Rilancio un brano di una interessantissima intervista al card. Sarah che abbiamo pubblicato nel settembre del 2019. Oggi è più che mai attualissima.
Perché pensa che sempre più giovani siano attratti dalla liturgia tradizionale /dalla forma straordinaria?
Io non è che lo penso. Lo vedo; ne sono testimone. E i giovani mi hanno affidato la loro assoluta preferenza per la forma straordinaria, più educativa e più insistente sul primato e centralità di Dio, sul silenzio e sul significato della trascendenza sacra e divina. Ma soprattutto, come possiamo capire, come non possiamo essere sorpresi e profondamente scioccati dal fatto che quella che ieri era la regola oggi è vietata? Non è vero che proibire o essere sospettosi verso la forma straordinaria può essere ispirato solo dal demonio che desidera il nostro soffocamento e la nostra morte spirituale?
Quando la forma straordinaria viene celebrata nello spirito del Concilio Vaticano II, rivela la sua piena fecondità: come possiamo essere sorpresi che una liturgia che ha portato così tanti santi continui a sorridere alle giovani anime assetate di Dio?
Come Benedetto XVI, spero che le due forme del rito romano si arricchiscano a vicenda. Ciò implica uscire da un’ermeneutica di rottura. Entrambe le forme hanno la stessa fede e la stessa teologia. Contrapporle è un profondo errore ecclesiologico. Significa distruggere la Chiesa strappandola alla sua Tradizione e facendole credere che ciò che la Chiesa considerava santo in passato è ora sbagliato e inaccettabile. Che inganno e insulto a tutti i santi che ci hanno preceduto! Che visione della Chiesa.
Dobbiamo allontanarci dalle opposizioni dialettiche. Il Concilio non desiderava rompere con le forme liturgiche ereditate dalla Tradizione, ma, al contrario, entrare e partecipare meglio a esse.
La Costituzione conciliare stabilisce che “le nuove forme adottate dovrebbero in qualche modo crescere organicamente dalle forme già esistenti”.
Sarebbe quindi sbagliato opporre il Concilio alla Tradizione della Chiesa. In questo senso, è necessario che coloro che celebrano la forma straordinaria lo facciano senza uno spirito di opposizione e quindi nello spirito del Sacrosanctum Concilium .
Abbiamo bisogno della forma straordinaria per sapere in quale spirito celebrare la forma ordinaria. Al contrario, celebrare la forma straordinaria senza tener conto delle indicazioni di Sacrosanctum Concilium si rischia di ridurre questa forma a un residuo archeologico senza vita e senza futuro.
Sarebbe anche auspicabile includere nell’appendice di una futura edizione del messale il Rito penitenziale e l’Offertorio della forma straordinaria al fine di sottolineare che le due forme liturgiche si illuminano a vicenda, in continuità e senza opposizione.
Se viviamo in questo spirito, allora la liturgia cesserà di essere il luogo delle rivalità e delle critiche e ci condurrà infine nella grande liturgia celeste.
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