
di Francesco Lepore
Nel 1985, ventenne andai al primo Meeting, ci andai da solo con una promessa di un posticino dove poter poi dormire di notte offertomi da una persona appena conosciuta, una massima incertezza dentro la certezza di una storia che mi aveva colpito pochi mesi prima, una storia a cui dare la vita perché affascinato dalla Verità che portava.
Una verità che salvava tutti gli aspetti del mio “io” come di tutta la realtà pubblica. Una promessa di compimento compiuta in me, senza dover censurare nulla di me. Questo si vedeva concretamente nelle opere tra cui il Meeting.
Era una testimonianza, era un’opera a cui abbeverarsi, ricordo con gratitudine tanti incontri di testimoni della fede anche dell’est europeo ma soprattutto un popolo che camminava perché sapeva dove andava, l’opera infatti testimonia sempre un “prima” di una vita.
Ma poi ci fu una svolta.
Prima la mostra sull’Unità d’Italia e poi il famigerato 2015 in cui capii che il Meeting non c’era più.
Dalle parole di De Haro a quelli di Don Pino fino all’impedite ai padri domenicani di parlare sul “ gender” .
A quell’incontro annullato io non ero presente, stavo ascoltando altro.
La notizia mi arriva alla sera e pensai a una fake, poi l’amara conferma.
Stavo ascoltavo un incontro sui cristiani perseguitati e a pochi metri da me i cristiani perseguitavano altri cristiani su ordine di Repubblica, su ordine di un giornale che ci ha sempre odiati.
Fossi stato presente non so come avrei reagito, forse sarebbero volati i tavoli, perché non si poteva accettare ….ma più probabilmente mi sarei messo a piangere in maniera incontrollabile nel vedere che una storia, un popolo non c’era più.
Che chi guidava, come un pifferaio magico, educava e portava un popolo alla rovina.
Si era sostituito il “dialogo”, i “ponti” alla verità.
Una mutazione genetica del nostro carisma.
In molti hanno visto questa deriva ma hanno preferito affermare l’”unità” del movimento sulla “verità”.
Ma é solo la verità che unisce, unisce me a me stesso, ci unisce come fratelli.
Non una strategia ma lo stupore di ciò che abbiamo incontrato un tempo.
Non mi ha stupito quindi il Meeting 2022, anche se speravo che i cambiamenti in atto in CL si mostrassero operativamente.
Chi guida dovrebbe avere più coraggio nel farci tornare sulla strada segnata dal don Giuss, mostrandoci dove abbiamo perso la via.
Non mi ha stupito perché dal 2015 é accaduto di tutto a Rimini, dalle interviste di Vittadini a favore delle unioni gay, alla contestazione di padre Basa, alla statua della Madonna tolta o l’invito di padre Sosa, il Superiore dei gesuiti, quello dei registratori, che testimonia una eresia dopo l’altra nel suo intervento o i cartelloni dell’Agenda ONU 2030.
Nel 2015 scrissi su Messenger le mie scuse a una delle persone cacciate via dal Meeting insieme ai padri domenicani, che poi sarebbe diventata una mia cara amica …mi sentivo responsabile, ma soprattutto emerse una domanda in me: Come può essere accaduto questo tradimento?
Come?
Perché ho aperto gli occhi così tardi?
Il problema prima di tutto non era il tradimento degli altri ma una dimenticanza che piano piano mi assale: una storia, un carisma dimenticato e un giorno ti svegli e non riconosci più la tua storia, la tua casa.
Sono venuti i ladri a devastarla ma tu eri troppo distratto per difenderla.
Quindi non era sbagliato l’ardore che avevo a vent’anni ma il darlo per scontato, come se la storia che CL fosse una cosa meccanica.
Era una sfida recuperare la storia che avevo incontrato occorreva una ascesi, un pellegrinaggio alla verità di noi stessi, che mi ha reso più certo dell’Incontro fatto pur in una solitudine di amici che neanche mi parlano ….visto che ho rotto i comodi schemi.
Appunto una testimonianza di come la “comunione è liberazione”.
Ma la domanda rimane: Come può essere accaduto tutto questo?
Una domanda che non può essere censurata, sia a livello personale ma anche al livello di popolo.
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Come ho già scritto, è triste vedere l’immagine di quel popolo sorridente attorno ad una persona impostaci come premier da centri di potere che tutto hanno a cuore eccetto quel “bene comune” di cui, nel corso degli anni, si è tanto parlato nei meeting. Un uomo mediocre, cinico funzionario di consegne infami, schiavo a sua volta, senza spessore politico né umano, incapace perfino ad interagire con i giornalisti soprattutto se non perfettamente “programmati” dal sistema. Un uomo insofferente che non ama questo paese né la sua gente, che da anni ne contribuisce alla decostruzione. Un uomo che ha mandato un popolo, i greci, nella miseria ignorando un referendum legittimo. Un uomo che con la collaborazione di personaggi sinistri come Speranza ha fatto cadere l’Italia in un clima di terrore, di sospetto, di odio, in atmosfere che non credevamo potessero tornare. Un uomo che ha preteso instaurare un’impostazione dittatoriale nel paese annullando i meccanismi democratici e la separazione dei poteri (manco fosse ancora alla BCE). Quell’uomo che ricorderò sempre come colui a causa del quale mi è stato negato il lavoro sulla base di una menzogna che grida vendetta al cospetto di Dio. Quell’uomo tuttavia meritevole di un’ovazione, parrebbe, a giudizio del popolo della manifestazione riminese. Ma guai a provare anche timidamente ad esporsi con un pensiero non allineato, è facilissimo essere redarguiti da qualche simpaticone con la parola “fascista” sempre in bocca. Già, come può essere accaduto?
Caro Francesco, condivido ogni parola del suo articolo. Anche io nel lontano 1985 andai, ventenne, per la prima volta al Meeting: la scoperta di un altro mondo, sempre desiderato, ma mai prima di allora nemmeno intravisto.
Ho iniziato a rendermi conto della “mutazione genetica” di Cl solo da pochi anni – dal 2018, quando sono rientrato in Italia dopo vent’anni all’estero. Ma questa é almeno in parte anche una comoda scusa che uso con me stesso; quindi é vero il giudizio che lei ha espresso (e che riformulo così): “Sono venuti i ladri a devastare la mia casa ma io ero troppo distratto per difenderla”.