
di Luca Del Pozzo
Spiace constatare come la chiesa italiana (e non solo) abbia fornito ieri un’ulteriore, irricevibile prova di funambolismo lessicale, disciplina in cui ormai da tempo ha raggiunto livelli di ineguagliabile eccellenza. Nell’intento di condannare l’ennesimo atto di terrorismo islamista, la cui ferocia ha manifestamente oltre che simbolicamente colpito tre cattolici, la presidenza dei vescovi italiani non ha saputo far di meglio che vergare un comunicatino dove in poco più di 700 battute non c’è la benché minima traccia di ciò che ha connotato la mattanza di Nizza. Non una parola, un accenno, un pur flebile riferimento. Zero. La parola islam o l’aggettivo islamico/islamista (anche in questo caso contano più i sostantivi degli aggettivi?) sono semplicemente assenti (e mai come in questa occasione del tutto ingiustificati). Se uno non sapesse cos’è accaduto, a leggere la nota della Cei potrebbe pensare tutto e il contrario di tutto. Incluso che a commettere l’orrendo eccidio sia stato un fondamentalista cristiano (perché anche tra i cristiani esistono i fondamentalisti, giusto?). E’ solo continuando a far finta di non vedere ciò che invece è sotto gli occhi di tutti (persino, pensa un po’, di quegli stessi islamici che hanno parlato di “abominevole attacco terroristico”) che si può parlare di una non meglio precisata “cultura dell’odio e del fondamentalismo che usa l’alibi religioso” così come di una comunità cattolica francese “colpita da un’azione criminale e dissennata” che, ripetiamo, messa così non significa assolutamente nulla (il resto della nota lo lasciamo ai volenterosi che vorranno sorbirsela, magari previa assunzione di un gastroprotettore a rilascio lento). Intendiamoci. Non è stata la prima e non sarà l’ultima volta che toccherà assistere a simili performance che non fanno altro che confermare un ormai consolidato atteggiamento di malcelata quanto ingiustificata sudditanza culturale della chiesa italiana spacciata, quel che è peggio, per evangelica apertura all’ascolto e al dialogo. Come se chiamare le cose per nome fosse sinonimo di intolleranza. Ma c’è ben poco di cui meravigliarsi. Tanto più se si scrivono documenti, come la recente enciclica “Fratelli tutti”, dove in scia a una stravagante rilettura delle fonti francescane si è arrivati a parlare di “sottomissione” quale atteggiamento consigliato da san Francesco “pure nei confronti di coloro che non condividevano la loro fede”. Detto fatto.
Presidenza CEI: dolore e vicinanza alle vittime di Nizza
La Presidenza della Cei esprime dolore e vicinanza alle vittime del crudele attentato di Nizza e alle loro famiglie, ai Pastori e ai fedeli di Francia. Esprime, allo stesso tempo, la più ferma condanna della cultura dell’odio e del fondamentalismo che usa l’alibi religioso per corrodere con la violenza il tessuto della società. Si stringe in preghiera alla comunità cattolica francese, colpita ancora una volta da un’azione criminale e dissennata, nella speranza evangelica che l’odio di pochi non dissipi il patrimonio prezioso costituito da una grande maggioranza di persone di diverse religioni che, quotidianamente, testimoniano in pace l’esperienza gioiosa della fraternità nella multiculturalità.
Scrivi un commento