Qualche giorno fa Papa Francesco ha rilasciato una importante intervista a Valentina Alazraki, una vaticanista di lungo corso, corrispondente della TV messicana Televisa. L’intervista ha toccato tanti argomenti. Quello che però ha suscitato immediate reazioni è stato su Theodore McCarrick, ora ridotto allo stato laicale, da cardinale che era, a causa degli abusi sessuali, anche su minori.

Phil Lawler, scrittore e giornalista, riflette su alcuni passaggi dell’intervista secondo il suo consueto stile, molto asciutto e tagliente.

Ecco il suo articolo nella mia traduzione.

Papa Francesco intervistato da Valentina Alazraki di Televisa 28 05 2019

Papa Francesco intervistato da Valentina Alazraki di Televisa 28 05 2019 (screenshot)

 

Nella sua ultima intervista Papa Francesco dice di non ricordare se l’Arcivescovo Viganó gli abbia parlato della cattiva condotta sessuale di Theodore McCarrick. Insiste anche sul fatto che non sapeva “niente, ovviamente, niente, niente, niente” della cattiva condotta di McCarrick. Queste due affermazioni non si conciliano facilmente l’una con l’altra.

Se mi dicessi che hai studiato francese al liceo, forse non me lo ricorderei cinque anni dopo; non mi verrebbe in mente. Ma se mi dicessi che hai lottato contro un orso brizzolato, che io ti abbia creduto o meno, certamente mi ricorderei dell’affermazione. Il Papa sta forse suggerendo che la notizia che l’arcivescovo Viganó dice di avergli trasmesso – cioè che un cardinale arcivescovo era stato a letto con seminaristi, e che gli era stato ordinato dal precedente Pontefice di ritirarsi dalla vita pubblica – non si sarebbe impressa nella sua memoria?

Eppure anche questo stravagante suggerimento non è sufficiente a coniugare le due affermazioni del Papa in maniera convincente. Perché se l’arcivescovo Viganó lo avesse informato, allora anche se il Papa in qualche modo si fosse dimenticato, non potrebbe dire in modo veritiero che non sapeva “nulla” dello scandalo McCarrick.

L’arcivescovo Viganó, senza mezzi termini, ha espresso perfettamente la sua posizione in risposta alla nuova intervista papale: “Quello che il Papa ha detto sul non sapere nulla è una menzogna“.

Così ancora una volta ci troviamo a chiederci: La testimonianza dell’arcivescovo Viganó è credibile? A settembre, quando la maggior parte del clamore si era attenuato dopo la prima esplosione dello scandalo McCarrick, ho riassunto le prove disponibili e ho scoperto che erano molto a favore dell’arcivescovo. (I difensori di papa Francesco hanno preferito non esaminare quelle prove, mettendo in discussione le motivazioni dell’arcivescovo Viganó ). Papa Francesco, da parte sua, si è rifiutato di discutere la testimonianza di Viganó , finché, durante questa nuova intervista, Valentina Alazraki della rete televisiva messicana gli ha detto che il suo silenzio era diventato gravoso per i giornalisti, così ha provveduto a liberarsi.

Per coincidenza (o è stata una coincidenza?), lo stesso giorno in cui è stata resa pubblica l’intervista a Televisa, sono emerse nuove importanti prove, fornite da un chierico che non potrebbe essere facilmente descritto come nemico del Pontefice. Mons. Anthony Figueiredo, ex segretario di McCarrick, ha professato il suo “immutato affetto, lealtà e sostegno a Papa Francesco“, anche quando ha rilasciato una serie di informazioni che confermano importanti elementi della testimonianza di Viganó. Mons. Figueiredo ha rivelato:

  • che nell’agosto 2008, McCarrick aveva ricevuto istruzioni dal Vaticano, che gli ordinavano di allontanarsi dalla vita pubblica;
  • che McCarrick aveva riconosciuto l’azione disciplinare e promesso di non fare altre apparizioni pubbliche;
  • che copie della corrispondenza pertinente dovrebbero essere prontamente disponibili negli archivi della Congregazione vaticana per i vescovi e quelli del nunzio apostolico a Washington;
  • che le restrizioni su McCarrick erano note al cardinale Wuerl, suo successore a Washington, e al cardinale Bertone, segretario di Stato vaticano, tra gli altri;
  • che a McCarrick era stato proibito di recarsi a Roma; e
  • che nonostante le restrizioni vaticane e nonostante la sua promessa, McCarrick aveva continuato a fare apparizioni pubbliche, aveva visitato Roma e aveva agito come rappresentante vaticano in Cina, in Iran, in Iraq e altrove.

I fascicoli di Figueiredo non affrontano direttamente la questione se l’Arcivescovo Viganó avesse parlato a Papa Francesco delle restrizioni su McCarrick. Ma chiariscono che l’azione disciplinare era una questione seria: il tipo di argomento che un nunzio apostolico (Viganó) avrebbe probabilmente discusso con un pontefice (Francesco) in visita alla città in cui McCarrick viveva.

Ma papa Francesco dice di non ricordare una simile conversazione. Si noti, ancora una volta, che non nega che la conversazione abbia avuto luogo; dice semplicemente che non la ricorda. Questa affermazione mette a dura prova la credibilità, allo stesso modo dell’affermazione dell’ufficio stampa vaticano che, in una trascrizione dell’intervista, il vuoto di memoria professato dal Papa è stato omesso fino a quando i giornalisti non hanno richiamato l’attenzione sull’omissione. (Un articolo riassuntivo sull’intervista, pubblicato sul servizio di Vatican News, tocca a malapena l’affare McCarrick, e non menziona la mancanza di memoria.)

Nel corso dell’intervista a Televisa Papa Francesco fa altre affermazioni che dovrebbero far alzare le sopracciglia dei giornalisti scettici. Dice di aver portato a Roma il vescovo argentino Gustavo Zanchetta, sollevandolo dai suoi doveri pastorali, perché “il clero non si sentiva ben trattato da lui” – non a causa delle accuse di abusi emerse in seguito. Ha descritto le critiche del cardinale Oscar Maradiaga, presidente del Consiglio cardinalizio (il C9, ndr), come “calunnie” – la stessa affermazione che ha fatto diciotto mesi fa sulle critiche del vescovo cileno Juan Barros, e che alla fine è stato costretto a ritrattare (a causa degli abusi dimostrati, ndr) – pur facendo anche l’affermazione molto meno convincente che “non c’è niente di certo” contro il cardinale honduregno. E quando gli è stato chiesto di un famigerato colloquio con una divorziata argentina, in cui l’avrebbe incoraggiata a ricevere la Comunione nonostante un nuovo matrimonio illecito, il Papa dice ancora una volta che non ricorda la conversazione, “ma devo averle sicuramente detto: ‘Guarda, in Amoris Laetitia c’è quello che devi fare”. (Come ha sottolineato Chris Altieri sul Catholic World Report, Amoris Laetitia non è stata promulgata che due anni dopo la conversazione riportata).

Tuttavia, la sezione più rivelatrice dell’intervista di Televisa è la spiegazione del Papa sul perché è rimasto in silenzio, fino ad ora, sulla testimonianza di Viganó. Spiega che, invece di difendersi, ha scelto di affidarsi ai giornalisti per esporre le sue ragioni per lui:

E questo avete fatto, perché il lavoro l’avete fatto voi, e in questo caso è stato fantastico. Ho fatto molta attenzione a non dire cose che non erano lì ma poi le ha dette, tre o quattro mesi dopo, un giudice di Milano quando lo ha condannato.

La menzione da parte del Papa del “giudice di Milano” è un riferimento alla disputa legale dell’arcivescovo Viganó con il fratello, una questione sfortunata che non ha alcuna attinenza con le rivendicazioni dell’arcivescovo sullo scandalo McCarrick. Sta forse il Papa Francesco rivelando di aver fatto affidamento sui mass media affinché facessero il loro lavoro sporco per lui, per trovare informazioni poco lusinghiere sul suo accusatore, per distogliere l’attenzione dalle prove? Papa Francesco dice di non aver mai letto per intero la testimonianza di Viganó, ma descrive la critica dell’arcivescovo come “cattiveria” e sembra, in una frase particolarmente confusa, implicare che Viganó sia stato pagato per attaccarlo. Così, proprio mentre si paragona a Gesù, come vittima innocente e silenziosa, il Pontefice sferra il suo attacco feroce al personaggio del suo accusatore.

L’Arcivescovo Viganó, nella sua originale testimonianza-bomba, ha detto che Papa Francesco era a conoscenza, e ha scelto di ignorare le accuse contro McCarrick. E’ sicuramente rilevante, quindi, che nella sua nuova testimonianza appena rilasciata, Mons. Figueiredo dice di aver reso pubbliche le sue prove solo dopo aver tentato inutilmente, dallo scorso settembre, di portare quelle prove all’attenzione di Papa Francesco e di altri funzionari vaticani.

Ironia della sorte, Mons. Figueiredo rivela che la sua decisione di rendere pubblica la sua corrispondenza è stata incoraggiata – indirettamente – da Papa Francesco. Nel rilasciare il suo nuovo motu proprio, Vos Estis Lux Mundi, il Papa ha sottolineato che la copertura degli abusi è di per sé un crimine canonico, e ha esortato chiunque abbia informazioni su un insabbiamento a farsi avanti. Così Mons. Figueiredo si è fatto avanti. “E’ mia speranza”, ha scritto, “che la mia trasparenza incoraggi e aiuti altri sacerdoti, religiosi e seminaristi, che si sono trovati intrappolati in simili abusi di autorità e di copertura da parte di vescovi e superiori”. Amen a questo.

 

Fonte: Catholic Culture

 

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