Ascensione del Signore
(Anno B)
(At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20)
di Alberto Strumia
Con l’Ascensione al Cielo Dio ha completato il piano della Salvezza per l’umanità intera.
Nell’Ascensione di Gesù – vero uomo – è l’uomo stesso che, in Cristo, viene elevato nuovamente al livello di dignità per la quale è stato creato ed è voluto da Dio («Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini», seconda lettura). Solo Gesù – vero Dio – ha il potere di far compiere alla natura umana e, in essa, a ciascun essere umano che voglia seguirlo, il percorso di “ascensione”, cioè di elevazione della propria dignità.
Perché, nell’Ascensione dell’Uomo Gesù, ad ogni uomo è data la possibilità di compiere lo stesso percorso di “risalita” verso la dignità nella quale e per la quale è stato creato: quella di vivere di Dio, con Dio e in Dio. Questo percorso con il quale l’uomo vede “salire” il livello della propria dignità gli è reso possibile solo in Cristo.
L’umanità, tentata da Satana, che per primo ha commesso l’errore fatale di pretendere di bastare a se stesso, fino a credersi dio, lo ha seguito nello stesso errore (“peccato originale” di orgoglio). Questo “errore” (peccato) che è l’origine di tutti gli errori (peccati) è stato un vero peccato, anche nel senso che si dà a questa espressione nel linguaggio comune, quando si dice: che peccato! Abbiamo perso tutto… perché ci siamo sbagliati nel valutare le nostre forze. E così abbiamo buttato via il “giusto modo” di essere uomini. Non lo abbiamo ancora capito?
Dio, come vero Padre ci è venuti a “tirare su” dalla caduta, nella quale ci siamo fatti troppo male per poterci rimettere in piedi da soli. L’“esemplare” della piena dignità umana che è l’uomo Gesù Cristo, l’uomo unito al Verbo, modello di ogni uomo, creato a Sua immagine e somiglianza, ha ricostruito la nostra dignità, il “giusto modo” di essere umani e lo ha nuovamente messo a disposizione di chi vuole accedervi. Tutto questo è stato realizzato nei “misteri” della vita terrena di Cristo, nelle tappe storiche che hanno materializzato visibilmente il percorso della “riparazione” dell’uomo.
– Dal concepimento (Annunciazione);
– Alla nascita (Natale);
– Alla vita pubblica (Battesimo, predicazione, miracoli);
– Al farsi carico della nostra autocondanna per riposizionare l’uomo davanti a Dio (Passione e Morte in croce);
– Alla rinascita (Risurrezione) dell’uomo alla vita nel “giusto rapporto” con Dio Creatore;
– Al “tirare su” (Ascensione) l’uomo che vuole seguirlo per essere con Lui risollevato dalla caduta in terra verso la verità della vita (Cielo).
Dietro a tutti questi che sono espressi in un linguaggio simbolico nella liturgia, c’è la “realtà”. E anche a noi gli «uomini in bianche vesti» dei quali ci parla la prima lettura che, per noi altro non sono che i santi della storia della Chiesa, ci dicono: «perché state a guardare» come se tutto questo non fosse per voi, non fosse reale?
In un momento storico di totale “disfatta della dignità umana” (dovrebbe bastare questo risultato a far capire che si è commesso un errore fatale!) come il nostro, in conseguenza dell’abbandono del “giusto modo” di vivere l’esistenza, nella presunzione di essere dio al posto di Dio, ci viene detto: «Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in Cielo». Mai come oggi un cristiano, che non sia intorpidito nella fede e nella ragione, desidera questo ritorno di Cristo e gli chiede che i tempi siano abbreviati. «Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere”» e ci è richiesto, anzi ordinato, di attendere il momento previsto per il nostro bene, rimanendo nella Chiesa non ostante tutto («ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme»), nella fedeltà a quanto Lui ha insegnato. Lo Spirito Santo farà comprendere a pieno tutto il piano di Dio in ordine alla nostra Salvezza. Su questo ci farà meditare la liturgia della domenica di Pentecoste.
Nel Vangelo troviamo Gesù che, prima dell’Ascensione, dà il mandato alla Chiesa di insegnare a leggere la condizione umana nella storia alla luce di questo piano di Dio dicendo sempre le cose come stanno («Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»). A ciascuno singolarmente è lasciata la libertà di decidere del proprio destino eterno («Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato»).
Affidandoci a Maria che, per prima, dopo Gesù è stata assunta in Cielo da Lui, per anticipare il passo che è stato preparato per chiunque di noi lo vuole, al momento opportuno, chiediamo l’aiuto per essere “tirati su” con lei anche noi. Sia lei ad abbreviare i tempi come fece a Cana di Galilea, abbreviando il tempo del miracolo.
Oggi, a Bologna, la risalita dell’immagine della Beata Vergine di san Luca, dalla Cattedrale della città, alla sua sede presso il santuario che abitualmente la custodisce, sul Colle della Guardia, è il segno visibile di questo aiuto a risalire di dignità che solo Cristo può restituire agli uomini e alle donne del nostro tempo. Sia lei ad abbreviare i tempi del miracolo di questo recupero che gli esseri umani non sono più in grado di compiere da soli.
Bologna, 16 maggio 2021
Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari.
fonte: albertostrumia.it
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