Di seguito rilancio un articolo di Dan Hitchens, redattore senior di First Things, sulla quale è stata pubblicata. Eccolo nella mia traduzione.
Uno era una figura piccola, timida e introversa, che in età avanzata sembrava che una forte brezza attraverso i Giardini Vaticani potesse temporaneamente sollevarlo dai piedi. L’altro, anche a ottant’anni, assomigliava al picchiatore di Aussie Rules che era quasi diventato: una montagna di uomo che dominava qualsiasi stanza in cui entrava.
Uno era un intellettuale di prim’ordine, capace di saltare senza sforzo dai miti babilonesi della creazione all’epistemologia kantiana; i suoi numerosi libri, che gettano una luce costante e inaspettata su argomenti familiari, saranno di valore permanente per i cristiani e per chiunque sia alla ricerca della vera saggezza. L’altro non era tanto un pensatore originale quanto un divulgatore acuto, capace di citare Agostino a una congregazione gremita in una cattedrale e di farlo rimanere impresso.
Uno era un’improbabile icona culturale, un eroe per artisti come Patti Smith e Werner Herzog. Politicamente imprevedibile, poteva lamentarsi della rivoluzione sessuale in un momento e del riscaldamento globale in quello successivo; poteva criticare il marxismo osservando che “il socialismo democratico era ed è vicino alla dottrina sociale cattolica”. L’altro era meno icona culturale che guerriero della cultura, un uomo di destra che si schierava a fianco dei suoi amici politici e accettava la rabbia dei suoi nemici come parte dell’accordo.
Benedetto XVI e il cardinale George Pell, entrambi recentemente scomparsi nell’arco di due settimane, sono diventati potenti uomini di Chiesa seguendo strade diverse. Tutti coloro che conoscevano il giovane Pell si aspettavano che salisse e salisse. Ha fatto in modo che le cose accadessero. Quando una porta gli si chiudeva in faccia, la spingeva fuori dai cardini, soprattutto nel suo ultimo ruolo importante, quello di zar delle finanze del Vaticano. Benedetto, invece, è stato rapito dal lavoro accademico che amava e mandato al palazzo vescovile di Monaco, il giorno in cui la sua felicità è finita, ha detto.
Entrambi gli uomini hanno vissuto, nell’ultimo decennio della loro vita, il caos dei nostri tempi, ma in modi molto diversi. Benedetto, dopo aver giurato fedeltà e obbedienza silenziosa al suo successore, ha dovuto assistere allo smantellamento di gran parte della sua stessa eredità: è diventato, a seconda di come lo si vede, una figura tragicamente acquiescente o un esempio di fiducia nella provvidenza divina anche quando “la barca ha imbarcato così tanta acqua da essere sul punto di rovesciarsi”. Il cardinale Pell, nel frattempo, ha trascorso più di un anno in carcere, vittima di un sorprendente errore giudiziario che non è stato quasi corretto. Un principe della Chiesa rinchiuso in isolamento, a cui è stato negato persino il permesso di celebrare la Messa: sembrava una cosa uscita dall’Inghilterra del XVI secolo o dal blocco orientale, ma scandita dagli scherni di una folla online del XXI secolo. Pell ha avuto i suoi momenti di rabbia privata, ma è tornato straordinariamente in fretta alla pace e al perdono.
L’ex primo ministro australiano Tony Abbott ha definito Pell “un santo per i nostri tempi” e non pochi cattolici hanno chiesto la canonizzazione di Benedetto. Non tutti si spingono a tanto. Lo stesso Pell ha detto che avrebbe potuto fare di più, nei suoi primi anni di vita, per vigilare sugli abusi sui minori: Si è trattato di un uomo coscienzioso che si è attenuto a uno standard eccezionalmente alto, o di un’ammissione di una grave mancanza che offusca la sua eredità? Dalle recenti rivelazioni, sembra che Benedetto abbia iniziato a rendersi conto di aver consegnato il potere ai suoi nemici: La sua inesauribile disponibilità ad aiutare i suoi avversari per tutta la vita era semplicemente carità cristiana o era una colpevole ingenuità?
Possiamo discutere di queste cose, pur esprimendo un’immensa gratitudine a questi due uomini per il messaggio che, dal primo all’ultimo, hanno predicato. Come essi videro, se la fede nel Dio dell’amore stava scomparendo dal mondo, non era a causa di una sfida diretta, ma a causa di una sottile piaga che minacciava di far appassire le radici della fede. Era così facile, tra il clamore dei media e il relativismo del mondo moderno, iniziare a pensare che forse la rivelazione di Dio poteva essere tranquillamente ignorata. Da lì il passo è stato breve per dimenticare del tutto Dio. E così ci hanno ricordato, sempre più, di perseverare nella fede che abbiamo ricevuto.
Come ha detto il cardinale Pell con la sua caratteristica schiettezza sul sito di First Things:
Secondo l’insegnamento cattolico, il Papa, i vescovi e tutti i fedeli sono servitori e difensori della tradizione apostolica, senza alcun potere di rifiutare o distorcere elementi essenziali, soprattutto quando la tradizione viene sviluppata e spiegata. Ciò che è in discussione quando rifiutiamo l’insegnamento morale fondamentale sulla sessualità (per esempio) non è un paragrafo del Catechismo cattolico, o un canone della legge della Chiesa, o persino un decreto conciliare. È la stessa Parola di Dio, affidata agli apostoli, che viene rifiutata. Non sappiamo meglio di Dio.
E come ha scritto Benedetto, in una testimonianza spirituale che sarà pubblicata dopo la sua morte: “Quello che ho detto prima ai miei compatrioti, lo dico ora a tutti coloro che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: Restate saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! . . . Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il suo corpo”.
Questa era la grande lezione che insegnavano, vivevano e persino, si potrebbe dire, incarnavano. Se qualcuno ha mai avuto l’aspetto di un baluardo, quello era il cardinale Pell; e c’era qualcosa nel contegno orante e meditativo di Benedetto che suggeriva una vera purezza di cuore – che, come diceva Kierkegaard, significa “volere una cosa sola”.
Dan Hitchens
Dan Hitchens è redattore senior di First Things.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.
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