
di Salvatore Scaglia
“Caio e Mevio, piccoli eroi. Grazie Tizio e Sempronia genitori responsabili”.
Così scrive in questi giorni, su un noto social network, una mia conoscente, docente liceale in pensione. Caio e Mevio sono i suoi nipoti, piccini; Tizio e Sempronia rispettivamente il genero e la figlia.
La frase mi sembra emblematica dei tempi che viviamo. Infatti la locuzione “genitori responsabili” è manifesta ripetizione di uno dei refrains della Covid-propaganda, che da tempo viene diffusa quasi a reti unificate, analogamente a slogan come “dobbiamo dare l’esempio”, “bisogna rispettare le regole”, “vacciniamoci tutti” …
Ma perché i bambini in questo caso sono definiti “eroi” ?
L’ “eroe” è, propriamente, colui che rischia, si avventura in qualche scenario incerto e compie un’azione che comporta per lui un notevole pericolo a vantaggio, però, di un bene altrui. Non si può, dunque, parlare di “eroe” se il supposto tale non ha alcunchè da rischiare, nulla in cui avventurarsi. Se, insomma, egli è posto in uno stato di sicurezza.
Parrebbe quindi che vi sia una contraddizione logica tra questi bimbi “eroi” e la “responsabilità” dei loro genitori, poiché, se padre e madre sono responsabili, sono per definizione consapevoli e non fanno imbarcare i figli, appunto, in una vicenda insidiosa. E allora perché, se i genitori sono chiamati “responsabili”, i loro piccoli sono appellati “eroi” ?
Probabilmente è per mera e supina reiterazione di un Leitmotiv della propaganda: da due anni saremmo in una guerra sanitaria e chiunque la combatta secondo la chiamata alle armi del potere politico-mediatico-finanziario merita di essere chiamato “eroe”.
Nelle parole dell’ex professoressa, tuttavia, è come se vi sia, al contempo, la subcosciente consapevolezza (apparente ossimoro !) che, facendo vaccinare i piccoli, si faccia correre loro un qualche rischio. È come se, in sostanza, emergesse con empito insopprimibile una qualche preoccupazione della nonna. Ecco perché potrebbe chiamare i nipotini “eroi”.
Siamo, non da oggi, in preda alla follia, che il Covid e la sua gestione hanno solo snudato. Ormai noi italiani – per limitare il campo dell’osservazione – non siamo razionali, non usiamo scientemente le parole, che, invece, per il Carlo Levi del 1955, “sono pietre”.
Proprio in questi giorni è partita la campagna vaccinale pure per i bambini, per i quali, però, la letalità da Covid-19 è estremamente bassa: invero, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, dall’inizio dell’epidemia al 17 Novembre 2021 si sono registrati appena 34 morti nella fascia anagrafica 0-19 anni (cf. qui).
Orbene, per i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni è disponibile il prodotto di BioNTech/Pfizer, c. d. vaccino a mRNA già usato nei ragazzi dai 12 anni e negli adulti, anche se per i bambini si fa ricorso ad un dosaggio inferiore (cf. qui).
È, pertanto, lo stesso vaccino per cui Michael Kurilla, Direttore della Divisione innovazione-clinica del National Institutes of Health degli USA, ha dichiarato che per “i bambini sani l’equilibrio tra rischi e benefici non è ancora chiaro”. È per questa ragione che nella Food And Drugs Administration, che ha dato il via libera alla vaccinazione dei soggetti dai 5 agli 11 anni, il Ricercatore non ha votato favorevolmente, astenendosi (cf. qui).
Del resto anche Eric Rubin, del New England Journal of Medicine e membro del comitato della FDA, ha detto che si deve valutare meglio il basso rischio da Covid per i bambini rispetto al potenziale rischio di reazioni avverse, come la miocardite grave. Inoltre, mentre per i giovani adulti il “campione” su cui sono stati fatti i test è molto più ampio (6-9.000 circa), i dati di Pfizer per i bambini sono stati raccolti solo su 1.518 soggetti (cf. ibidem).
Non va comunque dimenticato che, recentemente, a eminenti professori e scienziati – persino degli atenei di Yale ed Harvard -, che hanno chiesto all’autorità americana di condividere i dati su cui si è basata per autorizzare proprio il vaccino di Pfizer e BioNTech, è stato risposto che per tale rivelazione potrebbero occorrere anche 55 anni (cf. qui).
Qual è, dunque, la ponderata utilità e sicurezza della vaccinazione dei bambini ?
Che il Bambino Gesù, il buon Dio che si fa ancora carne in questo Natale, ci liberi dall’abbandono “in balìa d’una intelligenza depravata” (S. Paolo ai Romani I, 28), che ci ha resi “superbi” e “ingegnosi nel male” (I, 30) nonché “insensati” (I, 31).
Che il Bambino Gesù ci ridoni l’Intelligenza, quella vera, capace di farci comprendere in profondità le cose, dal loro livello più superficiale e immediato a quello più riposto e dunque da indagare con maggiore sensibilità e lucidità.
Che il Bambino Gesù sia, perciò, per ognuno di noi luce di verità (cf. Giovanni I, 9), che squarcia gli effetti nefasti del terrore (cf. Salmo 26, 1), che ci priva della libertà nel giudizio e nelle scelte: terrore prodotto e, insieme, cavalcato dalla propaganda.
In questo senso sia davvero, per tutti, un buon Natale !
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