piatto-insetto

 

 

di Mattia Spanò

 

Leggo con interesse e compassione (nel senso di patimento comune) l’accorato appello dei professori Francesco Benozzo e Luca Marini, contrari ai primi spifferi – focosamente osteggiati dai pasdaran del Vaccino – di “pacificazione nazionale” post-Covid.

Per quel che vale (molto poco) aggiungo qualche spunto personale al loro. Ma come osano questi sciagurati, si potrebbe pensare, in tempo di guerra alle malattie e alle nazioni opporsi alla pace?

Non c’è pace senza verità, vale a dire senza il riconoscimento pieno di ciò che è accaduto. È accaduto e accade esattamente ciò che Benozzo e Marini descrivono.

Si può sdottorare pubblicamente fino a seccarsi le fauci sul fatto che materia molle color legno sia sempre cioccolata, ma non è così. I fatti non cambiano al mutar delle parole: siamo noi a farlo.

Buttarla in caciara buonista tacendo le sadiche violenze consumate e l’odio sociale scatenato da un manipolo di imbecilli irresponsabili, ben visti e sostenuti da uno stuolo di lacchè più imbecilli e meno responsabili di loro (ma profumatamente pagati), basate sul nulla incartato di niente non è pace ma un’altra forma di guerra, se possibile ancora più feroce e pericolosa.

Un chiaro segno di senilità culturale, per non dire Alzheimer, è il rigetto del passato, che è il luogo dove la verità può essere determinata senza fallo. Si dubita e ci si agita nel presente, si spera nel futuro, ma il passato non si discute. Al massimo, si falsifica. Che è la tendenza che Benozzo e Marini indicano.

Se si amplifica lo sguardo, il rifiuto e la falsificazione della dimensione storica si coglie in molti altri aspetti. Nella cultura (horresco referens, ma di fatto lo è) woke per esempio, fondata sulla cancellazione di ciò che non piace e disturba non si sa chi, come nè perché: un ghiribizzo mentale che per certi versi è alla radice dell’impostura sanitaria messa in piedi e goffamente difesa di fronte a evidenze contrarie oramai schiaccianti, ma che erano facilmente prevedibili.

Il fatto è che al provvedimento sanitario (vaccinati) si è attaccato un provvedimento morale (fallo per gli altri) e infine legale (altrimenti non lavori, non esci di casa, non puoi acquistare sigarette e cioccolata o prendere l’autobus).

La maggior parte delle persone ha preferito accantonare dubbi e incertezze perché più del morbo teme la gogna sociale: a costo di prendere la curva del contagio alla velocità della scienza e andare a schiantarsi contro un muro lasciandoci la ghirba. Meglio morto che guardato storto, diciamo. Questione di gusti.

Ma mentre si bollano come ignoranti antiscientifici persone miti e sapienti che si sono opposte a questo sabba farmaceutico, si celebrano scimmie urlatrici come il nuovo che avanza e imbratta opere d’arte di valore universale con barattoli di zuppa al pomodoro – chiedo scusa: vellutata, che fa fino – perché c’è gente che va a spaccarsi la schiena in automobile e inquina. Qui sì che non c’è nessuna correlazione.

La qual gente – lo sfigato lavoratore, persino Avvenire pubblica uno strampalato elogio della povertà legata all’ingiustizia, par di capire, di dover lavorare percependo lo sterco del diavolo come iniquo compenso di uno sforzo inviso a Dio, e S. Paolo stia sereno – non solo strapaga il carburante, ma è impedita di accedere alle città, oppure di lasciare il proprio quartiere in auto “troppo spesso” come accade a Oxford, oppure deve subire continui blocchi stradali da parte di attivisti green.

La falsificazione si coglie nell’Impero del Bene che gronda bontà da tutti gli artigli, avrebbe scritto Flaiano, che sono diventati gli Stati Uniti e l’Unione Europea, dove un’oligarchia di individui che vanno a prendere il caffè col jet privato tiranneggiano i contadini perché inquinano usando fertilizzanti d’origine russa.

Individuə in tailleur gialloblu (#slávaukrayíni) e cravatta che pensano se stessi come un “giardino” in mezzo alla giungla del mondo, affermazione che supera il razzismo a destra. Invece di accompagnarlə gentilmente ma fermamente in strutture adeguate alle loro opinioni, quelle con le stanze imbottite, senza forchette e dove ti servono a colazione pranzo e cena bicchierini di pillole miracolose, siamo qui a riprenderlə e commentarlə  e soprattutto dipendere da loro. Sia chiaro: colpa nostra.

Questo manipolo di infortunati mentali manda armi all’impazzata in Ucraina, soffia sul fuoco della guerra a pieni polmoni, con ogni probabilità sabota gasdotti, sfotte, provoca, falsifica tutto ed ha la faccia di cioccolata di chiamare un regime fra i più corrotti al mondo, per giunta di limpida ispirazione nazista,  ‘democrazia’.

Il rigetto della verità storica si coglie nel delirio pazzotico della transizione verde, nell’odio viscerale per ciò che è naturale: mangiare carne fa male alle persone e al pianeta, mentre la carne artificiale o gli insetti sono l’alimento del futuro.

Sugli insetti, non sento gli strilli acuti e francamente poco virili degli animalisti (i pappataci sono meno vivi di un cavallo o un gattino? E chi lo ha detto?), il che dimostra non dico l’onestà intellettuale di questə signorə, che d’intelletto non v’è traccia alcuna, ma dell’assenza della più basica reazione stimolo-risposta tipica persino di certe piante carnivore (appunto: sarà mica perché mangiano carne che sono così sveglie).

Sulla carne, se fa male, fa male: non è che se Bill Gates mi vende quella finta e la vispa Ursula gliela finanzia perché carne e formaggi sono “cancerogeni”, allora fa meglio.

Tanto è vero che i clienti che la mangiano nei ristoranti che la servono devono firmare una liberatoria: in pratica, se gli viene una qualche nessuna correlazione improvvisa, o un cancro fuminante, sono volatili per diabetici loro. Viene in mente niente, cari altruisti degli atti d’amore consensualmente informati? Questi sono gli amanti della natura e della Scienza: venditori di bistecche fatte con la stampante 3d.

La falsificazione si vede nelle teorie gender. Persone con tendenze incontrollabili – la civiltà è dominio delle pulsioni, c’è poco da fare – che, favorite da Stati fuori controllo, puntano a creare incubi mentali nei bambini, facendoli poi a pezzi con un cocktail di chimica e bisturi, addirittura all’insaputa dei genitori. Ma guai se trovano dei parabeni nello sciampo o olio di palma nei biscotti.

Il rigetto si coglie nell’appiattimento generale delle facoltà cognitive, e in praticamente tutti gli aspetti della vita di cui potrei fare un lungo e tristo elenco che risparmio a me stesso prima che allo sfortunato lettore.

Non so e non mi interessa se Benozzo e Marini condividano o meno questi segnali collaterali. L’unico fatto realmente pestilenziale di tutta questa vicenda, che passerà alla storia come un momento di oscuramento globale della ragione, è che si pensa di dimenticare il passato senza conseguenze. E mi riesce difficile postulare una definizione migliore di idiozia.

Senza ristabilire la verità, non c’è pace possibile. Spiace per le anime belle, ma anche se siamo tutti peccatori agli occhi di Dio (tra l’altro non ci crede praticamente più quasi nessuno), la verità esiste, non è negata, rimane accessibile anche agli occhi umani. Chi la sostiene e l’abbraccia ha laicamente ragione. Chi la nega e la combatte, ha religiosamente torto (dedicato ai sepolcri imbiancati). E chi si astiene dalla lotta, è un gran fijo de na…

 


 

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