Da diversi anni la Danimarca ha intrapreso l’eliminazione scientifica di una precisa categoria di persone: i bambini affetti da sindrome di Down, con l’obiettivo di sradicare questa malattia entro il 2030, come ha dichiarato trionfalmente otto anni fa il quotidiano danese Berlingske.

Davvero folle una cura che debella una patologia semplicemente sopprimendo tutti coloro che ne sono affetti.

Si tratta di un vero e proprio genocidio, perseguito e vantato da una nazione, che nell’accezione comune è considerata un paese estremamente avanzato e progredito.

Dal 2004 esami diagnostici gratuiti, accompagnati da una diffusa cultura abortista, hanno consentito di raggiungere nel 2019 il minimo storico di bambini down cui è stato permesso vedere la luce: 18. Una minoranza dei quali sono nati per espresso volere dei genitori, parte perché la patologia non è stata identificata.

Il presidente dell’associazione delle ostetriche, Lilian Bondo ha commentato: “Quando riusciremo a identificare tutti i feti con la sindrome, ci avvicineremo alla situazione ideale, in cui tutti questi errori genetici, saranno abortiti”.

E’ il prometeico ideale della perfezione, proprio dell’eugenetica: il perseguimento della razza superiore, attraverso l’eliminazione degli elementi impuri.

Accadeva in passato nascostamente sotto il Nazismo.

Accade oggi alla luce del sole in una delle nazioni europee considerate più progredite.

Ce ne parla l’articolo pubblicato il 6 settembre scorso sul sito Catholic News Agency. Ve lo proponiamo nella traduzione di Wanda Massa.

 

 

Solo 18 bambini con la sindrome di Down nati in Danimarca nel 2019

 

Solo 18 bambini con la sindrome di Down sono nati in Danimarca nel 2019, il numero più basso mai registrato nel paese scandinavo, secondo un nuovo rapporto del Danish Central Cytogenetic Registry (DCCR).

Il DCCR, le cui statistiche risalgono al 1970, è un registro nazionale di persone che si sono sottoposte a test cromosomici prenatali o postnatali, a test genetici molecolari o biochimici.

I 18 bambini nati con la sindrome di Down in Danimarca lo scorso anno rappresentano lo 0,029% del totale delle nascite. Il CDC stima che circa 1 bambino su 700 (0,14%) negli Stati Uniti nasce con la sindrome di Down, ovvero circa 6.000 bambini all’anno.

In Danimarca, “il numero basso è probabilmente l’espressione di una fluttuazione casuale di numeri già piuttosto piccoli. Ma dovrebbe essere seguito da un importante dibattito sull’approccio della società ai bambini con disabilità”, ha detto Olav Bjørn Petersen, medico capo e professore di medicina fetale al Rigshospitalet e all’Università di Copenhagen.

La Danimarca è stato il primo paese al mondo ad attuare lo screening nazionale gratuito della sindrome di Down prenatale per tutte le donne incinte.

Con l’introduzione dello screening prenatale gratuito nel 2004, il numero di bambini nati con la sindrome di Down è diminuito significativamente, ma successivamente si è stabilizzato a 23-35 nati vivi all’anno.

Nel 2018 sono nati 22 bambini con la sindrome di Down, ma nel 2019 il numero è sceso ulteriormente.

Secondo l’Ente nazionale danese per la salute, “il 95% delle donne incinte il cui feto presenta un’anomalia cromosomica optano per l’aborto”.

In Islanda, “quasi il 100 per cento” delle gravidanze risultate positive alla sindrome di Down sono state abortite, secondo un rapporto della CBS News del 2017.

La Danimarca permette l’aborto su richiesta entro le prime 12 settimane di gravidanza. Dopo tale periodo, l’aborto è consentito solo se un consiglio medico ritiene che vi sia un rischio fisico e mentale per la salute della madre o un rischio di difetti alla nascita del nascituro. I minori di 18 anni necessitano del consenso dei genitori per poter abortire.

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