Ricevo e volentieri pubblico un appello che condivido totalmente, parola per parola, e sottoscrivo.
Permettetemi una precisazione riguardo all’ultimo capoverso dell’appello quando si parla di “sospensione dell’assenso”. Müller, nell’intervista che abbiamo pubblicato l’altro giorno, afferma: “L’autorità formale del Papa non può essere separata dal legame sostanziale con la Sacra Scrittura, la Tradizione apostolica e le decisioni dogmatiche del Magistero che lo ha preceduto. Altrimenti, come Lutero ha frainteso il papato, si metterebbe al posto di Dio, che è l’unico autore della sua verità rivelata, invece di limitarsi a testimoniare fedelmente, nell’autorità di Cristo, la fede rivelata in modo integrale e non adulterato e a presentarla autenticamente alla Chiesa”. Inoltre, San Bellarmino scrive: “E’ lecito resistergli non facendo quello che ordina e impedendo l’esecuzione della sua volontà: non è però lecito giudicarlo, punirlo o deporlo, perché questi sono atti propri a un superiore” (De Rom.Pont, lib-II, c.29).
Consiglio di condividere il più possibile questo appello.
Guardiamo con preoccupazione e apprensione alla Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata a Roma per il prossimo mese di ottobre, sul tema della “Sinodalità”. Come figli della Chiesa e come cittadini di questa grande Nazione, ci rivolgiamo a Papa Francesco, chiedendo di avere il grande coraggio, che già ebbero i suoi venerati predecessori, di non permettere che ci si discosti mai e in nulla dalla dottrina cattolica, riaffermando la verità del Vangelo, capace di rivelare e restituire, all’uomo e ai popoli, la loro originaria e altissima Vocazione.
Non osi il Sinodo attentare alla natura della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. Tale preoccupazione non nasce da alcuna ideologia, ma dai processi che Lei ha innestato e che incoraggia, come ebbe a confidare ad un vescovo italiano, in un precedente sinodo. La dottrina non è altro che l’insegnamento cattolico, che Paolo chiama la “potenza del Vangelo”. Non si riduce solo al Credo, ma si estende fino al Catechismo, che non è acqua distillata, ma condensato di vita e santità vissuta dalla Chiesa.
Come ha detto il Card. Caffarra: una Chiesa senza dottrina è solo una Chiesa più ignorante.
Da fedeli, col sensus fidei, proporzionale allo sviluppo della fede e alla santità di vita di ciascuno, siamo chiamati a difendere la fede per poterla diffondere nel mondo, come avvenne al Concilio di Efeso. Il sensus fidei non è la volonté gènérale di Rousseau, risultato dell’influenza del pensiero dominante in un dato momento, ma è ciò che è stato creduto sempre, dovunque e da tutti – laici e sacerdoti – in tutto il mondo nel corso dei secoli. Il sensus fidei agisce come una sorta di sistema immunitario spirituale, che fa riconoscere e rifiutare istintivamente ai fedeli qualsiasi errore.
Oggi, nella Chiesa, è in atto un tentativo di convincerci che abbracciare l’eresia e l’immoralità non sia peccato, ma piuttosto risposta alla voce dello Spirito Santo, che parlerebbe attraverso persone che si sentono emarginate.
Santo Padre, il documento di lavoro del prossimo Sinodo non è una sintesi della fede cattolica o dell’insegnamento del Nuovo Testamento. È radicalmente incompleto, ambiguo ed ostile, in molti modi, alla perenne tradizione apostolica. Non vi è riconosciuto in alcun modo il Nuovo Testamento come Parola di Dio, norma per tutti gli insegnamenti sulla fede e sulla morale. Coloro che l’hanno redatto, stanno sognando un’altra Chiesa, che non ha nulla della fede cattolica. Santità, metta fine a ogni ambiguità tra il Sinodaler Weg e il Sinodo universale, ammonisca la Chiesa tedesca e nomini un diverso relatore generale del prossimo Sinodo.
Non permetta che la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che in precedenza ha insegnato in materia di fede e di morale, consentendo di benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio.
Non conferisca all’imminente Sinodo, che è solo una rappresentanza pilotata di pastori e di fedeli, l’autorità su questioni dottrinali e pastorali, che spetta esclusivamente al Romano Pontefice e al Collegio dei Vescovi. Altrimenti, sarà in grave pericolo l’unità della Chiesa, perché con molti fedeli in tutto il mondo, in attesa di una risposta certa, sospenderemo prudenzialmente l’assenso, e la missione di Pietro, che ama e unisce, fallirà.
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