Ampi stralci di un articolo scritto da Edwad Pentin, pubblicato sul National Catholic Register, sui commenti al nuovo Motu Proprio di Papa Francesco intitolato Traditionis Custodes. Eccoli nella mia traduzione.
Papa Francesco ha emanato ampie restrizioni alla celebrazione della tradizionale Messa in latino, ribaltando i precedenti decreti papali che avevano liberalizzato la Messa celebrata prima delle riforme liturgiche di Papa San Paolo VI nel 1970, e sollecitando un “ritorno a tempo debito” alla liturgia istituita dopo il Concilio Vaticano II.
I sostenitori della Messa in latino hanno risposto al nuovo documento papale con preoccupazione, dicendo che esso si abbatte in modo ingiustificatamente rapido e duro sulla sua celebrazione
In una nuova lettera apostolica emessa come motu proprio intitolata Traditionis Custodes (Custodi della Tradizione) e firmata il 16 luglio, festa di Nostra Signora del Monte Carmelo, il Papa ha preso la “ferma decisione” di rovesciare immediatamente il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI del 2007 e il motu proprio Ecclesia Dei di Papa San Giovanni Paolo II del 1988 che liberalizzavano la disponibilità della Messa celebrata prima del 1970.
Uno degli elementi chiave del Summorum Pontificum di Benedetto, che affermava che il Messale Romano promulgato da Giovanni XXIII nel 1962 non era “mai stato abrogato come forma straordinaria della Liturgia della Chiesa”, era che concedeva che qualsiasi gruppo stabile di fedeli laici potesse chiedere a un sacerdote di celebrare questa forma della Messa (chiamata anche Forma Straordinaria del Rito Romano), ed egli non avrebbe avuto bisogno “del permesso della Sede Apostolica o del proprio Ordinario”.
Ma secondo il nuovo motu proprio di Francesco, sarà ora “competenza esclusiva” del vescovo diocesano “autorizzare l’uso del Messale Romano del 1962 nella sua diocesi, secondo le direttive della Sede Apostolica”. Al vescovo saranno dati anche altri poteri di vasta portata, tra cui quello di concedere il permesso ai sacerdoti che desiderano celebrare la vecchia Messa, e quelli che già lo fanno, e di porre fine al diritto dei gruppi di far celebrare questa forma di Messa nelle chiese parrocchiali.
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La valutazione del cardinale Burke
Nei commenti al Register, il cardinale Raymond Burke, prefetto emerito della Segnatura Apostolica, ha notato ciò che vede come una serie di punti deboli nella Traditionis Custodes, dicendo che non poteva capire come il nuovo Messale Romano sia “l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano”, come afferma il nuovo motu proprio. La Forma Straordinaria della Messa “è una forma viva del Rito Romano e non ha mai cessato di esserlo”, ha notato il Cardinale Burke.
Egli non riesce anche a capire perché il motu proprio abbia effetto immediato, dato che il decreto “contiene molti elementi che richiedono uno studio riguardo alla sua applicazione”.
Il cardinale americano ha inoltre osservato che nella sua lunga esperienza non ha assistito alla “situazione gravemente negativa” che Francesco descrive nella sua lettera.
Mentre alcuni fedeli possono avere “idee errate”, ha detto, ha trovato i fedeli in questione generalmente che “hanno un profondo amore per la Chiesa e per i loro pastori nella Chiesa” e “in nessun modo si ascrivono ad una ideologia scismatica o sedevacantista. Anzi, spesso hanno sofferto molto per rimanere nella comunione della Chiesa sotto il Romano Pontefice”, ha detto.
Il Cardinale Burke ha aggiunto che se ci sono situazioni “di un atteggiamento o di una pratica contraria alla sana dottrina e disciplina della Chiesa, esse dovrebbero essere affrontate individualmente dai pastori della Chiesa, dal Romano Pontefice e dai Vescovi in comunione con lui”.
Il cardinale Burke ha anche messo in discussione il tono del motu proprio, osservando che è “segnato da una durezza” verso i fedeli che venerano nella Forma Straordinaria.
“Prego che i fedeli non cedano allo scoraggiamento che tale durezza necessariamente genera, ma che, con l’aiuto della grazia divina, perseverino nel loro amore alla Chiesa e ai suoi pastori”, ha detto.
Una grave delusione
Joseph Shaw, presidente della Latin Mass Society nel Regno Unito, ha detto al Register di trovarlo un “documento sconcertante, che supera le nostre peggiori aspettative”.
“Papa Francesco ha completamente annullato le disposizioni del Summorum Pontificum e ha creato una situazione che sembra del tutto impraticabile, bandendo la Forma Straordinaria dalle chiese parrocchiali”.
Ha aggiunto: “I termini negativi del documento saranno una grave delusione per quei molti laici e sacerdoti che hanno usato la Forma Straordinaria perché Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI li hanno incoraggiati a farlo, descrivendola rispettivamente come una ‘giusta aspirazione’ e una ‘ricchezza’ per la Chiesa.”
Luigi Casalini, editore di Messa in Latino che per primo ha rivelato che un tale motu proprio era in preparazione, ha detto di credere che Summorum Pontificum sia stato “abrogato con una violenza senza precedenti e una totale mancanza di carità”.
Il sondaggio a cui Francesco fa riferimento nel motu proprio e che, secondo lui, lo ha portato ad emettere il motu proprio, ha ricevuto solo una risposta moderata, e più della metà di coloro che hanno risposto hanno avuto una visione favorevole o neutrale della ricezione del Summorum Pontificum.
Il Cardinale Burke ha detto che “data la natura drastica della normativa emessa, sembrerebbe giusto dare un rapporto dettagliato del risultato del sondaggio, che verifica anche la natura scientifica dell’indagine”.
“Conosco molti vescovi che sono molto vicini ai fedeli che venerano secondo l’Usus Antiquior [Forma Straordinaria] e ai sacerdoti che li servono”, ha detto il cardinale. “È mia speranza che siano stati ascoltati anche attraverso il sondaggio”.
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