Poiché un piccolo ma significativo numero di cattolici rimane attratto dalla tesi che Benedetto XVI sia ancora il pontefice in carica, sembra opportuno richiamare l’attenzione sul fatto che le osservazioni di Benedetto fatte nel libro di Peter Seewald gettano ulteriore acqua fredda su di essa. L’articolo che vi propongo è stato scritto dal filosofo Edward Feser, pubblicato sul suo blog. Eccolo nella mia traduzione.

Ho letto il secondo volume di Benedetto XVI di Peter Seewald: A Life di Peter Seewald. C’è molto di interessante, compresa una nuova intervista con Benedetto alla fine. Alcune delle sue parole sono rilevanti per la controversia sul Benevacantismo (chiamato anche “Beneplenismo” e la tesi “Benedetto è papa (BiP)”), che sostiene che Benedetto non si è mai dimesso validamente e che Francesco è un antipapa. Ho già affrontato questo argomento un paio di volte in passato e il dibattito è, a mio avviso, sostanzialmente esaurito. Ma poiché un piccolo ma significativo numero di cattolici rimane attratto da questa tesi insensata, mi sembra utile richiamare l’attenzione su come le osservazioni di Benedetto gettino ulteriore acqua fredda su di essa.
Chi è l’attuale Papa?
Seewald riferisce che in uno scambio del 2018, Benedetto si è rifiutato di rispondere ad alcune domande sulla situazione attuale della Chiesa, con la motivazione che ciò avrebbe “inevitabilmente interferito nel lavoro dell’attuale papa. Devo e voglio evitare qualsiasi cosa in questa direzione” (p. 533, corsivo dell’autore). Questa osservazione dimostra di per sé che Benedetto non si considera più papa. Infatti, se lo fosse, difficilmente potrebbe interferire con se stesso esprimendosi. Benedetto rifiuta anche esplicitamente “qualsiasi idea che ci siano due papi allo stesso tempo”, poiché “un vescovato può avere un solo titolare” (p. 537). Chi pensa che sia l’unico Papa attuale, allora? La risposta è evidente dal fatto che Benedetto si riferisce esplicitamente a Francesco come “Papa Francesco” per tre volte nell’intervista (alle pp. 537 e 539). Si riferisce anche a Francesco come “il mio successore” (p. 539) e parla del “nuovo Papa” (p. 520).
È chiaro, quindi, che Benedetto stesso pensa di non essere il Papa e che Francesco è il Papa. Ora, i Benevacantisti affermano di sottomettersi lealmente all’autorità del vero Papa, che, a loro dire, è ancora Benedetto. Pensano anche che il presunto status di antipapa di Francesco spieghi la sua predilezione per le dichiarazioni dottrinalmente problematiche. Ma allora, se i Benevacantisti si sottomettono all’autorità di Benedetto, non dovrebbero accettare il suo giudizio che Francesco è il Papa e lui no? Naturalmente, questa sarebbe una posizione incoerente. I benevacantisti devono, di conseguenza, giudicare che Benedetto è semplicemente in errore.
Ma questo li porta solo fuori da una posizione incoerente e dentro un’altra. Infatti, se la comprensione di Benedetto della natura dell’ufficio papale è così carente che egli non si rende nemmeno conto di essere lui stesso papa, e abbraccia invece un antipapa, come può essere più affidabile di Francesco come maestro di dottrina? Questo grave errore dottrinale non indicherebbe che è un antipapa? Il fatto che sia in comunione con un antipapa non implicherebbe che sia anche uno scismatico, e anzi che sia in scisma con se stesso? La sua incapacità di nominare validamente i cardinali per eleggere il suo successore (lasciando invece che sia il presunto antipapa Francesco a fare tali nomine in modo invalido) non comporterebbe che egli ha essenzialmente distrutto l’ufficio papale per sempre, rendendo impossibile un’elezione papale valida? Come possono, alla luce di tutto ciò, i benevacantisti continuare a considerare Benedetto come un eroe più di quanto non considerino Francesco come tale? Come possono evitare di diventare sedevacantisti a tutti gli effetti?
Emeritus schmeritus
I benevacantisti fanno molto scalpore per l’adozione del titolo di “Papa emerito” da parte di Benedetto, ritenendolo una prova della sua intenzione di mantenere qualche aspetto dell’ufficio papale. Ho spiegato altrove perché il titolo non indica nulla del genere, e le osservazioni di Benedetto nell’intervista lo confermano. Commentando l’uso di “emerito” per riferirsi a un vescovo in pensione, Benedetto dice che “la parola ‘emerito’ dice che egli ha totalmente rinunciato al suo ufficio”, e ha mantenuto solo un “legame spirituale con la sua ex diocesi” come “ex vescovo” (p. 536, corsivo aggiunto). Assumendo il titolo di “Papa emerito”, stava semplicemente estendendo questo uso preesistente al caso specifico del vescovo di Roma.
Ciò implica, però, che Benedetto intende se stesso come “totalmente rinunciatario” dell’ufficio papale e considera Roma come la sua “ex diocesi”. Ciò mina le affermazioni secondo cui le sue dimissioni sarebbero state invalide, in quanto egli avrebbe erroneamente supposto di poter rinunciare a un aspetto dell’ufficio (il “ministerium”) mantenendo un altro (il “munus”). Non era una sua supposizione – anche perché, se lo fosse stato, non avrebbe potuto pensare a Roma come alla sua ex diocesi, alla cui sede vescovile aveva totalmente rinunciato.
Parlando della delusione che le sue dimissioni hanno provocato, Benedetto afferma che, tuttavia, “avevo chiaro che dovevo farlo e che questo era il momento giusto. Altrimenti, avrei solo aspettato di morire per porre fine al mio papato” (p. 520). Si noti che egli ritiene che le sue dimissioni abbiano posto fine al suo pontificato in modo non meno decisivo di quanto lo avrebbe fatto la sua morte. Non c’è bisogno di dire che se fosse morto, non si sarebbe parlato del fatto che avrebbe mantenuto il “munus” rinunciando al “ministerium”. Ma se egli ritiene che le sue dimissioni abbiano posto fine al suo papato in modo altrettanto completo di quanto avrebbe fatto la sua morte, allora anche in questo caso non si può dire che egli abbia inteso mantenere l’uno e rinunciare solo all’altro.
I sostenitori della distinzione munus/ministerium affermano che Benedetto ha deposto solo le funzioni del papato, mantenendo il suo status ontologico, che secondo loro non può essere rinunciato. Ma nell’intervista con Seewald, Benedetto rifiuta esplicitamente l’idea stessa che queste possano essere separate. In risposta alla domanda se il venir meno delle capacità sia una buona ragione per dimettersi dal papato, Benedetto dice:
Certo, questo potrebbe causare un equivoco sulla funzione. La successione petrina non è solo legata a una funzione, ma riguarda anche l’essere. Quindi il funzionamento non è l’unico criterio. D’altra parte, un papa deve anche fare cose particolari… [Se non si è più in grado è consigliabile – almeno per me, altri possono vederla diversamente – lasciare la cattedra. (pp. 524-25)
Chiaramente, quindi, egli ritiene che l’essere e la funzione del papato vadano di pari passo, così che se uno rinuncia all’uno – “lascia la cattedra” – rinuncia anche all’altra.
A volte viene anche suggerito che le dimissioni di Benedetto siano state fatte sotto costrizione e quindi in modo non valido. A ciò egli risponde:
È ovvio che non ci si può sottomettere a tali richieste. Per questo nel mio discorso ho sottolineato che lo facevo liberamente. Non si può mai partire se significa scappare, non si può mai sottostare alle pressioni. Si può partire solo se nessuno lo richiede. E nessuno l’ha preteso nel mio tempo. Nessuno. È stata una sorpresa per tutti. (p. 506)
Non ci può essere alcun ragionevole dubbio, quindi, che le dimissioni di Benedetto soddisfino i criteri molto semplici stabiliti dal diritto canonico: “Se accade che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, per la validità si richiede che la rinuncia sia fatta liberamente e correttamente manifestata, ma non che sia accettata da qualcuno” (Can. 332 §2). Egli intendeva chiaramente rinunciare all’ufficio in toto, non solo in parte. E lo ha fatto liberamente. Fine della storia.
Preghiera e provvidenza
I Benevacantisti sono estremamente costernati per lo stato della Chiesa e del mondo, e a ragione, perché entrambi sono in condizioni orribili. È questo, a mio avviso, che contribuisce a spiegare il loro tenace attaccamento a una teoria che crolla rapidamente a un’attenta analisi. Il Benevacantismo sembra fornire una soluzione alle difficoltà poste dalle parole e dalle azioni problematiche di Francesco. In realtà, come ho mostrato in precedenti commenti su questo argomento, peggiora notevolmente le cose. Ma può essere emotivamente soddisfacente, perché permette di criticare Francesco in modo vituperato e irrispettoso che non sarebbe giustificabile se fosse davvero papa.
Vale la pena notare che anche Benedetto è chiaramente costernato per lo stato della Chiesa e del mondo, e per le stesse ragioni. Alla domanda sulla corruzione in Curia, sullo scandalo Vatileaks e simili, fa capire che i veri problemi sono molto più profondi di queste cose:
Tuttavia, la vera minaccia per la Chiesa, e quindi per il papato, non viene da queste cose, ma dalla dittatura globale delle ideologie apparentemente umaniste. Contraddirle significa essere esclusi dal consenso sociale di base. Cento anni fa chiunque avrebbe trovato assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi chi si oppone è socialmente scomunicato. Lo stesso vale per l’aborto e la creazione di esseri umani in laboratorio. La società moderna sta formulando un credo anticristiano e opporsi ad esso è punito con la scomunica sociale. È naturale temere questo potere spirituale dell’Anticristo e per resistergli occorre davvero l’aiuto delle preghiere di un’intera diocesi e della Chiesa mondiale. (pp. 534-35)
Chiaramente, Benedetto non è d’accordo con quei sostenitori di Papa Francesco che fingono che la preoccupazione per queste questioni non sia altro che un riflesso della politica di guerra culturale della destra americana. Al contrario, queste questioni riguardano la morale cristiana fondamentale e un’opposizione ad essa che deriva niente meno che dal “potere dell’Anticristo”.
Prendendo in prestito una metafora di Gregorio Magno, Benedetto parla della “piccola nave della Chiesa che si imbatte in forti tempeste” e la propone come “un’immagine della Chiesa di oggi, la cui verità di fondo non può essere contestata” (p. 537). Dice anche, in risposta a una domanda sulla condizione della Chiesa:
Sant’Agostino diceva delle parabole di Gesù sulla Chiesa che, da un lato, molte persone in essa sono solo apparentemente tali, ma in realtà sono contro la Chiesa… [Ci sono tempi nella storia in cui la vittoria di Dio sulle potenze del male è consolantemente visibile, e tempi in cui il potere del male oscura ogni cosa]. (p. 539)
Alla domanda se Papa Francesco avrebbe dovuto rispondere ai dubia presentati da quattro cardinali sulla scia di Amoris Laetitia, Benedetto rifiuta di rispondere sostenendo che la domanda “entra troppo nel dettaglio del governo della Chiesa”, ma dice anche:
Nella chiesa, tra tutti i problemi dell’umanità e il potere sconcertante dello spirito maligno, si può ancora riconoscere la dolce forza della bontà di Dio. Anche se l’oscurità delle epoche successive non lascerà mai semplicemente intatta la gioia di essere cristiani […] nella chiesa e nella vita dei singoli cristiani ci sono sempre momenti in cui siamo profondamente consapevoli che il Signore ci ama e che l’amore significa gioia, è “felicità”. (p. 538)
È difficile non vedere in questo un tentativo di offrire incoraggiamento a coloro che sono stati scoraggiati da Amoris e dalle sue conseguenze – e anche un’insinuazione che la confusione che la controversia ha causato nella Chiesa rifletta un attacco da parte del “potere sconcertante dello spirito maligno” e delle “tenebre” dell’epoca attuale.
Se, come sostengono i Benevacantisti, Benedetto pensasse davvero di essere ancora in possesso del munus del papato, è inconcepibile che non dica e non faccia più di quanto abbia fatto di fronte a quelle che lui stesso descrive come le “forti tempeste” che la Chiesa sta attualmente affrontando a causa del “potere sconcertante dello spirito maligno”, anzi del “potere spirituale dell’Anticristo” che oggi “oscura tutto”. L’unica spiegazione plausibile del perché non l’abbia fatto è che crede che Francesco e solo Francesco sia il Papa e che qualsiasi parola o azione più forte da parte sua minaccerebbe lo scisma. Ovviamente ritiene che per superare questa tempesta sia necessario pregare e confidare nella provvidenza divina, piuttosto che ricorrere a teorie strampalate. È ironico che molti Benevacantisti deridano i loro critici per aver assunto proprio questo atteggiamento che Benedetto stesso raccomanda.
Edward Feser è uno scrittore e filosofo che vive a Los Angeles. Insegna filosofia al Pasadena City College. I suoi principali interessi di ricerca accademica riguardano la filosofia della mente, la filosofia morale e politica e la filosofia della religione. Scrive anche di politica, da un punto di vista conservatore, e di religione, da una prospettiva cattolica tradizionale.
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Il libro “Codice Ratzinger” di Cionci ormai mi pare definitivo. Non ci si può interessare a questa situazione senza leggerlo.
Quindi dott. Paciolla, se per lei Benedetto XVl non è il papa legittimo e INFALLIBILE stabilito da Cristo, costretto dalla massoneria alla sede impedita,
chi sarebbe il papa?
Forse l’ERETICO stabilito INVALIDAMENTE dalla mafia s Gallo, detta anche massoneria o sinagoga di satana?
Oppure per lei non c’è nessun papa?
E quindi per lei Gesù sarebbe un “bugiardo”? visto che non ha mantenuto la Sua solenne promessa di governare IN PERPETUO la Sua Chiesa attraverso colui che rappresenta la Sua persona in terra?
Sono davvero delusa dott. Sabino Paciolla, e spero rientri presto nel gregge di Cristo, perché, come ha ribadito papa Benedetto XVI, in una sua risposta, solo le Sue pecore sanno riconoscere la voce di Cristo Buon Pastore…e lo seguono.
Dott. Paciolla, si renda conto che chi milita nella cattedra iniqua del mercenario ladro e assassino entrato per la finestra di un invalido conclave, col mandato di distruggere Cristo e le anime, di fatto, collabora alle sue opere demoniache.
Scelga:
O con Cristo e il suo vicario Benedetto XVI.
O con satana e il suo vicario Bergoglio.
Carissima Gabriella Danieli, credo abbia sbagliato indirizzo. Le domande che pone a me le dovrebbe indirizzare direttamente al papa Emerito Benedetto XVI. Lui saprà risponderle adeguatamente.
Carissimo Sabino, grazie per la sua sollecita risposta
Ma mi permetta, non ci è lecito giudicare la DIVINA AUTORITÀ del nostro Santo Padre Benedetto XVI, che afferma di aver obbedito alla Divina Volontà, rinunciando solo all’esercizio e non al MUNUS così da rendere l’atto invalido per errore, e restare il papa legittimo crocifisso con Cristo sulla Croce dell’esilio forzato…
Ora spetta a noi Suoi figli riconoscerlo ancora papa per invalide DIMISSIONI e denunciare al tribunale ecclesiastico l’IMPOSTORE ERETICO ai fini della sua DEPOSIZIONE, così come previsto dal can. Can. 1436 – § 1. COLUI che NEGA UNA VERITÀ da CREDERE per FEDE DIVINA e CATTOLICA o LA METTE in DUBBIO oppure RIPUDIA TOTALMENTE la FEDE CRISTIANA e legittimamente ammonito non si ravvede, SIA PUNITO come ERETICO o come APOSTATA con la SCOMUNICA MAGGIORE;
◾ Il chierico (Bergoglio non è mai stato papa) può essere punito inoltre con altre pene, NON ESCLUSA LA DEPOSIZIONE. Questo secondo la Lettera Apostolica data Motu Proprio AD TUENDAM FIDEM, con la quale papa GPII, il 18 maggio 1998, ha inserito alcune norme nel Codice di Diritto Canonico.
(Forse il papa, conoscendo il terzo segreto di Fatima sapeva già del futuro papa impostore e ha voluto con questi nuovi canoni, indicarci il modo per cacciare l’IMPOSTORE?)
Carissimo Sabino, in nome della nostra amicizia e stima reciproca di tanti anni su facebook, PERFAVORE, controlli lei stesso dal min..14 dove papa Benedetto XVI rinuncia pubblicamente solo all’ESERCIZIO O MINISTERIUM, ma NON AL MINISTERO O MUNUS PETRINUM.
https://youtu.be/dLiGTk3YunY
Dunque, Papa Benedetto XVI, NON AVENDO MANIFESTATO, per la “VALIDITÀ” di tale atto, la necessaria “RINUNCIA” al “MUNUS PETRINUM”, ma solo al “MINISTERIUM”…. per il can. 126 l’atto risulta posto con ERRORE INVALIDANTE❗.
◾can. 126 – L’atto posto per ignoranza o per ERRORE, che verta intorno a ciò che ne costituisce la sostanza, o che ricada nella condizione SINE QUA NON, è NULLO; altrimenti vale, se dal diritto non è disposto altro, ma L’ATTO COMPIUTO per ignoranza o PER ERRORE PUÒ DAR LUOGO ALL’AZIONE RESCISSORIA a NORMA del DIRITTO.
AZIONE RESCISSORIA:
OTTENERE l’ANNULLAMENTO DI UN CONTRATTO.
Tant’è vero che il Prof. Antonio José Sánchez Sáez, DOCENTE di DIRITTO presso l’UNIVERSITÀ di Siviglia, così si esprime:
“.. Bergoglio in realtà non è Pontefice ma un “impostore”, in quanto messo al Soglio Pontificio “forzatamente” dalla massoneria ecclesiastica.”
https://www.ilsussidiario.net/news/francesco-antipapa-eletto-da-massoneria-prof-sanchez-ratzinger-non-ha-abdicato/2198280/amp/
Non solo, ma nel 1983, l’allora card. Ratzinger e papa Wojtyla apportarono un cambiamento al Diritto Canonico:
l’ufficio papale venne suddiviso in due enti, il “MUNUS PETRINUM” (titolo divino) e il “MINISTERIUM” (esercizio del potere).
Pertanto, rinunciando a questo o a quello, si configurano DUE situazioni speculari e radicalmente diverse:
1) Se il papa rinuncia in modo simultaneo e ratificato al “MUNUS PETRINUM”, c’è la sua ABDICAZIONE (canone 332.2).
2) Se invece il papa rinuncia in modo DIFFERITO e NON RATIFICATO solo al “MINISTERIUM” e non al “MUNUS” (come ha fatto Benedetto XVI) si ricade nella SEDE IMPEDITA (canone 412), dove il Papa è prigioniero, confinato, non libero di esprimersi, ma resta Papa a tutti gli effetti.
Ora spetta a noi cristiani ridare al Vicario di Cristo la DIGNITÀ RUBATA.
Giusto?
Se fosse vero, Benedetto XVI starebbe mentendo, facendo un male incalcolabile alla Chiesa. Non spetta comunque a noi il processo.
Dott. Paciolla, no. Papa Benedetto XVI non ha mentito affatto quando non ha rinunciato al MINISTERO PETRINO rendendo nullo l’atto di rinuncia.
E tutti sappiamo che papa Benedetto XVI è stato costretto a mettersi da parte per l’atteggiamento di generale insubordinazione da parte della maggioranza dei vescovi e cardinali ai vertici in vaticano.
E quindi, il male incalcolabile alla chiesa non lo sta facendo colui che rappresenta Cristo, e Cristo crocifisso, ma piuttosto tutti quei vescovi e sacerdoti che ancora oggi gridano: SIA CROCIFISSO.
VOGLIAMO LIBERO l’IMPOSTORE BARABBA.
Quando invece, per liberare la chiesa e il mondo dal potere di satana, basterebbe ridare la DIGNITÀ RUBATA a colui che rappresenta Cristo in terra.
Ma poi, perché lei dice che “non spetta a noi laici, presentare una DENUNCIA PENALE al tribunale ecclesiastico per procedere penalmente contro chi ha usurpato il trono di Pietro per distruggere Cristo e la Sua Chiesa?
Sempre nella Lettera Apostolica data Motu Proprio AD TUENDAM FIDEM, leggiamo invece, che “TUTTI” i fedeli hanno L’OBBLIGO MORALE di DIFENDERE la DOTTRINA CRISTIANA da colui che ne insegna una contraria:
Can. 598 – § 1. Per fede divina e cattolica sono da credere tutte quelle cose che sono contenute nella parola di Dio scritta o tramandata cioè NELL’UNICO DEPOSITO DELLA FEDE AFFIDATO ALLA CHIESA, e che insieme sono proposte come divinamente rivelate sia dal MAGISTERO SOLENNE della Chiesa, sia dal suo MAGISTERO ORDINARIO e UNIVERSALE, ossia quello che è manifestato dalla comune adesione dei fedeli sotto la guida del sacro magistero;
🔴 DI CONSEGUENZA “TUTTI” I “FEDELI” CURINO DI EVITARE QUALSIASI DOTTRINA CHE AD ESSE NON CORRISPONDA.
Roma, presso san Pietro, 18 maggio 1998, anno ventesimo del Nostro Pontificato.
GIOVANNI PAOLO II
https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/motu_proprio/documents/hf_jp-ii_motu-proprio_30061998_ad-tuendam-fidem.html
Concordo con la lettrice che dice che per affrontare questa questione è indispensabile partire dal libro di A. Cionci. E’ possibile che le cose stiano come afferma il libro “Codice Ratzinger”? E’ necessario confutare le sue argomentazioni, invece di fare ragionamenti, logici certo ma che non centrano il punto.
Ovviamente, rispondere che é possibile non significa arrivare alla convinzione che le cose stiano proprio così; ma Cionci ha posto una questione che non si può evitare.
Grazie a Sabino per affrontare temi che purtroppo ormai sono tabù tra i cattolici (anche e soprattutto ciellini) e per ospitare giudizi divergenti.
Non è possibile che le cose stiano come dice Cionci, perché Cionci afferma “Benedetto non ha mai detto che il Papa è Francesco”, ma tale affermazione è smentita dai fatti, perché ci sono state numerose occasioni pubbliche in cui invece lo ha proprio detto. Per esempio quelle evidenziate da Feser.
Tanto basta a invalidare la tesi di Cionci.
It is quite clear to any thinking catholic that Pope Benedict xvi has failed to resign in the proper manner.
It is also clear that the outcome of Benedicts actions is the elevation to high office of a deviant Jesuit priest who holds beliefs that are contrary to the catholic faith;
Sadly most catholics continue to believe that this Jesuit priest is some type of “pope”.
In conclusion the Petrine office has been badly damaged by Pope Benedicts actions and so much prayer is needed for the man.