Nell’Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo dell’Amazzonia, si è parlato, tra l’altro, anche di “Identificare il tipo di ministero ufficiale che può essere conferito alle donne, tenendo conto del ruolo centrale che esse svolgono oggi nella Chiesa amazzonica”. E’ noto che una buona parte dei chierici che gravitano dentro e fuori la commissione organizzatrice del Sinodo sono di origine tedesca, nazione dove c’è un certo fermento a favore della creazione della figura della donna sacerdote. A tal proposito, riprendo un passo del libro-intervista di Benedetto XVI, Luce del mondo, a pag. 209, in cui il papa emerito parla proprio di questo.
Domanda: La non-ammissibilità dell’ordinazione sacerdotale delle donne è chiaramente espressa da un “non possumus” del supremo magistero. La Congregazione per la Dottrina della Fede l’ha poi sancita, sotto Paolo VI, nel documento Inter insignores del 1976. In seguito Giovanni Paolo II ha confermato quella determinazione nella Lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis del 1994. In rapporto alla “stessa divina costituzione della Chiesa”, egli, in virtù del suo ministero, dichiara letteralmente che «la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa». I critici vedono in questo una discriminazione. Gesù, affermano, non avrebbe chiamato delle donne al sacerdozio solo perché 2000 anni fa sarebbe stato impensabile.
Benedetto XVI: È una stupidaggine, perché allora il mondo era pieno di sacerdotesse. Tutte le religioni avevano le proprie sacerdotesse, al contrario ci si sarebbe potuti sorprendere che non ve ne fossero nella comunità di Gesù Cristo, situazione questa, tuttavia, che a sua volta era in continuità con la fede d’Israele.
La formulazione di Giovanni Paolo II è molto importante: «La Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale». Non si tratta di non volere ma di non potere. Il Signore ha dato una forma alla Chiesa con i Dodici e poi con la loro successione, con i vescovi e i presbiteri (i sacerdoti). Non siamo stati noi a creare questa forma della Chiesa, bensì è costitutiva a partire da Lui. Seguirla è un atto di obbedienza, nella situazione odierna forse un atto di obbedienza gravoso. Ma proprio questo è importante, che la Chiesa mostri di non essere un regime dell’arbitrio. Non possiamo fare quello che vogliamo. C’è invece una volontà del Signore per noi, alla quale ci atteniamo, anche se questo è faticoso e difficile in questa cultura e in questa civiltà.
Tra l’altro, le funzioni affidate alle donne nella Chiesa sono talmente grandi e significative che non può parlarsi di discriminazione. Sarebbe così se il sacerdozio fosse una specie di dominio, mentre al contrario deve essere completamente servizio. Se si dà uno sguardo alla storia della Chiesa, allora ci si accorge che il significato delle donne – da Maria a Monica sino a Madre Teresa – è talmente eminente che per molti versi le donne definiscono il volto della Chiesa più degli uomini. Pensiamo alle grandi festività cattoliche che sono riconducibili a delle donne, come il Corpus Domini o la Domenica della Divina Misericordia. A Roma, ad esempio, c’è una Chiesa nella quale le pale d’altare non raffigurano un solo uomo.
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