di Ines Murzaku
I media internazionali – tra cui The Guardian, The Telegraph e le testate cattoliche – si sono recentemente occupati di un’intervista a un’ex famosa suora dalla voce affascinante, vincitrice nel 2014 di The Voice of Italy, un concorso sponsorizzato dalla trasmissione televisiva italiana Verissimo. Vestita con un abito rosso brillante, un trucco elegante e con un piercing sul lato destro del naso, l’ex suor Cristina Scuccia, ora cameriera in Spagna, ha presentato al mondo la sua nuova immagine.
Dopo quindici anni come Suora Orsolina della Sacra Famiglia, un anno sabbatico e la morte del padre, Suor Cristina ha deciso di abbandonare i voti religiosi ed è stata dimessa dal suo ordine. “Ho fatto un salto nel vuoto e temevo di finire sotto un ponte, lo ripetevo sempre alla mia psicologa. Oggi, però, vivo in Spagna e lavoro come cameriera”, ha dichiarato nell’intervista.
Dopo diversi rifiuti di rilasciare interviste, la Madre Superiora delle Orsoline, ramo della famiglia spirituale di Sant’Angela Merici (1474-1540), Carmela Distefano, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
Mi dispiace che i media abbiano interpretato la nostra difficoltà a dare risposte al telefono, come un distacco o un’indifferenza verso la scelta fatta da Cristina. Certamente ci dispiace non averla tra noi, ma comprendiamo e rispettiamo la sua decisione e le auguriamo buon cammino. La sentiremo sempre come nostra sorella e la accompagneremo con l’affetto e la preghiera.
Quello di Cristina Scuccia non è né il primo né l’ultimo caso di abbandono dell’abito da parte di una religiosa, anche con i voti definitivi già pronunciati. Viene in mente il tragico caso della Suora Cantante, Jeanne-Paule Marie. (Si è suicidata) Ci sono due crisi che vanno di pari passo nel travagliato caso di Cristina: una crisi dell’ordine religioso delle Orsoline, una crisi delle vocazioni religiose, una mancanza di un autentico impegno nella vita consacrata e nei voti di povertà, castità e obbedienza.
Questa mancanza era già presente durante il concorso di otto anni fa. “Come una vergine toccata per la prima volta”, cantava suor Cristina Scuccia, uno dei testi di una canzone resa popolare da “Madonna”. Anche a Madonna fu detto che “Like a Virgin” non l’avrebbe fatta sua, ma l’avrebbe distrutta, data la natura controversa del testo. Allora, perché una religiosa consacrata, che aveva professato i voti di povertà, castità e obbedienza, ha cantato lo stesso testo? Chiunque abbia familiarità con la canzone si chiederebbe: chi ha reso la consacrata ” splendente e nuova”? Di chi era il cuore che batteva accanto al suo? Perché una religiosa che ha fatto i voti perpetui di castità verginale cantava proprio “Like a Virgin”?
Colpiscono i commenti di Cristina sul suo successo musicale e sulla sua famiglia religiosa (le Suore Orsoline della Sacra Famiglia), che descrive come uno scudo. Come dice lei stessa, “le critiche non la raggiungevano mai, perché le suore le nascondevano i giornali”. Cristina sembra criticare il fatto che le sue sorelle fossero “troppo protettive” o che mostrassero “una protezione eccessiva che diventava quasi un limite per [lei]”.
Cosa limitava questa protezione? Cosa voleva fare Cristina che i superiori non le hanno permesso dopo averle concesso il permesso di partecipare al concorso? C’è una deviazione dalle aspettative della regola che chiede alla Madre Superiora di “essere sollecita e vigile nei confronti dei membri”. “Troppo protettiva” è un altro modo per Cristina di dire che i suoi superiori erano possessivi o controllanti al punto da privarla delle sue libertà?
Ovviamente c’è una linea di demarcazione tra la protezione e la possessività. Se le suore erano prepotenti e possessive, potrebbero esserci altre ragioni per cui Cristina ha deciso di lasciare l’ordine. Probabilmente le suore hanno tardato a rendersi conto delle implicazioni della loro decisione di dare a Cristina il via libera per perseguire ambizioni musicali e cantare “Like a Virgin”, a imitazione di Madonna.
Cristina ha anche commentato l’impreparazione sua e dell’ordine a gestire il successo, il che non sorprende visto che non ci si aspetta che gli ordini religiosi siano coinvolti nell’industria musicale o che gestiscano contratti musicali, tournée e produzioni di album. Le Orsoline hanno la loro missione e il loro carisma, e le complessità del business musicale non fanno parte dei loro impegni verso la Chiesa e il mondo.
La missione delle Orsoline consiste nell’educazione, nella formazione e nelle attività sociali, nel rispetto della vita in tutti i suoi aspetti e nella costruzione di una società più giusta e fraterna attraverso attività educative e pastorali. Parte della vocazione delle Orsoline è la pastorale spirituale degli studenti universitari, che seguendo le orme dei loro fondatori, Sant’Angela Merici e altri, offrono agli studenti universitari l’alloggio nei loro conventi – “un ambiente sereno e ospitale dove vivere i valori cristiani e prepararsi culturalmente a diventare protagonisti di una società basata sulla gioia e sulla speranza cristiana”.
Perché le superiori delle Orsoline hanno appoggiato la svolta musicale di Cristina rispetto ai suoi voti perpetui e ai suoi impegni liturgici, sacramentali, educativi e pastorali? Data l’età di suor Cristina, sarebbe stata perfetta per l’apostolato delle Orsoline tra i giovani. Giovanni Paolo II ha chiamato le Orsoline a questo lavoro:
Anche per voi, care Orsoline della Sacra Famiglia, si aprono una missione urgente e vasti orizzonti missionari. Come la vostra fondatrice, siate pronte a vivere la vostra vita al servizio dei poveri, a sviluppare una vera passione per l’educazione dei giovani e a spendervi generosamente per gli altri, soprattutto per i malati e i sofferenti. Tante persone aspettano ancora di conoscere Gesù e il suo Vangelo! Tanti hanno bisogno di sperimentare l’amore di Dio!
Il caso di Cristina, una giovane donna brillante, talentuosa e appassionata, illustra la crisi e la perdita di identità delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia, che non sono riuscite a fornire una famiglia, a essere tutrici e madri, e a sostenere la sua vocazione religiosa-consacrata. I superiori non avrebbero dovuto permettere a Cristina di entrare nella giungla dell’industria musicale contemporanea.
La regola dell’Ordine specifica il modo corretto di interagire nel mondo: “non partecipare a matrimoni, e ancor meno a balli e gare e ad altre simili manifestazioni di piaceri mondani”. Nel prologo della regola, si ricorda alla suora orsolina che: “Dio vi ha concesso la grazia di mettervi da parte…”. .essendo state scelte per essere le vere e vergini spose del Figlio di Dio”.
Cristina avrebbe potuto usare le sue capacità musicali donate da Dio per cantare un repertorio diverso, che sarebbe stato un mezzo efficace per evangelizzare i giovani che stava servendo. Con la sua bella voce e sotto la guida delle sue superiori spirituali, Cristina avrebbe potuto vivere la sua missione su una traiettoria simile a quella di frate Alessandro Brustenghi, OFM, una star della musica, che considera i suoi contributi musicali come un dono dell’amore di Dio, trasmettendo il messaggio cristiano; o a quella del gruppo di suore peruviane Siervas (Serve), che con il loro talento musicale servono Dio e il suo popolo, trasmettendo un forte messaggio pro-vita.
Il caso di Cristina è un tragico fallimento – le sue superiori orsoline hanno fallito, il che ha portato al fallimento della sua vocazione religiosa, e le Orsoline non sono le uniche a fallire. Diversi ordini religiosi nella Chiesa stanno fallendo proprio perché hanno abbandonato i loro carismi per – cosa? Se questi ordini, soprattutto quelli femminili, torneranno a fiorire, sarà solo perché avranno deciso di essere forti nella vocazione e non nel perseguire illusioni mondane come “The Voice”.
L’articolo è apparso in precedenza su The Catholic Things. La traduzione è a mia cura (Sabino Paciolla)
Sostieni il Blog di Sabino Paciolla
Scrivi un commento