Centro-Nazionale-di-Epidemiologia-Sorveglianza-e-Promozione-della-Salute

 

 

di Anima Misteriosa

 

  1. La chiusura dei centri di epidemiologia italiani

Varie persone esprimono una paura radicata nei confronti del virus SARS-Cov-2 e della sindrome che provoca, il Covid-19, come se fossero emuli della peste bubbonica (quella manzoniana dei Promessi sposi per intenderci). E senza dubbio questa patologia va presa sul serio, come tutte, anzi, va curata subito. Se analizziamo però l’operato del nostro governo – o meglio, dei nostri governi negli ultimi vent’anni, dato che bisogna essere equi nella distribuzione delle responsabilità – io avrei molta più paura di loro, dei nostri governanti, a causa di una serie di provvedimenti disastrosi che hanno preso a raffica: così disastrosi da peggiorare senza dubbio l’emergenza.

Ricordo ai miei lettori che in un paese in cui la sanità è organizzata bene come l’Islanda – al di là della loro adesione a occhi chiusi alla campagna vaccinale, ma questo è un altro paio di maniche – la mortalità da Covid-19 è ferma allo 0,3% e che finora vi sono stati, in quasi due anni, solo 33 morti di Covid-19 (e in gran parte persone molto anziane)[1]. Se invece l’anno scorso l’epidemia ha sconvolto alcune zone d’Italia in modo inusitato, c’è da chiedersi se non siano stati commessi errori pesanti, che hanno aggravato la situazione.

Già l’Harvard Business Review, nel corso della primavera del 2020, aveva puntato il dito contro alcune lacune vistose della gestione Conte: iniziale sottovalutazione (anzi diniego) del contagio, scarso tempismo negl’interventi, provvedimenti disorganici e frammentari, ma, soprattutto, l’incapacità di imparare rapidamente le informazioni utili in modo da usarle efficacemente; anzi, il nostro governo, in sostanza, avrebbe colto solo quello che confermava la sua prospettiva (cioè quel che voleva). Quanto ai provvedimenti graduali, essi sarebbero stati fallimentari, dato che in caso di epidemia devono essere organici, sistematici e simultanei (L’Italia ha seguito la diffusione del virus piuttosto che prevenirla)[2].

Oggi, invece, mi occupo di un aspetto poco noto ai più, a differenza del famigerato protocollo “paracetamolo e vigile attesa”: la chiusura dei principali centri di sorveglianza epidemiologica italiani negli anni immediatamente precedenti all’epidemia. Si trattava di un autentico fiore all’occhiello della ricerca italiana, una perla, anzi, una successione di perle: tutto chiuso. Una misura che a posteriori appare totalmente insensata, talmente insensata da risultare quasi incredibile. Qui di seguito, fornisco l’elenco e le traversie relative.

 

CNESPS

 

Il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute era nato ufficialmente nel 2003, però da un’idea sviluppata fin dagli anni ’70, quando ancora era in germe e i suoi studiosi battagliavano col colera: nel 2005 aveva studiato l’aviaria, nel 2009 la suina, insomma, tutte le principali emergenze sanitarie degli ultimi anni vi erano state sviscerate con competenza. Doveva essere uno strumento epidemiologico essenziale al servizio della salute della popolazione. Il suo compito? Formare i sanitari in epidemiologia e biostatistica, creare banche dati apposite, compiere l’analisi statistica dei dati, delle curve epidemiologiche, intercettare e isolare i primi casi, seguire la diffusione dei virus ecc. L’istituto poteva contare in particolare su una fitta rete di medici e professionisti del settore, che gl’inviavano i dati dal territorio.

Soprattutto, però, lo CNESPS doveva coordinare le regioni nella lotta contro le epidemie e fornire loro e allo Stato l’indispensabile sostegno scientifico; e difatti, con la sanità governata a livello regionale, durante la pandemia si è verificato il caos perché ognuno, per impiegare la metafora dell’ex direttrice Stefania Salmaso, parlava una lingua diversa. In effetti, finché è esistito, lo CNESPS disponeva di 2.000 sanitari e partecipava con regolarità alle riunioni Stato – Regioni relative a protocolli e linee guida, coordinando un’ampia rete di professionisti che condividevano un lessico e principi comuni. La sua direttrice era appunto la prof.sa Stefania Salmaso, che inutilmente si adoperò per prevenirne la chiusura, scrivendo anche un testo in merito per la rivista di epidemiologia Epidemiologia e Prevenzione affinché il centro rimanesse in funzione[3]. Un altro appello, controfirmato da 234 persone, per lo più direttori e funzionari sanitari attivi sul territorio, apparve sulle pagine del Quotidiano sanità l’11 maggio 2015; esso insisteva sulla rete informativa che lo CNESPS aveva saputo creare in sinergia con il personale locale per la prevenzione, oltre a un gran numero di programmi di promozione della salute[4]. Chi scriveva era convinto della necessità di ridurre gli sprechi nell’ISS e di renderlo più efficiente, ma voleva difendere una struttura di grande utilità e qualità come lo CNESPS. Fu tutto inutile.

 

Gruppo epico

 

Che la devastazione prodotta dalla chiusura dello CNESPS sia inconcepibile lo dimostra anche e soprattutto il fatto che, assieme ad esso, sia stato chiuso pure il cosiddetto “Gruppo Epico”. All’interno dello CNESPS – come spiega il professor Pierfrancesco Belli, presidente della Commissione Rischi ed Etica Sanitaria di Incer Institute e membro del Comitato di Indirizzo e Controllo dell’agenzia regionale di Sanità Toscana – esisteva infatti un gruppo specialistico, definito appunto “Gruppo Epico”, che nel novembre 2006 aveva creato un apposito modello matematico per organizzare l’emergenza: attraverso varie simulazioni, il Gruppo aveva verificato che era possibile ridurre l’impatto di un’eventuale epidemia, ma associando tra loro varie misure prudenziali, secondo un’organizzazione molto efficace e sistematica (proprio quello che sostiene l’Harvard Business School). Per intenderci: il Gruppo Epico doveva gestire l’organizzazione durante l’emergenza, come controllare il numero di accessi ai Pronto Soccorso, la disponibilità di mascherine e DIP (dispositivi di protezione), oppure che ci fossero abbastanza posti letto o letti di terapia intensiva…Risulta familiare tutto ciò? Tutto quello che abbiamo visto fare alla rinfusa, in ritardo e in modo disorganico da CTS e Protezione Civile nel 2020, lo doveva fare il Gruppo Epico. L’azione preventiva doveva essere sinergica e sistematica, altrimenti non avrebbe funzionato: in sostanza, le misure di prevenzione non funzionano perché sono attivate a tappeto (come il lockdown completo dell’11 marzo 2020), ma perché sono messe in atto al momento giusto nel punto giusto, in sinergia con altre misure mirate. L’esatto contrario che andare avanti per tentativi, come abbiamo visto fare sotto il governo Conte (e anche in seguito).

 

Sottocomitato Influenza e Pandemia

 

Scomparso nel 2008 (sembra la conta dei morti, ma così è), avrebbe dovuto attivare il Gruppo Epico e le sue strutture. Era stato formato con il Dm 22 dicembre 2004 in seno al CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie)[5] e comprendeva membri provenienti dai vari ministeri: Salute, Affari Esteri, Interni, Difesa, senza dimenticare scienziati dell’ISS e del CIRI-IT dell’Università di Genova (una vittima successiva: si veda sotto), rappresentanti delle Regioni, di AIFA, della Protezione civile nonché dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (un’eccellenza della profilassi per virus di origine zoonotica: questo, grazie al cielo, c’è ancora[6]). Era questo organo che doveva mettere a punto il Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale[7] (ricordatevelo!) e che doveva assumere in fase pandemica…il ruolo di Comitato per la pandemia. Cito il sito del CCM:

 

Si è andata così costituendo una rete efficiente di comunicazione tra le strutture operative interne (ministero della Salute, Assessorati regionali, Asl) ed esterne al Ssn (Dipartimento della protezione civile, altri ministeri, Comuni, servizi essenziali, come quelli delle telecomunicazioni ed energetici), con definizione chiara delle rispettive responsabilità e ruoli a ogni livello di operatività: centrale, regionale e locale. Nei primi tre anni di attività, il Ccm ha risposto tempestivamente a una lunga serie di allarmi epidemici, veri e presunti, e non solo nel settore delle malattie infettive[8].

 

Ancora una volta, CNESPS più Sottocomitato Influenza e Pandemia erano gli organi preposti alla risposta epidemica. Secondo il prof. Belli, anche questo comitato è scomparso perché il governo italiano, fin dal 2008, ha adottato la linea OMS che privilegiava i vaccini invece che la prevenzione:

 

….Nel 2008 c’era un governo (nda: Berlusconi IV) che ha iniziato a operare sulla base del principio, concretizzato poi a livello normativo, per cui più che sulla prevenzione del contagio si è deciso di puntare sui vaccini, una linea suggerita anche dall’OMS. Per questo poi sono state eliminate tutte quelle barriere, come il CNESPS, che sarebbero potute servire per la prevenzione[9].

 

E Consuelo Locati, avvocato di Noi denunceremo, chiosa a proposito di tutte queste chiusure: (lo CNESPS) È stato smembrato sulla logica del risparmio, quando tutto il mondo sa che la logica della governance sanitaria punta sulla prevenzione proprio perché sui sistemi sanitari impatta finanziariamente molto meno delle cure. Fa pensare che chi ha deciso di smembrare quest’istituto ora sia tra coloro che sono deputati a mettere le pezze sui danni protratti della pandemia[10].

 

Ricordate anche questo: nell’ultimo ventennio è cambiata la politica sanitaria. Meno prevenzione, più vaccini. È una politica dissennata, perché solo la prevenzione permette veramente di risparmiare; del resto, i vaccini vanno prodotti, testati, costano…Però, riflettiamoci un attimo: cosa significa farsi vaccinare? Significa anche (almeno in teoria), che il paziente viene così “sistemato” pure per il futuro, come se non dovesse avere più bisogno di intervento medico. Questo è in linea con le tendenze sociali più recenti all’automazione a oltranza ed alla digitalizzazione. Infatti, come vedremo tra breve, andiamo verso una progressiva “meccanizzazione” della medicina, in senso sempre meno umanistico e personalistico, ma più automatico e digitale: al contatto umano, indispensabile in medicina, si sostituisce l’approccio farmacologico. Del resto, i vaccini…riempiono le casse di Big Pharma.

 

CIRI-IT

 

Il Centro Interuniversitario per la Ricerca sull’Influenza e le altre Infezioni Trasmissibili è durato dal 1999 al 2018 (anche se la convenzione di costituzione del vero e proprio CIRI-IT, prima CIRI-IV, era del 2015[11]): era un istituto volto espressamente alla sorveglianza di virus e agenti patogeni pericolosi tra cui…i SARS-Cov (ma anche l’AIDS, l’Hbv, l’HCv ecc.). Coordinava CIRINET, il programma di sorveglianza settimanale epidemiologica e virologica sull’influenza e altre malattie respiratorie acute, attivo in 9 regioni, nonché organizzava la rete di sorveglianza epidemiologica a livello nazionale. Poi, ha allargato la sua supervisione a varie altre malattie infettive, prevenibili tramite programmi di vaccinazione. Dal sito originale del CIRI-IT, scopriamo difatti che nella sua mission era compreso anche il coordinamento di studi interventistici e studi osservazionali finalizzati a valutare l’efficacia e l’effectiveness di vaccini e di farmaci specifici per le infezioni trasmissibili, nonché di studi osservazionali sulla sicurezza e sulla tollerabilità dei vaccini[12].

Se si leggono gl’innumerevoli compiti del CIRI-IT sul suo website, dall’organizzazione della ricerca, a quella di simposi o borse di studio sul soggetto, dall’attività di prevenzione a quella di coordinamento nazionale, ci si rende conto di quale irreparabile perdita la ricerca italiana abbia subito; tuttavia, viene anche da pensare quanto segue: se il CIRI-IT fosse esistito ancora durante questa campagna vaccinale, in presenza di storture, le avrebbe segnalate di corsa. Precisamente quel che manca oggi, con un sistema di vaccino-sorveglianza che definire passivo è eufemistico.

 

Ma perché questa strage di istituti di ricerca epidemiologica (con ovvie ricadute anche tra le vite umane)?

Nel suo libro L’antidoto (Mondadori 2021), Stefania Salmaso, epidemiologa di alto livello e già preposta allo CNESPS, ripercorre gli errori degli ultimi due anni di gestione dell’epidemia. La recensione del libro rinvia al problema fondamentale che ha portato alla riduzione degli istituti di prevenzione[13].

Nei paesi ricchi negli ultimi decenni le malattie infettive e le epidemie apparivano meno pericolose e sostanzialmente estinte: quindi, ci sono stati alcuni episodi, come l’acquisto di 10 milioni di dosi di vaccino contro l’H1N1 nel 2009 quando l’epidemia stava calando, per cui la prevenzione ha cominciato ad essere guardata di traverso come se fosse uno spreco. Con la crisi economica successiva, le risorse disponibili sono state sempre più ridotte (si trattava, sostiene la prof.sa Salmaso, di ridurre le risorse impiegate per raggiungere i risultati richiesti). Tra 2009 e 2017 sono stati tagliati 46.500 sanitari. L’autore della recensione osserva:

Le cure primarie vennero progressivamente indebolite creando unità territoriali più vaste e con meno personale. Negli stessi anni i vincoli di bilancio spinsero al dilagare della sanità privata anche in un settore cui non è vocata, come quello della sanità territoriale.

Così, durante l’epidemia, l’emergenza viene affidata alla Protezione Civile, che non è tagliata per il compito dato che, dice l’autrice, un’epidemia…

è un evento le cui dimensioni cambiano continuamente, tocca tutte le zone geografiche, i soccorritori ne restano vittime a loro volta, e dura diversi mesi, durante i quali i problemi si sommano e si aggravano, e si diversificano le esigenze di assistenza, di prevenzione e di informazione della popolazione[14].

Questo è uno scenario di gestione sanitaria dominato da una prospettiva neoliberista: tagli indiscriminati, insistenza sul privato invece che sul pubblico, spostamenti di risorse che avvantaggiano pochi per danneggiare i servizi resi alla popolazione, progressiva “disumanizzazione” e “meccanizzazione” della medicina, per cui si bada più all’efficienza (da raggiungere con risorse e tempi sempre più ridotti) che al rapporto umano medico-paziente. Una prospettiva che può andare bene per la produzione fordista delle automobili, ma niente affatto per la gestione delle persone in carne e ossa.

Secondariamente, durante la pandemia, il controllo della diffusione e delle curve epidemiologiche è toccato al CTS e alla Protezione Civile. Sulla Protezione Civile si è già osservato che è eccezionale per i terremoti, ma non per le epidemie. Quanto al CTS…Ma volete mettere lo CNESPS e il Gruppo Epico, con i loro softwares appositi e la loro esperienza specifica, rispetto a questo comitato sorto all’improvviso e per chiamata personale da parte del governo[15]? Al suo interno si trovano figure istituzionali, più che specializzate, come Silvio Brusaferro, attuale presidente dell’ISS, oppure il coordinatore prof. Franco Locatelli, a capo del Consiglio Superiore di Sanità, o anche il dott.Giorgio Palù, presidente di AIFA; troviamo un solo epidemiologo, il prof. Donato Greco, o alcuni infettivologi provenienti dal Lazzaro Spallanzani, più che studiosi di Epidemiologia come quelli del Gruppo Epico. Formule del genere sono sorte anche in altri paesi, come il Conseil scientifique che dà sostegno a Macron e su cui è modellato il nostro CTS: ma questo non è nulla rispetto al supporto di un intero dipartimento di ricerca specializzato e attrezzato proprio nella gestione di un’epidemia; per non parlare della pletora di istituti citati prima, super-attrezzati, super-specializzati, che facevano un lavoro di prim’ordine. E il Sottocomitato che doveva gestire i rapporti tra i vari ministeri ed enti specializzati. Tutti cancellati: perché?

 

Vale la pena porsi quindi alcune domande finali:

  • Perché questi istituti di epidemiologia sono stati sistematicamente chiusi?
  • Si è trattato “solo” di una miope politica di risparmio? Oppure di insipienza?
  • Chi ha assunto queste gravi responsabilità? Esse hanno avuto una ricaduta sulla gestione dell’emergenza? (quest’ultima domanda mi sembra avere una risposta ovvia).
  • Infine: una tale strage così sistematica di istituti di eccellenza fa pensare. E’ lecito allora chiedersi: oltre a miopia ed insipienza, esistono anche altri motivi?

 

[1] Cfr. https://www.sabinopaciolla.com/il-fiasco-vaccinale-dellislanda-al-microscopio/

[2] Cfr. Alessandra Benignetti, Ora Harvard boccia l’Italia. “Così i politici hanno sottovalutato il virus”, Il Giornale 30 marzo 2020, https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ora-harvard-boccia-litalia-cos-i-politici-hanno-1847881.html; articolo originale, Gary P.Pisano – Raffaella Sadun – Michele Zanini, Lessons from Italy’s Response to Coronavirus, Harvard Business Review 27 marzo 2020, https://hbr.org/2020/03/lessons-from-italys-response-to-coronavirus

[3] Cfr. Stefania Salmaso, L’epidemiologia a supporto della prevenzione e promozione della salute nel riordino dell’ISS, Epidemiologia e prevenzione 39/2 (2015), pp. 75-76, https://epiprev.it/attualita/lepidemiologia-a-supporto-della-prevenzione-e-promozione-della-salute-nel-riordino-delliss ; sullo CNESPS cfr. Cristina Verdi, Quel centro per le epidemie smantellato: ora avrebbe potuto coordinare la lotta al Covid-19, Il Giornale 31 marzo 2020, https://www.ilgiornale.it/news/cronache/centro-epidemie-smantellato-ora-avrebbe-potuto-coordinare-1848184.html ; Manuela D’Alessandro, Storia del Centro di epidemiologia che venne depotenziato da Ricciardi, AGI 11 dicembre 2020, https://www.agi.it/cronaca/news/2020-12-11/centro-epidemiologia-depotenziato-walter-ricciardi-istituto-superiore-sanit-10631421/ ; Laura Margottini, Il centro contro le epidemie fu rottamato da Ricciardi, Il Fatto Quotidiano 31 marzo 2020, https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/03/31/il-centro-contro-le-epidemie-fu-rottamato-da-ricciardi/5754777/ ; Giovanni Cedrone, Dal CNESPS al CIRI, così il taglio di alcuni enti ha indebolito la sorveglianza epidemiologica e la lotta al Covid-19, Sanità informazione 20 aprile 2020, https://www.sanitainformazione.it/salute/dal-cnesps-al-ciri-cosi-il-taglio-di-alcuni-enti-ha-indebolito-la-sorveglianza-epidemiologica-e-la-lotta-al-covid-19/

[4] Cfr. Riordino Iss. Oltre 200 operatori di sanità pubblica scrivono a Ricciardi: “Salvaguardare ruolo e funzioni del Cnesps”, Quotidiano sanità 11 maggio 2015, http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=27981

[5] Cfr. https://www.ccm-network.it/pagina.jsp?id=node/385

[6] Cfr. https://www.izsvenezie.it/

[7] Cfr. https://www.ccm-network.it/documenti_Ccm/pubblicazioni/piano_pandemico_2006.pdf

[8] Cfr. https://www.ccm-network.it/pagina.jsp?id=node/385

[9] Cfr. Manuela D’Alessandro, Storia del Centro di epidemiologia che venne depotenziato da Ricciardi, AGI 11 dicembre 2020, https://www.agi.it/cronaca/news/2020-12-11/centro-epidemiologia-depotenziato-walter-ricciardi-istituto-superiore-sanit-10631421/  

[10] Cfr. Manuela D’Alessandro, Storia del Centro di epidemiologia che venne depotenziato da Ricciardi, AGI 11 dicembre 2020, https://www.agi.it/cronaca/news/2020-12-11/centro-epidemiologia-depotenziato-walter-ricciardi-istituto-superiore-sanit-10631421/  

[11] Cfr. https://unige.it/sites/contenuti.unige.it/files/imported/strutture/documents/convenzionerep.1842del252016_CIRIITxweb.pdf; in precedenza il centro era chiamato CIRI-IV –Centro Interuniversitario per la ricerca sull’influenza e le infezioni virali.

[12] Cfr. il sito, che esiste ancora, https://unige.it/strutture/00121

[13] Cfr. Luca Carra, Stefania Salmaso: il vero antidoto è la conoscenza, Scienza in rete 29 settembre 2021, https://www.scienzainrete.it/articolo/stefania-salmaso-vero-antidoto-conoscenza/luca-carra/2021-09-29

[14] Cfr. Luca Carra, Stefania Salmaso: il vero antidoto è la conoscenza, Scienza in rete 29 settembre 2021, https://www.scienzainrete.it/articolo/stefania-salmaso-vero-antidoto-conoscenza/luca-carra/2021-09-29

[15] Cfr. https://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5432&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto

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