di Massimo Sanvito
Il tempo Quaresimale vede il cristiano rivolgere tutta l’attenzione alla Santa Pasqua.
Ma come mai Dio, l’Onnipotente, è finito sulla croce?
E come mai a quel tizio disonesto, egoista, va tutto “alla grande”, mentre a quell’altro, bravissima persona, così generoso e timoroso di Dio ne succedono di tutti i colori?
La tentazione è forse sempre quella: credere in un Dio che ci manda le cose come vorremmo noi, un “problem solver”, una sorta di amuleto. Anche buono, sì, certo!: “Gesù era una persona tanto buona”: su questo è difficile trovare qualcuno, anche ateo, in disaccordo. Però davanti al mistero del dolore – il Suo immenso e i nostri, più o meno grandi – i conti non ci tornano.
E dunque siamo tentati anche noi di pensare: “Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva Te stesso, se Tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». …. «Ha salvato altri e non può salvare sé stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!».
Ma ecco che la Liturgia ci viene in soccorso con il “Christus factus est”: il responsorio graduale della celebrazione delle Palme e del Venerdì Santo.
Il testo, un estratto di un antico carme cristologico riportato da san Paolo nella lettera ai Filippesi ci incalza con le sue affermazioni in un crescendo che culmina nel proclamare l’esaltazione di Cristo:
“Cristo si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome”.
“Cristo”, “obbedienza”, “morte”, “croce”, “risurrezione”, “nome”: ecco i punti di riferimento che illuminano il cammino verso la Pasqua: quasi una sequenza di “Passwords” che ci introducono al grande contrasto esistenziale tra l’umiliante svuotamento di Cristo fino alla morte di croce e la Sua esaltazione, che nella Risurrezione gli ha dato un nome sopra ogni altro nome.
Proprio per l’importanza di questo testo nella liturgia della Settimana Santa, il “Christus factus est”, è stato messo in musica da innumerevoli compositori, che con diversi stili e sensibilità ne hanno interpretato e magnificato la grande potenza espressiva.
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