Andrea Cionci, l’autore di “Codice Ratzinger” (Byoblu ed.), dopo aver letto l’articolo del filosofo Edward Feser, che ho tradotto e rilanciato su questo blog martedì scorso, ha scritto un lungo articolo, pubblicato su Roma.it, che mi ha inviato via mail. Lo rilancio per completezza di informazione anche se non ne condivido il contenuto.
Una nota: Cionci, a differenza di quanto scrive nell’articolo che segue, non ricordava che vi è stato un piccolo scambio di mail tra me e lui nel 2021. Ieri sera gliel’ho fatto notare, dandone dimostrazione, e lui ha riconosciuto.
230 articoli in due anni, 340 pagine di libro-inchiesta, “Codice Ratzinger” (Byoblu ed.), secondo bestseller italiano, la conferma di 30 specialisti, latinisti, psicologi, giuristi, teologi, storici della Chiesa anche di rango universitario. Eppure, ci sono ancora contestatori che se ne escono, freschi come rose, a fare obiezioni sull’abc della questione, dandoci – sostanzialmente – dei cretini. Infatti, il professore di filosofia americano Edward Feser, non certo immune da toni sprezzanti e superficiali già usati in passato, ha definito “sciocca tesi” la questione indagata dal sottoscritto probabilmente senza aver nemmeno ascoltato l’intervento video che abbiamo premurosamente sottotitolato per lui e altri studiosi americani. Inoltre, con un personalissimo concetto del bon ton, Feser non ha neanche risposto alla cortese lettera Pubblica indirizzatagli mesi fa.
Con una certa stanchezza, lo ammettiamo, in attesa che a breve esca la traduzione inglese di “Codice Ratzinger”, dobbiamo replicare, anche perché l’intervento è stato ripreso in italiano dal blogger cattolico Sabino Paciolla, il quale, più volte nei mesi scorsi sollecitato a discutere (anche in modo critico) del Codice Ratzinger, non ha mai accettato un confronto e, secondo un uso consolidato fra gli una cum, non ha mai risposto alle email. Però adesso dà spazio all’americano Feser e alle sue sprezzanti e implosive considerazioni: complimenti per la par condicio e la disponibilità verso un connazionale. Grazie.
Rispondiamo quindi soprattutto nell’interesse dei lettori, più che per tentare di convincere il tetragono prof. Feser e gli “una cum” nostrani, anche se non ce ne sarebbe nemmeno bisogno a fronte di una considerazione ovvia: se dopo nove anni stiamo ancora a discutere se Benedetto ha abdicato o no, vuol dire che la rinuncia era sicuramente dubbia e quindi per il diritto canonico nulla. Punto.
Ma quello che risulta molto difficile da comprendere per il professore, oltre alla questione canonica, è che il linguaggio di papa Benedetto non è un linguaggio normale, banale, ma uno stile comunicativo speciale, essenziale, trasparente e veritiero, mutuato da quello di Cristo con i suoi accusatori, che dice la verità usando la logica, l’anfibologia o la pura letteralità in modo che solo “chi ha orecchie intenda”. Questo linguaggio “pro multis”, cioè, per molti, ma non per tutti, è stato identificato con precisione da diversi specialisti tra cui il prof. Carlo Taormina, il più famoso avvocato italiano, ed è pienamente giustificato dal fatto che Benedetto si trova in sede impedita, cioè giuridicamente prigioniero, e che ha promesso obbedienza e reverenza (non certo fedeltà) al suo antagonista antipapa, nelle cui mani si trova.
Con supponenza, Feser cita – come se non avessimo già studiato parola per parola due anni fa quel testo – il volume “Ein Leben” di Peter Seewald, che è corredato da un’eloquentissima intervista al Santo Padre Benedetto.
Ecco cosa scrive l’americano: “Benedetto si è rifiutato di rispondere ad alcune domande sulla situazione attuale della Chiesa, con la motivazione che ciò avrebbe «inevitabilmente interferito nel lavoro dell’attuale papa. Devo e voglio evitare qualsiasi cosa in questa direzione»”.
E a Feser chi glielo ha detto che quell’attuale papa è Bergoglio? Forse che il sottoscritto non potrebbe scrivere di sé in terza persona, come sta facendo ora? E’ il solito caso del “papa non specificato”, come quando Benedetto riceve i falsi cardinali di Bergoglio e raccomanda loro la fedeltà al papa, ovviamente senza indicare quale.
Prosegue Feser: “Benedetto rifiuta anche esplicitamente “qualsiasi idea che ci siano due papi allo stesso tempo”, poiché “un vescovato può avere un solo titolare”. Chi pensa che sia l’unico Papa attuale, allora? La risposta è evidente dal fatto che Benedetto si riferisce esplicitamente a Francesco come “Papa Francesco” per tre volte nell’intervista. Si riferisce anche a Francesco come “il mio successore” e arla del “nuovo Papa”.
Non è evidente per niente, caro Feser, dato che Mons. Gaenswein, nel famoso discorso del 2016, disse che c’è “un solo papa legittimo, ma due successori di San Pietro viventi in una sorta di ministero allargato con un membro contemplativo e uno attivo”. Quindi, considerando che la Declaratio non è una rinuncia valida, ma un annuncio di sede impedita, tutto torna: c’è un papa legittimo (quello contemplativo, Benedetto) e un papa illegittimo, attivo e regnante, cioè Bergoglio che è illegittimo in quanto eletto da un conclave convocato a papa né morto né abdicatario, ma impedito.
Avendo promesso obbedienza e reverenza al suo successore illegittimo, come si potrebbe fare a un carceriere, lo chiama “Papa Francesco”, e se Bergoglio volesse farsi chiamare “Batman”, lo chiamerebbe così per reverenza. Infatti, da nove anni papa Ratzinger non dice mai quello che conta, cioè che il papa è uno ED E’ FRANCESCO. E’: voce del verbo essere.
Partendo dalle sue illusioni, Feser prosegue per conto suo: “Ma allora, se i Benevacantisti si sottomettono all’autorità di Benedetto, non dovrebbero accettare il suo giudizio che Francesco è il Papa e lui no? Naturalmente, questa sarebbe una posizione incoerente. I benevacantisti devono, di conseguenza, giudicare che Benedetto è semplicemente in errore”.
Nessun errore: Benedetto non ha mai detto che Francesco è il papa legittimo, anzi, in un milione di altre situazioni spiega esattamente e logicamente cosa ha fatto, cioè che si è ritirato in sede impedita rendendo il suo successore ILLEGITTIMO. Tipo quando scrive che egli potrebbe essere l’ultimo papa della profezia di Malachia (senza considerare minimanente Francesco) o quando in riferimento alla propria Declaratio dice: “Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel I millennio è stata un’eccezione”. Dato che la storia riporta sei papi abdicatari nel I millennio e quattro nel II, il riferimento univoco è a quei due papi medievali (Benedetto VIII e Gregorio V) che prima della Riforma gregoriana persero il ministerium, (come Benedetto XVI) perché scacciati da antipapi, ma rimasero papi, tanto da venire reintegrati sul trono poco dopo. Quindi, la parola “dimissioni” per Benedetto sta per “rinuncia fattuale all’esercizio del potere derivante da sede impedita” e non per “abdicazione”, tanto che in Ein Leben si parla di Abdankung (abdicazione) per i papi che abdicarono davvero, come Celestino V, e di Ruecktritt (ritiro) per Ratzinger.
“Allora, perché non parla chiaramente?” sarà la solita stolida domanda: perché – lo ripetiamo per la milionesima volta – è in sede impedita, quindi prigioniero, confinato. E, come insegna la storia di Jeremiah Denton, chi è prigioniero non può dire quello che vuole, come vuole.
Il Feser poi cita, masochisticamente, proprio le principali espressioni rivelatorie di Benedetto in Codice Ratzinger :“È ovvio che non ci si può sottomettere a tali richieste (quella di dimettersi n.d.r.). Per questo nel mio discorso ho sottolineato che lo facevo liberamente. Non si può mai partire se significa scappare, non si può mai sottostare alle pressioni. Si può partire solo se nessuno lo richiede. E nessuno l’ha preteso nel mio tempo. Nessuno. È stata una sorpresa per tutti”.
Infatti, è esattamente così: nessuno ha preteso che Benedetto si auto-esiliasse in sede impedita rinunciando al ministero-ministerium. E’ una scelta che ha fatto lui, liberamente, mentre i nemici volevano farlo abdicare al munus. “E’ stata una sorpresa” non nel senso che nessuno si aspettava che abdicasse nel 2013, ma nel senso in cui lui ha organizzato una bella sorpresa per tutti, durata almeno fino all’agosto 2021 quando abbiamo compreso la sede impedita. Tipico linguaggio ultraletterale di Benedetto come quando scrive: “Non si capisce perché questa figura giuridica (il vescovo emerito) non debba essere applicata anche al vescovo di Roma”: quel “non si capisce” non è retorico, ma descrittivo: la gente, effettivamente, non ha capito perché il papa non potrebbe mai essere emerito come un vescovo. E lui, come specificherà dopo, è “grato al Signore perché l’attenzione gentile e cordiale di papa Francesco” gli abbia consentito di mettere in pratica questa idea. Ovvero, la dabbenaggine di Bergoglio gli ha consentito di rifugiarsi nello status giuridicamente fittizio di “emerito” che non vuol dire il papa pensionato, ma colui che merita di essere papa, colui che ne ha diritto.
E Feser, nella nebbia più totale, cita ancora Ratzinger: “Certo, questo potrebbe causare un equivoco sulla funzione. La successione petrina non è solo legata a una funzione, ma riguarda anche l’essere. Quindi il funzionamento non è l’unico criterio. D’altra parte, un papa deve anche fare cose particolari… a cominciare dal ricevimento dei capi di Stato, a quello dei vescovi, con i quali deve davvero poter avviare un dialogo intimo, fino alle decisioni quotidiane… Se non c’è più la capacità di farlo è necessario – per me almeno, un altro può vedere la cosa altrimenti –lasciare libero il soglio”.
Qui Benedetto spiega proprio “for dummies” la distinzione fra munus (essere papa) e ministerium (fare il papa): il funzionamento, fare il papa, ricevere i vescovi etc., non è l’unico criterio per essere papi, c’è anche l’essere, il munus. Quindi se non sei papa, ma eserciti le sue funzioni sei un usurpatore e il vero papa è impedito. “Altri la vedono altrimenti”, cioè i mafiosi di San Gallo si illudono che la rinuncia al ministerium comporti abdicazione, ma si sono scismati da soli convocando un conclave invalido.
“Chiaramente – equivoca Feser – Benedetto ritiene che l’essere e la funzione del papato vadano di pari passo, così che se uno rinuncia all’uno –“lascia la cattedra” – rinuncia anche all’altra”.
Altri fischi per fiaschi: se il papa non è in grado di esercitare il ministerium, secondo Benedetto dovrebbe lasciare “libera”, cioè vuota, sgombra, la cattedra di San Pietro come da corretta traduzione del verbo “vacet” nella Declaratio. E così ha fatto lui prendendo l’elicottero il 28 febbraio 2013, lasciando libera la sede di San Pietro e trasferendosi a Castel Gandolfo. Non ha lasciato la sede giuridicamente vacante, ma fisicamente libera, vuota.
Capite bene che non ci si può improvvisare nello studio del linguaggio di Benedetto XVI e nell’organizzazione del suo geniale disegno che abbiamo riassunto qui. Bisogna entrare nella sua logica profonda e coerente, unitamente alla comprensione della questione canonica. Tanto per darvi uno spunto divertente e immediato, per far capire come comunica il vero papa, citiamo uno dei più spiritosi codici Ratzinger contenuti nel libro di Odifreddi, appena scovato.
Il matematico ateo sottopone a Benedetto quel vergognoso polpettone mistificatorio del film “I due papi” di cui abbiamo trattato
Racconta Odifreddi: “Il ruolo di Benedetto è impersonato da Anthony Hopkins, un attore da Oscar, e Ratzinger nota che esiste qualche somiglianza fra loro: anche nell’età, aggiungo, visto che Hopkins ha dieci anni in meno, e il film narra eventi di una decina di anni fa. È invece Jonathan Price nei panni di papa Francesco a non convincere Ratzinger, soprattutto per il colore della pelle”.
Ora, sicuramente il prof. Feser penserà che la critica di Benedetto fosse al truccatore, colpevole di aver scelto una nuance sbagliata per il fard di Jonathan Price. Ma molti di voi avranno senz’altro capito che è chiaramente una battuta per dire che Price ha la “pelle” sbagliata, la veste bianca, cioè indossa l’abito da papa e questo non convince Ratzinger perché, appunto, Bergoglio non è il papa legittimo. Infatti, nel cosiddetto “rompicapo della mozzetta rossa” Benedetto ci spiega, con un perfetto gioco logico, come Bergoglio si sia abusivamente vestito di bianco.
Ma, appunto, per capire bene il Codice Ratzinger bisogna essere umili, leggere tutti gli esempi citati, con molta attenzione. Alla fine, ci si fa il polso e non si casca come allocchi nel credere all’abdicazione quando, per esempio, papa Ratzinger dice “vesto di bianco perché non avevo altri abiti disponibili” oppure “ho validamente rinunciato al mio ministero”, perché ormai si sa che non esiste una veste specifica da papa impedito e che con la parola ministero si indica sia il munus che il ministerium. E questo non è casuale.
Il pubblico angolofono potrà trovare tutti gli articoli tradotti in lingua sul sito www.papstundgegenpapst.de.
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Dopo una risposta del genere, in tutta sincerità, è davvero difficile voler credere alla buona fede del suo autore. Cionci continua a ripetere ai suoi lettori che Ratzinger non abbia mai affermato chiaramente che il Papa è uno solo ed è Francesco, ma può ripetere questa tesi solo omettendo accuratamente di menzionare ai suoi lettori tutti gli episodi in cui, invece, Ratzinger lo ha proprio detto.
Anche stavolta segue lo stesso copione. Feser nel suo articolo cita espressamente affermazioni di Ratzinger nel suo colloquio con Seewald, laddove Ratzinger nomina Bergoglio chiamandolo “Papa Francesco”, “il mio successore”, “il nuovo Papa”. Basta questo per demolire tutte le fantasticherie sul fantasmagorico codice. Come risolve Cionci il problema? Semplicemente non ne parla proprio, parla di altre cose, porta l’attenzione su altro, fa come se quelle frasi non fossero mai state pronunciate e riportate. Così ai suoi seguaci potrà dire “ho risposto a Feser”, quando sostanzialmente non gli ha risposto affatto, ha solo eluso il problema.
L’interpretazione più immediata di questo comportamento porterebbe a dubitare della sincerità del suo autore. Se non vogliamo arrivare a tanto, dobbiamo allora concludere (e questo è sicuramente vero per i seguaci del “codice”) che questo modo di fare è ideologico, nel senso più moderno del termine: cerco nella realtà e trovo non ciò che c’è ma ciò che desidero ci sia. I suoi seguaci desiderano che Ratzinger sia ancora Papa e pertanto credono a qualsiasi cosa possa confortarli nell’illusione, rifiutando di vedere le prove del contrario. Come quei poveretti a cui è morto un figlio, non danno pace e spendono un patrimonio tra maghi e sedute spiritiche, e quando pure messi di fronte alle prove che il tavolino balla perché ci sono i fili, le rifiutano perché “ho bisogno di illudermi”.
Caro Cliges lei fa esattamente quelli di cui accusa Cionci e i suoi “seguaci” cioè vede solo ciò che vuol vedere ma non risponde nel merito, semplicemente perché non può non avendo argomentazioni.
Vuole per cortesia spiegarci se la declarazuo è valida o meno? Ci spiega perché BXVI veste ancora di bianco, vive ancora in Vaticano e continua a dare la sua benedizione apostolica?
Il diavolo fa le pentole ma non può fare i coperchi!
Gentile Agamennone, la rinuncia è valida: Ratzinger la considera valida, difatti dice pubblicamente che il Papa è Francesco. Chi nega la validità della rinuncia pretende di sapere che c’è scritto meglio di colui che l’ha scritta… pretesa risibile a dir poco. Quelli che vedono solo ciò che vogliono vedere sono i seguaci di Cionci e Minutella, che a mettergli sotto gli occhi il video di Ratzinger che chiama Bergoglio “Santo Padre” fanno finta di niente, si mettono a urlare, passano velocemente ad altro argomento. Povere menti confuse e plagiate.
Perché Benedetto XVI veste ancora di bianco, conserva il nome papale eccetera? Io penso che l’interpretazione migliore del gesto di Ratzinger sia questa. Il papato non è mai stato inteso come quarto grado dell’ordine sacro. Non si può applicare per analogia entis ciò che si dice del vescovo emerito. Se si vuole parlare di papa emerito, lo si può solo nel senso del re emerito, colui che è stato re ma non è più re tuttavia conserva ancora i titoli d’onore di quando lo era. Onore, rispetto, speciale riverenza, ma la regalità è già passata ad altro uomo ed è quell’altro il re. Peraltro questo è il motivo per cui mi rifiuto di usare la parola “dimissioni” e uso sempre “abdicazione”: i re non si dimettono, i re abdicano.
Tratto dal Vangelo secondo te?
Tratto da eventi pubblici in cui Ratzinger ha detto che il Papa è Francesco. Per esempio quello citato da Feser, ma anche in questo video: in occasione del 65 anniversario della propria ordinazione sacerdotale, Ratzinger tiene un discorso alla presenza di Papa Francesco e si rivolge direttamente a lui chiamandolo “Santo Padre”
https://m.youtube.com/watch?v=J2jvdCk7e7I
La cosa triste è che i seguaci di Cionci sono così plagiati che continuano a ripetere “non l’ha mai detto” pure se gli si mette sotto il naso l’evidenza del contrario. Quando pure incontrassero Ratzinger in persona che gli dicesse de visu “il Papa è Francesco”, si tapperebbero gli e le orecchie per non vedere e non sentire.
O Minutella ha fatto loro il lavaggio del cervello, oppure sono proprio sconvolti dal dolore e credono solo a quello che vogliono credere, come i poveretti che si fanno abbindolare da maghi e fattucchiere.
Sig. Cliges quindi secondo lei la rinuncia è valida perché BXVI chiama Bergoglio Papa Francesco, e ceste ancora di bianco perché mantiene un onore e un rispetto di ciò che è stato e non è più.
La solidità delle sue argomentazioni è così confermata.
Ma vede esiste un codice di diritto canonico che al numero 332 par. 2 dice espressamente che per potersi dimettere il Papa deve rinunciare espressamente al munus in maniera sulranea e con dichiarazione formalmente corretta. Sfortunatamente per lei e per tutti i bergoglisti , BXVI non ha mai rinunciato al munus, ma solo alunistetium, lo ha fatto in maniera differita e con una decorazione contenente almeno 40 errori di latino. Pertanto BXVI non ha mai abdicato, detiene ancora il munus ed è ancora lui il Papa regnante.
Ma come sta scritto il mondo corre verso Babilonia la Grande!
Posto che i 40 errori se li è inventati Cionci, quando pure fossero 400 non cambia niente. La validità di un atto giuridico non dipende dall’ortografia.
Il problema di codeste vostre sciocchezze è che pretendete di conoscere la rinuncia meglio di colui che l’ha scritta, e pretendete di sapere lo status di Ratzinger meglio di Ratzinger medesimo. Quale arroganza!
Ratzinger dice pubblicamente che il Papa è Francesco. Un interlocutore onesto e razionale ne prende atto e considera la questione chiusa.
Andrea Cionci ha condotto un’inchiesta durata due anni e con rigore e professionalità ha ricomposto un puzzle sorprendente quanto geniale in cui emerge la grandezza titanica del Santo Padre Benedetto xvi. La questione è tutta qui: seguire un eretico, apostata, idolatra ( vedi Pachamama in Vaticano) che non può essere Papa, poiché è noto che un Pontefice ha l’assistenza dello Spirito Santo, oppure accogliere la verità…una verità scomoda che i media, evidentemente complici, cercano in tutti i modi di insabbiare e cioè che il legittimo Pontefice regnante rimane Benedetto xvi.
Non vedo rigore né professionalità. Ha passato anni a sostenere che Ratzinger non abbia mai detto “il Papa è Francesco”, quando invece Ratzinger lo ha detto pubblicamente decine di volte, per esempio nelle occasioni citate da Feser.
Finalmente un po’ di visibilità degli articoli di Cionci, stava diventando davvero imbarazzante il silenzio ingiustificato..
Per un fedele Cattolico, lo SPIRITO SANTO assiste e guida il PAPA in TUTTO ciò che fa o dice, quindi PAPA BENEDETTO XVI non può aver commesso alcun errore, nè sostanziale nè formale. Non si può prescindere da questa consapevolezza se si vuol capire fino in fondo ciò che si sta compiendo in seno alla Chiesa attraverso il gesto solenne del SANTO PADRE. Il Dottor Andrea Cionci ha il grande merito di essere riuscito a decodificare e a rendere chiaro e accessibile a molti (ma non a tutti) il DISEGNO DIVINO che porterà alla salvezza della VERA CHIESA. Siano lodati Gesù Cristo la Santissima Vergine Maria.
Falso. Lo Spirito Santo offre assistenza, ma l’assistenza può anche essere rifiutata. Il Papa è infallibile solo quando parla “ex cathedra”, in tutti gli altri casi la possibilità che sia fallibile è rara ma non inesistente. Vedasi per esempio il triste caso di Giovanni XXII. Che poi il Papa non possa neppure di fare un errore di ortografia, è affermazione a dir poco insana.
Ti ringrazio perché stai contribuendo a diffondere la verità. Aspetto altri tuoi articoli sull’argomento.
Ricordo che l’invalidità della rinuncia di Benedetto XVI è indipendente dalla volontarietà. Cioè, se anche Benedetto fosse convinto di aver rinunciato correttamente al Munus petrino, egli sarebbe comunque il Papa legittimo! Quindi il tema non è dimostrare che Benedetto abbia o non abbia detto che il papa sia Francesco. Se lo dicesse, non cambierebbe nulla! La sua rinuncia è oggettivamente INVALIDA! È un fatto giuridico (canone 332.2). Poi, per chi crede, c’è il dogma dell’infallibilità papale, secondo il quale il Papa è assistito dallo Spirito Santo, quindi non può sbagliare. Per tale motivo, le dimissioni non può averle enunciate così per errore, ma perchè voleva farle proprio in quel modo! Da qui, la sede impedita… La cosa pazzesca è che per capire tutto il disegno è necessario usare due cose: Fede e Ragione… proprio i temi più cari a Benedetto durante il suo pontificato! Qui siamo di fronte ad uno dei più grandi papi della storia della Chiesa. E come i grandi santi, si comprenderà la sua grandezza solo dopo la sua salita al cielo…
Non può esistere il Papa a sua insaputa. E’ una tesi ridicola. Il canone 332.2 dice: “Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti “.
Rinuncia fatta liberamente (così dice Ratzinger), e debitamente manifestata (attaccarsi ai presunti errori di latino per contestare il debitamente contraddice la libertà delle forme degli atti papali), dunque rinuncia valida. Se poi voi non l’accettate, allora, come dice il canone, questo è un problema vostro e non toglie nulla alla validità della rinuncia.
Grazie per il tuo contributo a favore della verità che non puo’piu’essere taciuta e ignorata dal silenzio complice di chi fa finta di nulla
Sottoscrivo in toto la risposta di Daniele Malavolta che ha colto in pieno il punto: ciò che rileva è l’invalidità – volontaria – dell’abdicazione.
Aggiungo che Andrea Cionci nel suo articolo HA risposto al punto ‘perché papa Benedetto chiama Bergoglio papa’, spiegando la sede impedita.
Ma appunto, con gli occhiali dell’ideologia si vede solo ciò che si preferisce…
Cionci grida la verità in tutti i modi e molti ancora fanno finta di non capire, basterebbe ascoltare le bestemmie di bergoglio e leggere la cronaca di ciò che ha fatto nell’ultimo viaggio in Canada per avere davanti agli occhi l’evidenza che lui non può essere il papa
Chi si vuole ancora illudere che Bergoglio sia il vero papa si tenga anche tutti gli errori dottrinali che sta propalando ormai da anni…
Si può tranquillamente criticare Papa Francesco, anche ritenerlo pessimo Papa, e al tempo stesso riconoscere che è veramente il Papa. Così come i contemporanei di Giovanni XXII combatterono aspramente il suo errore dottrinale (il Papa negava la visione beatifica), ma senza negare che fosse proprio lui il Papa.
La cosa davvero triste è che i seguaci di Cionci (che in gran parte sono anche cultisti di quell’altro fenomeno di don Minutella) sono così plagiati che continuano a ripetere “non l’ha mai detto” pure se si mette loro sotto il naso l’evidenza del contrario.
O nella setta di Minutella hanno ricevuto un vero e proprio lavaggio del cervello, oppure sono sconvolti dal dolore e credono a quello che vogliono credere, come i poveretti che si fanno abbindolare da maghi e fattucchiere.
Quando pure incontrassero Ratzinger in persona, che dicesse loro de visu “il Papa è Francesco”, si tapperebbero gli occhi e le orecchie per non vedere e non sentire quello che non vogliono vedere e non vogliono sentire.
Questo comportamento è ideologico, non è cattolico. Il cattolicesimo è fondato sul principio ontologico che la realtà precede il pensiero. L’ideologia è quella cosa che se la realtà non coincide con i miei desideri allora peggio per la realtà. Ma alla fine l’ideologia va a sbattere perché è vera la realtà.
Un sentito ringraziamento a Sabino per ospitare e affrontare LA questione (o almeno una delle questioni) che dovrebbe interessare a tutti noi cattolici – e che invece è “comodamente” evitata o tranquillamente “risolta”. Per me, è una questione drammaticamente aperta.
Purtroppo il Papa riconosciuto é bergoglio.Spero di tutto cuore che Ciocci abbia ragione,ma la Chiesa Cattolica, i suoi componenti lo riconoscono papa e.Offriamo preghiere e sacrifici perché smetta di esse re progressista e di sinistra oppure che si ritiri come Papa Celestino quinto.Che la Sacra Famiglia ci protegga sempre tutti.
Spiace, dopo attenta e lunga osservazione, prendere atto che Cionci non è altro che il trombone di Minutella e che insieme hanno dato vita ad una setta eretica, non solo abusando del nome del Santo Padre Benedetto XVI ma inducendo in grave errore fedeli e prelati, di fatto aprendo nel fianco della Chiesa una ferita che indebolisce e compromette ancor più lo stato – già critico – delle cose…
Come hanno fatto? Beh, il diavolo è maestro nell’ammantarsi di qualche verità ed usarla come esca per nascondere il terribile amo a cui infallibilmente abboccano le prede più “ignoranti”, in fatto di Cattolicesimo, e più ingenue…
Bisognerebbe tornare a studiare quei santi che avvertivano dei pericoli dei falsi carismi, che mettevano in guardia su presunte locuzioni, spesso null’altro che superbia luciferina palesata e spacciata per “santità”!
L’umiltà – quella vera – è il primo segno di riconoscimento di un vero Servo di Dio ma la “simulazione dell’umiltà è peggiore della superbia”, avvertiva sant’Agostino, dando ad intendere quanto le false virtù siano pericolose…
Hai ragione. E’ così infatti.
Minutella sta già preparando i suoi seguaci per il dopo-Ratzinger: dirà che il Papa è morto martire e che adesso il nuovo Papa sarà il “Grande Prelato” vaticinato da tante profezie (che non esistono, se le è appena inventate lui) e che dovrà essere eletto dai pochi fedeli della vera Chiesa – che sono, ovviamente, i seguaci di Minutella.
Insomma si farà il suo mini-scisma e si farà incoronare Papa, alla maniera dei palmariani.
Caro Cliges, le “potenze d’inganno” fanno tutte la stessa fine. A tempo debito.
A me pare che tutto serva il criterio di divisione: le pecore da una parte, i capri dall’altra; i pastori da una parte, i lupi dall’altra.
Ora a sentire Minutella, Cionci e i loro seguaci di setta si direbbe proprio che le pecore han messo i denti…e che denti!!! Hai visto mai? Vello da pecore, denti da lupi…e si vantano di essere il piccolo resto! De che, lo sanno solo loro!
Santa Umiltà ora pro nobis! E allora sì che avremo occhi per vedere…
I seguaci che si son fatti abbindolare da Minutella e Cionci, purtroppo, più che pecore son pecoroni.