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di Marco Rigoni

 

È ancora possibile parlare di diritto? Invocare la nostra carta costituzionale? Appellarci ai regolamenti europei – peraltro sfacciatamente smentiti dall’Europa stessa?

Sembra che i principi dello Stato di diritto siano stati tutti revocati. A che cosa possiamo fare riferimento se tutto, e il suo contrario, sembra ora possibile?

Il superamento sfacciato del principio della certezza del diritto ci ha esposti ad ogni arbitrio giuridico, presentato e imposto paradossalmente proprio in nome del diritto stesso, in nome della libertà, a tutela del diritto fondamentale della salute, a sostegno del diritto al lavoro, in nome della costituzione.

Lo stesso “stato di emergenza” è stato instaurato e prorogato in violazione del diritto, imposto con decreti del governo.

Gli stessi decreti sono oggetto di interpretazioni restrittive e ultra lege con circolari e relazioni ministeriali o da parte di dirigenti scolastici ossequiosi. Sembra quasi che siano state slatentizzate pulsioni e propensioni verso manifestazioni improprie di piccoli e meschini poteri personali o di limitate categorie burocratiche.

Ciò che sorprende e preoccupa maggiormente è l’adesione acritica a sostegno della politica emergenziale di larga parte della popolazione, che sembra non porsi domande, che sembra cieca di fronte alle aberrazioni giuridiche che si stanno compiendo a danno di tutti, salvo di coloro che da questa condizione traggono profitti enormi.

È con amarezza e profonda tristezza che constato come sembri che alle persone interessi maggiormente poter recarsi al cinema, al ristorante, al bar, apparentemente rassicurati da un ridicolo e offensivo “certificato verde”, piuttosto che riflettere e rendersi conto che i primi ad essere ingannati sono proprio loro stessi.

Aprire gli occhi, talvolta, fa più paura della perdita della libertà.

 

 

 

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