In Cina si sta decidendo di modificare la “politica del figlio unico” che da decenni obbliga le famiglie cinesi a decidere se avere un solo figlio o rischiare aborti forzati, multe salate, sottrazione del bambino e perdita del lavoro. Negli ultimi anni la crisi demografica e gli squilibri tra sesso maschile e femminile (con milioni di ragazze e bambine che mancano perché vittime prima di nascere di aborti selettivi a favore dei maschi) ha convinto il regime comunista cinese a rivedere la legge.
In questo articolo apparso su Bloomberg.com alcune delle vittime sopravvissute raccontano le loro devastanti esperienze.
La cosa davvero terribile è che in Cina, con questa legge di terribile controllo sociale, il tasso di natalità è attualmente di 1,62 figli per donna mentre in Europa è 1,58 anche senza una dittatura che imponga alle coppie di ridurre il numero dei figli.
(Annarosa Rossetto)

I “figli segreti” della Cina escono dall’ombra
I sopravvissuti alla politica del figlio unico, figli e genitori, portano all’attenzione del mondo adozioni forzate e carriere lavorative rovinate.
Mentre la Cina entra nell’anno che potrebbe finalmente porre fine al più grande esperimento di controllo sociale del mondo, i genitori e i figli che hanno sofferto sotto la politica del figlio unico stanno iniziando a farsi avanti per condividere le loro storie.
Introdotta negli anni ’70 con una serie di sperimentazioni locali che si sono poi fuse successivamente in una politica nazionale, le restrizioni delle nascite della Cina hanno cambiato radicalmente il tessuto della sua società. Funzionari del Partito Comunista affermano che la direttiva sul figlio unico ha impedito 400 milioni di nascite anche se alcuni studiosi sostengono che la cifra è troppo alta perché il tasso di fertilità del paese sarebbe diminuito gradualmente anche senza interferenze governative, a causa di fattori come il miglioramento del tenore di vita, l’aumento dei livelli di istruzione, e un maggior numero di donne che sono entrate nel mondo del lavoro.
Tasso di fertilità, nascite per donna fonte: Banca Mondiale
Nonostante la minaccia di multe salate, aborti forzati e licenziamenti dai posti di lavoro del settore pubblico, alcune coppie cinesi hanno scelto di sfidare gli ordini di pianificazione familiare di Pechino. Non ci sono stime affidabili su quanti bambini siano nati illegalmente da quando il governo ha iniziato a limitare le nascite, ma probabilmente sono centinaia di migliaia, se non milioni.
“Una politica pubblica può procedere senza intoppi solo se è compresa e sostenuta dalla popolazione, oppure deve fare affidamento su coercizione e violenza”, dice Zhang Zhihu, 54 anni, che è stato licenziato dalla sua posizione di insegnante nel 2012 dopo aver avuto un secondo figlio. “La politica di controllo delle nascite è proprio un caso di questo tipo.”
La sfida che ora devono affrontare i politici cinesi è come invertire l’eredità di questa strategia: una popolazione che sta invecchiando, con 30 milioni di donne in meno rispetto agli uomini. Nel 2016 il governo ha annunciato un limite massimo di due figli e da allora si sta muovendo gradualmente per eliminare completamente i limiti delle nascite. La Commissione Nazionale per la Salute lo scorso marzo ha abolito dalla sua denominazione la dicitura “Pianificazione Familiare”, mentre l’assemblea legislativa cinese ha rimosso i riferimenti alle norme sulla dimensione familiare dall’ultima bozza del Codice Civile pronto per entrare in vigore nel 2020, il segnale più chiaro che i giorni della politica familiare potrebbe essere contati.
Con l’avvicinarsi della sua eliminazione, alcune delle persone, le cui vite sono state per sempre modificate da questa politica demografica, sono state incoraggiate a parlare pubblicamente della loro situazione. Ecco tre delle loro storie.
“Siamo come estranei”
Per Xie Xianmei, 28 anni, la politica del figlio unico ha significato una vita passata a chiedersi come le cose avrebbero potuto essere.
È nata da genitori della provincia sud-occidentale del Sichuan che avevano già avuto un figlio, proprio pochi giorni dopo che Pechino aveva pubblicamente messo in guardia i funzionari dei governi locali sul fatto che il controllo della popolazione sarebbe stato un parametro chiave per valutare le loro prestazioni. L’ufficio locale di pianificazione familiare ha dato ai genitori di Xie una scelta: pagare 8.500 yuan ($ 1.600) multa – più di 12 volte il reddito medio per un abitante della zona rurale – o darla via.
La neonata Xie fu “riassegnata”, nel gergo burocratico cinese, ad un padre single che pagò per lei 200 yuan – somma da lui ricavata vendendo due maiali.
Xie ha sofferto nella sua casa adottiva, derisa dagli altri abitanti del villaggio come la “bambina trovata in giro”. Ha lasciato la scuola a 14 anni ed ha iniziato una serie di lavori saltuari in tutto il Paese, dalle pulizie al controllo dei leggings in una fabbrica. Nel 2013 ha deciso di rintracciare i suoi genitori biologici a Dazhou, nel Sichuan, dopo aver visto un programma televisivo su sensazionali ricongiungimenti familiari. “Sono stato abbandonata o no?” Si chiedeva Xie. “Era molto importante per me conoscere la risposta.”
Aver saputo che lei non lo era stata ha portato una nuova paura: per lei non sarebbe mai stato possibile condividere una relazione d’amore con sua madre, anche se ora vivono nella stessa città. “Siamo come estranee e non abbiamo molto di cui parlare”, dice Xie, ora casalinga e madre di un bambino di un anno. “La vita sarebbe stata completamente diversa se fossi cresciuta con la mia famiglia. Per la mia madre biologica, sono solo un’estranea e un’intrusa.”
“Non avrei dovuto essere privato del mio diritto al lavoro”
La decisione di Guo Chunping di avere un secondo figlio gli è costata la carriera.
Un ex burocrate governativo nella provincia centrale di Jiangxi, Guo, 42 anni, ha deciso di tentare il destino sette anni fa dopo aver letto delle difficoltà emotive e finanziarie dei genitori il cui unico figlio era morto. “Ho pensato tra me e me: cosa farei se succedesse qualcosa alla mia unica figlia?”
Le minacce arrivarono anche prima che la sua seconda bambina fosse nata, con i funzionari locali della pianificazione familiare che esortavano la coppia ad interrompere la gravidanza.
Gli aborti sono stati una caratteristica fondamentale della politica del figlio unico, con molti genitori che sceglievano di abortire i feti femmine ed altri costretti a farlo perché non potevano pagare la multa.
Guo non solo ha pagato una sanzione di 124.000 yuan, è stato anche licenziato dal suo lavoro presso l’ufficio finanziario locale. Le sue richieste per una spiegazione scritta ed un risarcimento sono state ignorate. E’ finito ad insegnare matematica in una scuola media locale, guadagnando $ 8,800 all’anno, circa il 40 percento in meno rispetto al suo precedente stipendio. Lo stipendio di sua moglie come medico di un villaggio è metà del suo.
Per decenni, i dipendenti pubblici licenziati per aver infranto la politica del figlio unico hanno tentato in ogni modo di ottenere dei risarcimenti. In nove province, i dipendenti pubblici che hanno più di due figli sono ancora esposti al rischio di licenziamento, anche se la politica è stata attenuata nel 2016. “La mia richiesta principale è di riavere il mio lavoro”, dice Guo. “Il mio diritto al lavoro non dovrebbe essere leso per aver avuto un’altra bambina.”
“Mi sentivo un ospite”
Darry Chen è una del numero incalcolabile di “figli non pianificati” affidati dai genitori a parenti o vicini per evitare l’ira dei responsabili della pianificazione familiare.
Il ventitreenne, studente di cinematografia, ha vissuto per anni con la famiglia della sorella di suo nonno nella provincia meridionale del Guangdong, ignara del fatto che “la zia e lo zio” – un’insegnante di scuola elementare e un dipendente pubblico che andava regolarmente a trovare partendo da Shenzhen – fossero i suoi genitori biologici.
Quando Chen aveva 6 anni i suoi genitori gli rivelarono il loro segreto e lo portarono in città. L’adattamento è stato difficile. “Mi sentivo un ospite”, ricorda Chen. “Non mi sentivo a mio agio a parlare. Avevo sempre paura di fare qualcosa di sbagliato.”
Ora, mentre si è laureato in filmica di documentari presso l’Università delle Arti di Londra, Chen ha sentito un crescente desiderio di raccontare la sua storia. Ha prodotto e pubblicato su una piattaforma social media cinese chiamata Zhihu che ospita un gruppo chiamato “Secret Child” un documentario di 15 minuti che presenta interviste con i suoi genitori biologici e con la famiglia affidataria. Sebbene Chen abbia caricato il video su un sito pubblico, ne ha limitato l’accesso perché i suoi genitori lavorano ancora in enti pubblici.
“Le nostre storie dovrebbero essere raccontate”, dice. “Nessuna generazione prima o dopo di noi dovrà passare attraverso un’esperienza così. Non sto criticando la politica o incolpando il governo, voglio solo documentare questo fenomeno di un’era specifica. Questo gruppo non dovrebbe essere trascurato.”
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