Brano tratto da: Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa cattolica nel XXI secolo. Un colloquio con Peter Seewald di Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), 1997, San Paolo Edizioni.
Card. Ratzinger: Nessuno può essere cristiano da solo; essere cristiano significa una comunione di viandanti. Anche un eremita appartiene ad una comunità di viandanti e ne è sostenuto. Per questo motivo deve essere preoccupazione della Chiesa creare comunità di pellegrini. La cultura sociale dell’Europa e dell’America non offre più queste comunità di pellegrini. Questo ci riporta alla domanda precedente su come la Chiesa vivrà questa società sempre più decristianizzata. Dovrà formare nuove vie di comunione di pellegrini; le comunità dovranno formarsi reciprocamente in modo più intenso sostenendosi a vicenda e vivendo nella fede.
Il semplice ambiente sociale non è più sufficiente oggi; non possiamo più dare per scontato un’atmosfera cristiana universale. I cristiani devono quindi sostenersi veramente l’un l’altro. E qui ci sono, infatti, già altre forme, “movimenti” di vario genere, che aiutano a formare comunità di pellegrini. Un rinnovamento del catecumenato è indispensabile. Questo rende possibile la formazione e la conoscenza del cristianesimo. Una stretta associazione con le comunità monastiche sarà certamente un modo per fare un’esperienza della realtà cristiana. In altre parole, se la società nella sua totalità non è più un ambiente cristiano, così come non lo era nei primi quattro o cinque secoli, la Chiesa stessa deve formare delle cellule in cui il sostegno reciproco e un cammino comune, e quindi il grande ambiente vitale della Chiesa in miniatura, può essere vissuto e messo in pratica.
Domanda:….. Come si formeranno queste comunità attive? Possiamo anche immaginare il kibbutzim cristiano in Germania?
Card. Ratzinger: Perché no? Dovremo vedere come vanno le cose. Penso che sarebbe fuorviante, anzi, presuntuoso, progettare ora un modello più o meno finito della Chiesa di domani, che più chiaramente di oggi, sarà una Chiesa di minoranza. Ma penso che molte persone si affideranno più o meno a lei, che in qualche modo, e dall’esterno, per così dire, condivideranno la sua vita interiore. Nonostante tutti i cambiamenti che possiamo aspettarci, sono convinto che la parrocchia rimarrà la cellula essenziale della vita comunitaria. Ma difficilmente sarà possibile mantenere l’intero sistema parrocchiale così come esiste ora, un sistema che, tra l’altro, è di data piuttosto recente. Dovremo imparare a stare insieme, e questo sarà un arricchimento. Come quasi sempre nella storia ci sono anche gruppi che si tengono insieme attraverso un carisma specifico, attraverso la personalità di un fondatore, attraverso uno specifico cammino spirituale. È necessario un fruttuoso scambio tra parrocchie e “movimenti”: il movimento ha bisogno del collegamento con la parrocchia per non diventare settario; la parrocchia ha bisogno di “movimenti” per non ossificarsi. Anche ora si stanno formando nuove forme di vita consacrata in mezzo al mondo. Chiunque guardi a ciò che sta accadendo può trovare una sorprendente diversità di forme di vita cristiana oggi, in cui la Chiesa di domani è già molto chiaramente tra noi.
Fonte: The american conservative
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