CINA, VESCOVO FEDELE AL PAPA SEQUESTRATO E RILASCIATO. MA NON PUO’ CELEBRARE.

Come riporta la stampa, mentre le autorità cinesi e vaticane si avviano a stringere un accordo, in Cina accadono episodi che fanno pensare che la Chiesa sotterranea, cioè quella non riconosciuta dal regime cinese, anziché beneficiare di maggiore libertà di espressione della fede sarà sempre più “ingabbiata”.
Foto, mons. Vincenzo Guo Xijin

Foto, mons. Vincenzo Guo Xijin

Come ha riportato ieri AsiaNews, in Cina, il 6 e il 7 marzo scorso, mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo sotterraneo di Zhengding (Hebei), cioè riconosciuto dal Vaticano ma non dal Partito Comunista Cinese, è stato portato via dalla polizia per evitare, anche attraverso minacce, che il prelato rilasciasse alcun commento sui dialoghi fra Cina e Vaticano con i giornalisti stranieri  che erano pervenuti a Pechino per seguire l’Assemblea nazionale del popolo.

In questi giorni, anche i sacerdoti della Chiesa sotterranea dell’Heilongjiang, insieme all’amministratore apostolico di Harbin, mons. Giuseppe Zhao, sono stati redarguiti e portati via per breve tempo dalla polizia.

Infine, il 26 marzo scorso, mons Vincenzo Guo Xijin, 59 anni, vescovo ordinario della diocesi, riconosciuto dal Vaticano, ma non dal governo, è stato sequestrato dalla polizia insieme al cancelliere della diocesi, padre Xu.

Nei mesi scorsi mons. Vincenzo Guo Xijin era stato avvicinato da mons. Claudio Maria Celli, diplomatico vaticano, che gli aveva proposto di fare un passo indietro, lasciando la sede della diocesi a mons. Vincenzo Zhan Silu, vescovo scomunicato, ma riconosciuto dal governo. Mons. Guo sarebbe diventato il vescovo ausiliare di quella stessa diocesi.

Il 26 marzo scorso, mons. Vincenzo Guo, alle ore 15 è stato chiamato all’Ufficio per gli affari religiosi dove ha discusso con i funzionari per almeno due ore. Non si conosce il contenuto della discussione. Alle 19 è tornato in episcopio e ha preparato i suoi bagagli come per partire. Alle 22 è stato portato via.

Anche lo scorso anno, proprio prima delle feste pasquali, egli è scomparso nelle mani della polizia per riapparire 20 giorni dopo.

AsiaNews riferisce che “mons. Guo sarebbe stato portato via nei giorni scorsi perché la comunità non ufficiale di Mindong – che raccoglie la più larga maggioranza dei fedeli e dei sacerdoti della diocesi – aveva organizzato una Messa crismale in anticipo. La polizia ha sequestrato mons. Guo per impedirgli di presiedere la celebrazione. Riportato a casa ieri, gli è stato proibito di celebrare qualunque messa in qualità di vescovo, essendo egli non riconosciuto dal governo.

Con l’approssimarsi del cosiddetto ‘imminente’ e ‘storico’ accordo fra Cina e Vaticano, diversi vescovi e comunità sotterranee sono presi di mira e spinti a iscriversi all’Associazione patriottica, cancellando la loro partecipazione alla Chiesa non ufficiale”.

In un altro articolo su questo blog scrivevamo: “È questo l’interrogativo che molti si pongono, e cioè se la Ostpolitik, ossia una sorta di politica di compromesso con un governo piuttosto tiranno (leggi anche qui) con chi abbia una fede religiosa, sia la scelta migliore, soprattutto dopo che dal primo febbraio scorso il governo cinese ha stretto le maglie dei controlli e dei divieti per i fedeli. Sembra di essere ritornati ai tempi della Rivoluzione Culturale maoista”. Dalle notizie sopra riportate, pare che l’interrogativo assuma un significato sempre più denso di significato.

 

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