, tuttavia, volenti o nolenti, ci hanno segnato nel profondo e sono certo che molti dei comportamenti conseguenti hanno le radici in tutto questo, io stesso temo di non essere del tutto esente. Impossibile, per come è stata condotta, non pensare ad una ben calcolata regia occulta, specie se si ha un minimo di familiarità con le tecniche de manipolazione utilizzate dagli spin doctors (a questo proposito si veda il bel testo di Marcello Foa, “Gli stregoni della notizia” ed il recente “Il sistema (in)visibile”, sempre di Foa).

Ci hanno ubriacato di propaganda, paccottiglia pseudoscientifica vomitata h 24 da corifei del sistema, occultando sistematicamente o umiliando in ben concertate trasmissioni televisive  le voci avverse, spesso quelle di veri scienziati, o di persone di buon senso che ponevano domande scomode.

Tornando al video di Mazzoni, la cosa più impressionante è stata scoprire (ammetto l’ignoranza) che il sistema sovietico è stato sistematicamente finanziato e sostenuto dai grandi capitalisti occidentali di Wall Street, che in esso vedevano realizzato il loro sogno monopolista (scomparsa della concorrenza e consumatore artificialmente creato).

Oggi l’Occidente è sempre meno un luogo libero, è diventato piuttosto il cuore della manipolazione soffocante che tende a strangolare qualsiasi opinione divergente dal cosiddetto mainstream; siamo di fatto, come evidenziato da molti, all’interno di un regime totalitario con coloriture dittatoriali che qua e là emergono in stile cinese. La presidenza Biden negli USA con la sua marcata sottolineatura del potere e dell’invadenza federale contrapposto alla volontà dei singoli Stati assomiglia sempre di più ad una nuova forma di comunismo soft. Dunque, convergenza voluta tra liberalismo capitalista e sistema comunista!

Temo che il limite indicato da Vaclav Belohradsky nei lontani anni 80 (non poter vivere al di là della coscienza) sia stato ampiamente superato. Riporto le sue parole come monito a me e a tutti noi:

“Tradizione europea significa non poter vivere al di là della coscienza, riducendola ad un apparato anonimo come la legge o lo Stato.
Questa fermezza della coscienza è un’eredità della tradizione greca, cristiana e borghese.
L’irriducibilità della coscienza alle istituzioni è minacciata nell’epoca dei mezzi di comunicazione di massa, degli Stati totalitari e della generale computerizzazione della società. Infatti, è molto facile per noi riuscire a immaginare istituzioni organizzate così perfettamente da imporre come legittima ogni loro azione. Basta disporre di una efficiente organizzazione per legittimare qualunque cosa.
Così potremmo sintetizzare l’essenza di ciò che ci minaccia: gli Stati si programmano i cittadini, le industrie i consumatori, le case editrici i lettori.
Tutta la società un po’ alla volta diviene qualcosa che lo Stato si produce.”

 

Guarda il video di Mazzoni

 


 

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