Vittorio Colao

Vittorio Colao

 

 

di Wanda Massa

 

Lo scorso 10 aprile sul sito del governo veniva preannunciata l’istituzione di un Comitato di esperti in materia economica e sociale di supporto all’organizzazione della “fase 2” dell’emergenza legata al coronavirus. A presiedere la task force, dalla sua residenza inglese, l’ex amministratore delegato di Vodafone, Vittorio Colao.

A distanza di due mesi è stato reso pubblico l’esito del loro lavoro: le 53 pagine del “RAPPORTO-FINALE-COMITATO-DI-ESPERTI-IN-MATERIA-ECONOMICA-E-SOCIALE” ([1] leggi qui) e le 121 slide di accompagnamento ([2] leggi qui),  infarcite di sigle e termini inglesi, appare come un allucinante mix liberticida di tecnocrazia, ideologia gender e ambientalismo.

La ricetta Colao risulta più comprensibile se si legge quanto ha scritto sul team di esperti Ruggiero Capone: “I 17 condensano la forza di Troika, Trilateral e Bilderberg. Soprattutto godono il favore dei ‘poteri bancari europei’, ecco perché Germania e Olanda si sarebbero chetate contro i problemi economici dell’Italia.  Anche perché Colao è il vicepresidente della lobby europea (ben presente a Strasburgo e Bruxelles) ‘Round Table of Industrialists’: struttura che tutela gli interessi delle grandi multinazionali, e che da tempo preme che si passi alla fase due anche di Ceta e altri accordi, per permettere alle security delle multinazionali d’affiancare magistrature e polizie nelle indagini contro chi aggredisce con campagne stampa e manifestazioni gli interessi dei colossi capitalistici” .

Infastidisce ed inquieta leggere il ritratto degli italiani, ribadito in più punti del documento: vecchi, ignoranti, evasori, stereotipati, poco ecologici e scarsamente digitali.

Di fronte a questo scenario desolante, Colao e compagni invitano a cogliere l’occasione irripetibile  offerta dal Covid19 per intraprendere i tre fondamentali obiettivi, che ci traghetteranno verso la terra promessa: Digitalizzazione e innovazione, Rivoluzione verde, Parità di genere e inclusione.

In questo articolo ci soffermeremo brevemente su alcuni aspetti relativi al primo e all’ultimo punto per le disastrose implicazioni che comporterebbero ai danni degli italiani, già prostrati dalla crisi economica, sociale e psicologica.

Digitalizzazione e innovazione per Colao significano in primis:

  • Abolizione del contante. Obiettivo che si raggiungerà per gradi mettendo fuori legge le banconote da 200 e 500 euro (peraltro già difficilmente reperibili), introducendo l’obbligo di POS per chiunque eserciti un’attività che prevede la riscossione di pagamenti, con gravi sanzioni per l’inadempimento e tassando i prelievi di contante dal bancomat. Sulle devastanti implicazioni di una simile scelta scellerata, i cui vantaggi sono esclusivamente a beneficio delle banche, si rimanda al video di approfondimento del filosofo Diego Fusaro (leggi qui)
  • Diffusione capillare delle reti 5G escludendo la possibilità di opposizione da parte delle Amministrazioni
  • Schedatura dei dati personali a fini di monitoraggio digitale. Dal documento [1]:Occorre lanciare al più presto possibile la soluzione mobile prescelta (“Immuni”) in tutte le sue componenti, l’interfaccia front end ma anche processi, strutture e back end. La soluzione deve essere interoperabile con le altre presenti in Europa.” Esiste più di un ragionevole dubbio sull’effettiva efficacia e opportunità dell’utilizzo di un sistema di controllo digitale, finalizzato alla messa in quarantena automatica dei singoli cittadini.

 

Parità di genere e inclusione

La considerazione di Colao per le facoltà intellettive degli italiani  deve essere davvero minima se ritiene credibile proporre come ricetta per uscire dalla crisi: colmare il ritardo dell’Italia in tema di gender per allinearsi alla Strategia per la parità di genere 2020-2025 della Commissione europea ed includere una prospettiva di uguaglianza in tutti i settori della società [1].

Tale obiettivo si esplica nella promozione dell’indottrinamento gender, nella relativa imposizione a livello scolastico e lavorativo, fino al monitoraggio e sanzione di atteggiamenti devianti dalla linea di pensiero dominante.

Quest’ultimo aspetto, nel caso in cui – come sembra probabile – entro l’estate venisse approvata la legge Zan-Scalfarotto-Boldrini contro lo psicoreato di omofobia, dispiegherebbe inquietanti scenari da caccia alle streghe e tribunali della Laica Inquisizione.

Data la gravità delle implicazioni ai danni della libertà personale degli italiani (libertà di pensiero, di educazione, di religione …) è importante riportare alcune azioni indicate nel corposo Rapporto del Comitato di esperti per il raggiungimento della fantomatica gender equality (rif. [2]). Per comodità sono state suddivise per aree di interesse:

Iniziative varie volte all’eliminazione degli stereotipi di genere.

E’ il capitolo 94 delle slide [2], che riporta una serie di iniziative su svariati campi (scolastico, culturale, sportivo, imprenditoriale, legislativo …) volte ad imporre l’adozione di modelli maschili alla popolazione femminile e viceversa. Viene del tutto ignorato il ruolo privilegiato della donna nella maternità. Viene invece ribadita con inquietante insistenza la parità di genere, come se non fosse nella natura femminile e di primaria importanza per molte donne la realizzazione come madri e solo successivamente e spesso per compensazione, quella come lavoratrici, in competizione con l’uomo. Ecco alcune delle azioni invocate dal Rapporto Colao per perseguire questi obiettivi:

  • Estensione a tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado delle azioni di promozione dell’avvicinamento delle bambine alle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e dei bambini alla cura.
  • Promozione, anche attraverso incentivi, di prodotti audiovisivi per il grande pubblico che divulghino una figura femminile non stereotipata in famiglia, sul lavoro, nella società.
  • Promozione dello sport femminile anche attraverso incentivi alle sponsorizzazioni ed introduzione del professionismo nello sport anche per le donne.
  • Azioni di incentivi e/o penalizzazioni presso gli editori per garantire visibilità delle donne in professioni anche più dichiaratamente maschili e viceversa, all’interno dei libri di testo delle primarie e secondarie di primo grado. Azioni per garantire maggiore presenza di autrici all’interno dei libri delle scuole secondarie superiori e di donne che hanno contribuito alla storia.
  • Corsi rivolti agli/ alle studenti delle scuole dell’obbligo e superiori per un uso consapevole dei nuovi social media, quale azione preventiva contro stereotipi di violenza e linguaggio.
  • Promozione di attività di Public Awareness realizzate dalle Università (Terza Missione): disseminazioni (Science Cafè) e maratone ideative (Gender Hackathon) con cittadini, esperti, ricercatori, studenti, associazioni per l’invenzione di soluzioni tecnologiche che contrastino gli stereotipi di genere (app per training, role games, «pillole» di consapevolezza etc.).
  • Introduzione automatica del doppio cognome dei genitori alla nascita dei figli, salvo diverso accordo degli stessi.

A questa opera di inculturazione forzata si accompagna un’azione capillare di monitoraggio psicologico, volto ad individuare e correggere eventuali dissidenti, come dimostrano le seguenti azioni specifiche contemplate nel Rapporto:

  • Affidamento all’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle COMunicazioni) del compito di monitoraggio sull’uso di stereotipi di genere basati su caratteristiche fisiche, attitudinali e di ruolo, per ogni età e contesto nella comunicazione commerciale e definizione di linee guida.
  • Creazione di un sistema di monitoraggio del linguaggio online con l’adozione di misure, da parte dei diversi social, di contrasto ai termini e alle locuzioni discriminatorie di genere.
  • Messa a regime presso l’Istat di una rilevazione obbligatoria, «Barometro sugli stereotipi e le discriminazioni» , per il monitoraggio annuale delle opinioni e degli atteggiamenti dei cittadini.

Naturalmente il perseguimento della gender equality prevede un notevole investimento finanziario, in un momento di profonda crisi economica e a discapito di altri interventi a sostegno di famiglie ed imprese, giudicati evidentemente meno prioritari e strategici.

Il mondo nuovo di Colao assomiglia ad un romanzo distopico dai risvolti inquietanti.

 

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