George Weigel, scrittore, biografo e amico di san Giovanni Paolo II, riflette sulla nuova “moda” del compostaggio umano, ovvero la possibilità di essere legalmente compostati dopo la morte, per essere utilizzati come fertilizzante in un giardino fiorito, avendo la coscienza tranquilla di aver fatto un’opera buona per l’ambiente.
Ecco la sua riflessione nella mia traduzione.
Nel romanzo di Herman Wouk, Guerra e Memoria, Warren Henry scuote il padre che legge la Bibbia, l’eroe del romanzo, sostenendo che gli esseri umani sono “microbi su un granello di polvere….e quando è finita siamo solo carne morta”. Il legislatore dello Stato di Washington ha ora superato il cinico giovane Warren Henry dichiarando che siamo carne utile, come nel potenziale compost, in modo tale che si possa scegliere legalmente di essere compostati dopo la morte, poi utilizzati come fertilizzante.
L’argomentazione a favore del compostaggio di me e te viene messa in termini ecologici rassicuranti. “Ci sono problemi ambientali significativi nel seppellire….corpi”, secondo il senatore Jamie Pedersen, autore della legge sul compostaggio umano. Katrina Spade, fondatrice di “Recompose” (l’azienda che promuove il compostaggio umano) ha descritto il processo attraverso il quale la sua azienda svolge la spregevole attività come “lo stesso processo che avviene sul suolo della foresta, quando la lettiera delle foglie, gli scoiattoli e i rami degli alberi si decompongono e si trasformano in terriccio”. Lynn Carpenter-Boggs, un ricercatore della Washington State University che ha provato il processo della signorina Spade su sei cadaveri, ha detto al Washington Post che “il materiale che avevamo, alla fine, era davvero bello; sarei felice di averlo nel mio cortile”.
Ecco, ora: questo non ti fa sentire meglio?
Chiunque presti attenzione ai mormorii della politica americana sa che la fascia costiera del nord-ovest del Pacifico, tra Eugene, Oregon e la periferia settentrionale di Seattle, è un asilo di correttezza politica, alimentato da quelle che un antropologo culturale potrebbe chiamare religioni sostitutive. Quella che era già la parte meno legata alla Chiesa del paese quando vi ho vissuto dal 1975 al 1984 ha sperimentato, negli ultimi quattro decenni, varie religioni ultramondane – dal socialismo al femminismo radicale, dalla teoria di gender alle forme più esoteriche di ambientalismo – spesso sovrapponendo una mania all’altra. Con il compostaggio umano, questo folle esercizio è stato ora ribaltato, dimostrando l’antica verità che il culto dei falsi dei – in questo caso, Gaia, o la Terra – è una ricetta sicura per l’incongruenza letale.
Nella visione biblica delle cose, uomini e donne, creati a immagine e somiglianza di Dio, hanno una dignità donata da Dio che implica la responsabilità di prendersi cura della creazione di Dio, la Terra. Esercitare questa responsabilità è una cosa buona qui e ora; è anche un atto di generosità verso le generazioni future, che dovrebbero ereditare la Terra come giardino da coltivare, non come discarica da gestire. Ma se uomini e donne sono, in ultima analisi, compost – “un cubo di terra”, come ha detto la signora Spade al Washington Post – perché dovremmo avere una dignità unica? Perché dovremmo avere la responsabilità di trattare bene la Terra e le altre creature viventi? Se siamo solo in attesa del compostaggio, perché dovremmo trattare la natura con rispetto?
Se gli esseri umani non hanno una dignità speciale all’interno della creazione, allora non abbiamo una responsabilità speciale per la creazione. Dichiarandoci proto-fertilizzante, i compost umani implicitamente negano le nostre qualità spirituali innate e distintive – la nostra capacità di ragionare e di scegliere, di amare, di sacrificarci, di agire altruisticamente e di superare l’autoindulgenza e la violenza. Logicamente, quindi, i compost umani non sminuiscono il loro essere per la cura della Terra e delle sue creature? L’ambientalismo radicale sotto forma di compostaggio umano porta ad un nichilismo ecologico antitetico alla tesi morale della “sostenibilità”.
Trasformandosi a vicenda in compost si vizia anche l’antico istinto umano di creare luoghi speciali per i morti, dove i propri cari possono essere visitati e la loro memoria onorata. L’istinto di compostaggio di parenti e amici da utilizzare nel cortile di Lynn Carpenter-Boggs suggerisce che i legami di amore, amicizia e comunità che esistono nella vita non sono realmente significativi: se siamo solo fertilizzanti, perché dovremmo essere valorizzati nella vita e amati nella morte?
E’ stato a lungo ovvio che alcune forme di ambientalismo radicale sono una religione surrogata, con un testo sacro surrogato (la Primavera silenziosa di Rachel Carson), sacramenti surrogati (quei contenitori multipli per il riciclaggio), un Satana surrogato (Big Oil), una teologia surrogata del Regno (la suddetta “sostenibilità”), e una teologia morale surrogata (l’ultimo esempio di peccato eco-mortale). Era solo questione di tempo prima che la falsa antropologia e cosmologia di questa religione surrogata – la sua negazione dello status unico degli esseri umani in un ordine naturale che è creato, non casuale – portasse al grottesco. Con il compostaggio umano, addobbato come una questione di responsabilità ecologica, il grottesco è sicuramente arrivato.
Fonte: Catholic World Report
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