“Dobbiamo ricorrere alla Beata Madre, la vincitrice di tutte le eresie, per rispondere agli affaccendati che gestiscono lo spettacolo del Sinodo.”
Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Regis Martin e pubblicato su Crisis Magazine. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Da anima di buon umore quale sono, l’ultima cosa che voglio fare è lanciare segnali di pericolo, in particolare per quanto riguarda una Chiesa che amo molto, ma che temo sempre più possa rischiare di perdere la sua anima. Dico questo perché sembra che un certo uragano infernale stia venendo verso di noi. Anzi, minaccia di radere al suolo tutto ciò che vede. Sto parlando del Sinodo sulla sinodalità, ovviamente, durante il quale si sta verificando un livello quasi inimmaginabile di autoassoluzione, i cui risultati potrebbero rivelarsi rovinosi per il morale dei fedeli, cioè di coloro che pregano, pagano e obbediscono.
O questo o il clamore che ha preceduto il Sinodo avrà superato lo spettacolo, lasciandoci con un gigantesco ” niente di fatto”. In ogni caso, la Chiesa di Cristo sopravviverà. A meno che, naturalmente, non sia mai appartenuta a Lui in primo luogo, nel qual caso potremmo anche darla ai tedeschi, che sono ben esperti nell’arte della distruzione.
“Penso che sia una grande sfacciataggine dei tedeschi cercare di insegnare al resto del mondo qualcosa sulla religione”, scrisse Evelyn Waugh nel 1963, quando i fedeli di tutto il mondo ricevevano infinite lezioni sull’argomento. “Dovrebbero essere in perpetuo sacco e cenere per tutte le loro enormità, da Lutero a Hitler”.
Un po’ iperbolico, forse, ma non del tutto esagerato. Per quanto riguarda l’indossare sacco e cenere, è difficile immaginare l’attuale arcivescovo di Berlino indossare qualcosa di diverso dall’uniforme approvata dallo Zeitgeist, cioè un costume da clown. Pensa davvero che la benedizione di coppie travestite lo renderà gradito ai santi del Paradiso? E se pensa che sia una cosa così buona, perché non dà l’esempio e non lo fa lui stesso, invece di scaricarlo sui suoi sacerdoti? Non è esattamente un profilo di coraggio, vero? Forse è il vestito da donnicciola che deve indossare.
Mi chiedo se la mia posizione sia già sufficientemente chiara. E cioè che avremmo dovuto staccare la spina a questa cosa nel momento in cui è emersa. Un Sinodo sulla sinodalità? Cosa pensavano i vescovi?
Ronald Knox ha scritto da qualche parte che se si immagina la Chiesa come un grande transatlantico che attraversa il mare, l’ultimo posto che si vorrebbe visitare è la sala macchine. Lasciate tutti i macchinari al capitano e al suo equipaggio, a coloro che sanno come gestire queste cose, dice Knox. Sì, ma questo accadeva quando si poteva contare su una navigazione tranquilla. Cosa succede quando gli esperti della sala macchine non sanno come tenere a galla la nave? Anzi, sembrano piuttosto desiderosi di far saltare tutto?
Non hanno la minima idea del motivo per cui uno di noi si trova sulla nave? O pensano che saremmo davvero contenti di essere gettati in mare nel vortice del mare? L’altro giorno, un sacerdote nel confessionale mi ha dato la penitenza più strana che abbia mai ricevuto, ma che ho subito colto, vedendola come la soluzione più meravigliosa ai problemi che dobbiamo affrontare. “Chiedi alla Madonna”, mi ha detto, “di salvarci dal Sinodo”.
Ecco un uomo secondo il mio cuore. Che colpo di sole perfetto. Chi se non Maria potrà rimediare al pasticcio in cui ci hanno messo i nostri pastori? I Padri della Chiesa di Efeso, nel 431 d.C., sapevano certamente cosa stavano facendo quando, dopo aver proclamato Maria Theotokos, Madre di Dio, la designarono come “vincitrice di tutte le eresie”. Ebbene, in questo momento stanno dilagando nella Renania. Non è forse giunto il momento di porvi fine? Ora più che mai abbiamo bisogno di attingere alla grazia della santa Vergine e Madre.
Come è molto diversa da quella degli indaffarati che gestiscono lo spettacolo del Sinodo. Voglio dire, parla mai di sé? Solo raramente. E quando lo fa, è per ricordare alle persone di fare tutto ciò che Lui dice di fare. Cosa che, si potrebbe pensare, Lui ha già fatto, sia nella Sacra Scrittura che nella Sacra Tradizione.
E il significato di tutto questo? Non è forse questo il compito principale del Magistero della Chiesa, dirci cosa significa tutto questo? Non è questo il compito di papi e vescovi? E se la descrizione del lavoro non è più valida, allora forse è il momento di smantellare il Magistero. E, già che ci siamo, smettiamo di chiamare la Chiesa Mater et Magister, Madre e Maestra. È ridicolo.
Quindi, sì, dobbiamo davvero rivolgerci a Maria, che, nel suo modo pacato e discreto, ci ricorda che una Chiesa che parla costantemente di se stessa, fissata su se stessa, in realtà non parla affatto in modo veritiero o buono di se stessa. Parla come tutti gli altri. “Appartenere a una Chiesa che è in ritardo di cinquant’anni sui tempi”, ha scritto il compianto Joe Sobran, “è imbarazzante; appartenere a una che è in ritardo di cinquecento anni sui tempi è rinvigorente”.
Di chi deve parlare, allora? In una parola, di Cristo, che è la fonte perpetua del suo essere, della sua fecondità. È quindi il sacramento di Qualcuno del tutto trascendente a se stessa, senza la cui luce non è più luminosa della luna senza il sole. Chi vuole vivere su un pianeta morto?
I tedeschi saranno contenti di ricevere il promemoria? O qualcuno degli altri architetti della sinodalità, che sembrano ansiosi di minare le strutture che sono state in piedi fin dall’inizio? Sì, fin dall’inizio. Sia per natura che per grazia. Sia che si tratti dell’insegnamento radicato nell’ordine stesso della creazione, che afferma la verità sull’uomo e sulla donna, rifiutando così di tollerare, e ancor meno di benedire, un intero autobus di perversioni troppo ovvie per dover essere identificate; sia che si tratti dell’insegnamento che deriva direttamente dalla Rivelazione stessa, imponendo così sia il matrimonio come indissolubile sia il sacerdozio come solo maschile.
E se a loro non piace, possono semplicemente infischiarsene. O per quanto educatamente il Papa voglia metterla. Ma deve farlo. O, se non ha il coraggio di farlo, che si dimetta. Dopotutto, ci sono precedenti recenti in tal senso.
Regis Martin
Regis Martin è professore di teologia e associato alla facoltà del Centro Veritas per l’etica nella vita pubblica dell’Università Francescana di Steubenville. Ha conseguito la licenza e il dottorato in sacra teologia presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino a Roma. Martin è autore di numerosi libri, tra cui Still Point: Loss, Longing, and Our Search for God (2012) e The Beggar’s Banquet (Emmaus Road). Il suo libro più recente, pubblicato da Scepter, si intitola Looking for Lazarus: A Preview of the Resurrection.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.
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