Sono ripresi in Vaticano il colloquio con la Cina. Il Vaticano non ha dato alcuna notizia dell’incontro. Si è discusso della nomina dei vescovi. Una soluzione anche parziale della questione potrebbe aprire la strada ad un’eventuale ripresa delle relazioni diplomatiche interrotte da quasi 70 anni.
Riporto un articolo del South China Morning Post che ci aggiorna su una notizia non diffusa dal Vaticano.
Eccolo nella mia traduzione.
Il Vaticano e la Cina hanno tenuto nuovi colloqui sulla nomina dei vescovi, e la Santa Sede ha espresso preoccupazione per un inasprimento delle restrizioni alla pratica religiosa, fonti vaticane e diplomatiche hanno detto venerdì.
Secondo le fonti, i colloqui tra le due delegazioni, i primi dalla riunione di Pechino di dicembre scorso, si sono svolti negli ultimi giorni a Roma in maniera tranquilla. Il Vaticano non ha annunciato i colloqui.
Fonti vaticane hanno affermato che non esiste ancora un’idea chiara su quando l’accordo possa essere firmato, ma che il dialogo sta continuando.
I cattolici in Cina sono divisi tra quelli delle comunità “sotterranee” che riconoscono il papa e quelli appartenenti a un’Associazione patriottica cattolica, controllata dallo Stato, dove i vescovi sono nominati dal governo in collaborazione con le comunità ecclesiastiche locali.
Una soluzione anche parziale della spinosa questione della nomina dei vescovi potrebbe aprire la strada ad una eventuale ripresa delle relazioni diplomatiche a quasi settant’anni di distanza dalla loro interruzione durante l’occupazione comunista della Cina.
Pur non facendo parte degli attuali colloqui, relazioni piene darebbero alla Chiesa un quadro giuridico per prendersi cura di tutti i 12 milioni di cattolici stimati in Cina e passare a concentrarsi sulla crescita cattolica in un paese dove le chiese protestanti sono già in rapida crescita.
Una delle fonti ha detto che la parte vaticana ha espresso la sua preoccupazione per le restrizioni, tra cui quella che vietava ai minori non accompagnati di entrare nelle chiese di diverse regioni.
Non è stato possibile contattare alcun membro della delegazione cinese.
La legislazione (cinese) in materia religiosa entrata in vigore a febbraio ha sollevato la questione della supervisione ufficiale dell’educazione e della pratica religiosa e ha introdotto pene più severe (qui) per le pratiche non sanzionate dalle autorità.
Alcuni leader della Chiesa asiatica sono stati molto critici (qui) nei confronti dell’avvicinamento del Vaticano alla Cina.
Uno dei più schietti è stato il cardinale Joseph Zen Ze-kiun (qui), ex arcivescovo di Hong Kong, che ha accusato Roma di “vendersi” al Partito Comunista Cinese.
Funzionari vaticani a conoscenza delle trattative hanno respinto le accuse dello Zen. Dicono che l’accordo a cui stanno lavorando è lungi dall’essere perfetto, ma sarebbe un passo vitale nella ricerca del Vaticano di prendersi cura delle esigenze spirituali di tutti i cattolici cinesi.
Fonte: South China Morning Post
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