di Sabino Paciolla
Caro mons. Santoro, ci conosciamo, ma non tanto da poterti chiamare don Filippo, come fanno i miei e tuoi amici di una vita. Quel minimo di conoscenza personale mi impedisce però di scrivere in maniera distaccata. Per questo ti scrivo queste poche parole, ti assicuro con grande dolore e rispetto per la tua paternità, sulla vicenda occorsa nel comune di Lizzano, tra don Giuseppe Zito, parroco della Chiesa di San Nicola, appartenente alla tua diocesi, e la sindaca Antonietta D’Oria.
L’altra sera, ti confesso, appena letto il tuo comunicato ufficiale, sono stato preso da un certo turbamento.
Ti scrivo pubblicamente perché il tuo comunicato è pubblico, ed ha creato sconcerto in molti fedeli, a cominciare da me. È giusto dunque che vi sia una adeguata, franca, e rispettosa riflessione, che tanti stanno già facendo.
Purtroppo, è una riflessione che viene da lontano, non è nata con il tuo comunicato, e ciò perché i fatti e le occasioni che vedono l’intervento “controverso” di sacerdoti o vescovi, si stanno ripetendo nel tempo. È una riflessione che deve andare al cuore della fede, al nucleo del cristianesimo, all’essenza della testimonianza a Cristo.
Vista la situazione, che di anno in anno si sta facendo sempre più pericolosa per noi cristiani, anche qui nel “tranquillo” Occidente, mi vengono spesso in mente le parole di San Pietro:
“Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. (…)”
Il giorno dopo, nel sinedrio, davanti al sommo sacerdote Caifa e ai capi, “Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, (…) Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati».(…) E poi, “Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato»” (Atti 4,1-22) E infine “Pietro disse: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini»” (Atti 5,29).
Viviamo in una società sempre più scristianizzata, che o è indifferente al fatto cristiano o ha in odio Cristo. Se la proposta di legge Zan, quella sull’omotransfobia, dovesse essere approvata, la nostra testimonianza a Cristo si farà più drammatica e dolorosa (è quello che Lui ci chiede), non potremo più parlare di tutto quello che da Cristo discende. Non potremo più vivere ciò che la nostra concezione cristiana della vita ci insegna. Questo a volte pare sfuggire ad alcuni pastori. E l’intervento della sindaca di Lizzano che chiede ai carabinieri di identificare i fedeli che si sono riuniti in chiesa per pregare, o addirittura la sua pretesa di decidere cosa i fedeli debbano pregare è la prefigurazione più chiara del regime prossimo che ci aspetta. Infatti, la sindaca ha affermato: “Pregare perché un disegno di legge non venga approvato non mi sembra democratico”. “non mi sembra democratico”….pensate un po’ a quali vette del pensiero siamo arrivati!
Per questo, le parole del tuo comunicato, almeno a me, sono apparse lontane, distanti dalle questioni che sono realmente in gioco, animate da una volontà di “costruire ponti e abbattere muri” che non ha senso e che non aiuta nessuno. Quelle parole hanno infatti ingiustamente rimproverato il sacerdote ed i fedeli che hanno avuto la sola “colpa” di pregare Dio perché faccia in modo che una legge orrenda e liberticida non venga approvata; d’altra parte, non hanno fatto alcuna obiezione all’operato della sindaca, il quale, non so se contempli la violazione di qualche norma, di sicuro è stato inopportuno ed oltre le righe.
Chi infatti ha “brandito la fede come un’arma”? Chi ha trasformato un momento di preghiera, che di per sé deve unire, in “un motivo di divisione e di contrapposizione”? Non mi pare che la colpa sia attribuibile al sacerdote o ai fedeli. Eppure queste affermazioni sono contenute nel tuo comunicato.
Certo, nel comunicato vi è anche il richiamo alla dichiarazione della CEI che stigmatizza il ddl di Zan, ma il tutto è apparso come una delle tante tessere, forse nemmeno la più importante, di un mosaico il cui disegno ha lasciato molto a desiderare.
La sensazione che in tanti sentiamo è quella di essere mancanti di guide, di pastori che si mettano davanti al gregge e, sicuri, lo guidino alla meta, incuranti delle proteste che lungo la strada si alzeranno. Invece, in questi tempi, spesso aggressivi e inumani, capita sempre più spesso che tanti, tanti, pastori stiano in silenzio, per vari motivi che non è qui il caso di richiamare, e che pochi, pochissimi, facciano sentire la loro voce con chiarezza dinanzi al Potere. E questa per noi fedeli non è affatto una bella sensazione. Anzi.
Certo che “la Chiesa è Madre di tutti i suoi figli, e come tale accoglie e ama tutti senza distinzione alcuna”, come scrivi nel comunicato, ma la Chiesa è anche Maestra (Mater et Magistra), e ci testimonia e ci educa al vero bene dell’uomo, che è Cristo. Ma il nostro cuore, il cuore di ogni uomo, facilmente fugge la Luce per inseguire le tenebre, quelle che portano divisione e odio. Infatti, è la verità che unisce, mentre è la menzogna che divide. Per cui, per noi cristiani, il dovere primario sarà sempre quello di annunciare e testimoniare Cristo, prima ancora della ricerca di “un clima di solidarietà, di rispetto reciproco e di collaborazione per il bene comune”. Tutte cose, queste, importanti, importantissime, ma non fondamentali per la salvezza della nostra anima.
Caro mons. Santoro, quella che viviamo appare sempre più un’epoca tragica, difficile, disumana (si veda l’aborto legalizzato o l’utero in affitto), intrisa come non mai di una domanda di religiosità confusa e ambigua. Un’epoca di apparente tolleranza, in cui molti vogliono affermare un cristianesimo fatto di «valori», di «aperture», di «dialogo», un cristianesimo in cui pare non esserci più posto per la persona del Figlio di Dio, il Cristo, crocifisso per noi, risorto per noi. Un cristianesimo umanitario ridotto a promozione sociale, “un nuovo umanesimo”, si dice, così attento a non urtare minimamente la suscettibilità altrui, tanto da mettere tra parentesi quello che più ci sta a cuore. Un cristianesimo che corre il serio rischio di sconfinare nel politicamente corretto, l’arma attuale che il Potere usa per addormentare le coscienze ed imporre surrettiziamente, ma drammaticamente, il suo astuto volere.
Questa intollerante “tolleranza”, così in voga oggi, vuole mettere in prigione coloro che dissentono da una concezione fluida dell’uomo, una concezione che non riconosce, anzi odia, il “maschio e femmina Dio li creò”, una concezione che vuole cancellare la originaria dipendenza dal Padre. È per questo che il presente tempo urge la testimonianza di noi cristiani alla Verità, contro qualsiasi “Imperatore”, con qualsiasi volto si presenti.
Allora mi piace concludere con il testo del Volantone di Pasqua del 1988 di Comunione e Liberazione, lo ricorderai, quel Volantone che riportava un passo tratto da “Il dialogo dell’Anticristo”, di Vladimir Solov’ev (di cui in maniera fulminante parlò il card. Giacomo Biffi), che così recitava:
L’imperatore si rivolse ai cristiani dicendo: “Strani uomini… ditemi voi stessi, o cristiani, abbandonati dalla maggioranza dei vostri capi e fratelli: che cosa avete di più caro nel cristianesimo?”. Allora si alzò in piedi lo starets Giovanni e rispose con dolcezza: “Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, poiché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità”.
In effetti la posizione pilatesca assunta dall’arcivescovo Santoro non fa un buon servizio alla Cristianità, anzi legittima e giustifica chi la contrasta e la nega. Non voglio esprimere giudizi su alcuno, dico soltanto che chi ha fatto la scelta di essere cristiano deve coerentemente attenersi ai principi della sua religione e difenderli. Nella Cristianità non esistono e non possono esistere dubbi ed equivoci che possano dare adito ad interpretazioni personali di comodo o di paura, consentendo di lavarsene ipocritamente le mani per non rischiare ritorsioni contro il proprio “particulare” da parte di chi addirittura invoca l’intervento delle forze dell’ordine contro chi pacificamente prega per la difesa della propria fede e da cristiano, non posso nascondere il senso di vergogna che mi investe.
Caro Sabino, effettivamente nel comunicato manca qualcosa di fondamentale. Sembra che nella legittima urgenza di ristabilire “dialogo e serenità” si dimentica la “Verità” ( ne’ credo basti l’aggettivo “franco”). Perché, hai ragione, il confronto franco presuppone la Verità. La Verità è Cristo: incontrato, vissuto, nella Sua Chiesa nella pratica dei sacramenti, nella catechesi e nella testimonianza di vita cristiana. Quindi, più che coinvolgere il parroco in un confronto con il sindaco e la comunità ( nel quale, il sacerdote debba cospargersi il capo di cenere di fronte ad un sindaco arrogante, che, nell’esercizio delle sue funzioni ha manifestato spregio delle più elementari regole istituzionali), il Vescovo inviti il primo cittadino ad uno dei prossimi momenti di catechesi e, catechismo alla mano, spieghi quanto la Chiesa afferma sui temi oggetto del contendere. Magari allargando la riflessione su quanto hanno affermato gli ultimi Pontefici, compreso il citato papa Francesco. Ovviamente nei punti nei quali questi è in continuità con quelli. Insomma si ristabilisca prima la “verità” dei fatti e poi ci si può incontrare con chiunque. La prima verità da ristabilire è: per riunirsi a pregare in chiesa non è necessaria alcuna autorizzazione previa di un’autorità civile. Anche perché è strano che nelle chiese si possa pranzare, benedire relazioni di ogni genere, fare convention politiche e non si possa pregare senza essere disturbati o rischiare di essere aggrediti.
Da leggere assolutamente.
https://www.lanuovabq.it/it/taranto-insegna-saranno-i-vescovi-a-consegnarci-al-potere
Caro Sabino, sono completamente con te. Hai scritto parole pronunciate dal cuore che, da una parte è costretto ad osservare ove miseramente è stata cacciata la fede, la proclamazione della verità e la evidente e smascherata ipocrisia di chi veste di rosso per ricordarsi che deve dare il sangue e, dall’altra il misero, arrendevole e ottenebrato remissivo atteggiamento di chi sembra non aver capito lo spirito del tempo che è del tutto omologo alla larga, massiccia e planetaria mentalizzazione massonica. Non c’è bisogno di essere iscritto a questa dannata fratellanza per appartenervi, è sufficienete condividerne i due obiettivi: fare scomparire ogni traccia di ferma adesione a Cristo Gesù e, nel contempo, eliminare – in nome di un surreale concetto di tolleranza – ogni qualsivoglia opposizione al pensiero unico imperante. Ti sono grato per la tua bella lettera: è ora che anche nella chiesa si levino voci di contrasto alle innumerevoli, dissennate e disinvolte posizioni assunte ormai con ostentata protervia da chi pensa di aver abbattutto ogni residua resistenza alla difesa della verità. E’ un vero peccato che tali assurde posizioni siano assunte da chi dovrebbe avere quanto meno rispetto verso l’insegnamento millenario di chi l’ha preceduto. Con gratitudine, fra Michele Perruggini.
Nessun dolore, il comunicato del vescovo è saggio, il Sindaco certamente ha commesso degli errori ma il nocciolo del problema non è questo. Lo strappo c’è stato ora bisogna ricucire una chiesa dura e pura non serve a nessuno diventa quasi medioevale, tante cose sono cambiate in questi anni e tante cambieranno. Tanti giovani della stessa chiesa hanno abbandonato dopo aver espresso il loro dissenso al rosario post messa per invocare l’altissimo affinchè il parlamento cambi idea sull’allargamento del codice panale per introdurre il reato d’insulto per chi viene considerato un diverso. Quindi non stiamo parlando di aborto o leggi sul fine vita. Ai giovani è sembrata una chiusura nei loro confronti e di questo bisognerebbe parlarne. Non di azioni legali che finirebbero fra 10 anni con una chiesa sempre più arroccata con i propri dogmi ma senza più fedeli. Il Vescovo ha fatto la scelta giusta.