di Brunella Rosano
E così anche quest’anno alla fine di agosto è scoppiato il “caso meeting”.
Forse non è sempre stato così: non ricordo che i primi anni ci fosse un accanimento tale nei confronti del “Meeting dell’amicizia tra i popoli”, mi pare fosse questa la sigla inizialmente usata. E’ un fenomeno relativamente recente, se la memoria non mi inganna.
Il primo Meeting al quale partecipammo fu il 1983. Stavamo tornando dal Molise dove eravamo stati a trovare alcuni amici e ci fermammo in pensione alcuni giorni. Poi, causa la nascita di altri tre figli, ci fu un lungo periodo di assenza forzata. Riprendemmo a frequentare Rimini e la fiera, con Gedeone, il camper.
Il primo anno andammo in campeggio, ma la trasferta in bus era abbastanza scomoda.
Successivamente trovammo una soluzione di compromesso, con la famiglia che mal digeriva i giorni passati in fiera con il mare ad un tiro di schioppo! Parcheggiavamo il camper nel Piazzale Roma (a metà strada circa tra la spiaggia e la fiera), mattina al mare, pomeriggio in fiera. Mi toccava ugualmente trascinarli, ma, con la promessa di passare in libreria a fare acquisti (il diario scolastico “Settimania” fu compagno per molti anni) la fatica del trascinamento era più tollerabile!
Quando poi il Meeting si trasferì nella fiera nuova, fu il massimo. Con altri camper ci piazzavamo nel “boschetto” e potevamo tranquillamente partecipare agli incontri, scaricare il camper la mattina quando i cancelli erano ancora chiusi al pubblico, fare il rifornimento di acqua, godere di una discreta ombra e fare le spese nei negozi vicini.
L’ultimo anno, il famoso 2015, venne con noi anche un caro amico, don Silvio, che la mattina celebrava la Santa Messa nel boschetto, con i camperisti vicini. Una meraviglia!
Quei pochi figli cresciuti che venivano ancora con noi, erano ormai indipendenti e quindi andavano e venivano dalla fiera per conto loro. E noi eravamo anche liberi di muoverci come volevamo. Una situazione ideale. Ed essendo in pochi, potemmo anche usufruire qualche volta dei ristoranti tipici presenti al Meeting. Insomma, il “top”. Girellare per la fiera, andare alle mostre sempre belle ed interessanti, incontrare amici…. Veramente BELLO.
Poi venne l’anno 2015, come ricordava Francesco Lepore su questo blog il 29 agosto.
Noi eravamo presenti allo stand dei Padri Domenicani per assistere all’incontro sul “gender” con padre Giorgio Carbone, Raffaella Frullone e Benedetta Frigerio (se ricordo bene) quando giunse la notizia che l’incontro non avrebbe avuto luogo. Non ricordo la motivazione esatta, ora si direbbe che era “divisivo”, ma sicuramente c’entrava La Repubblica. Rimanemmo sbigottiti: quando mai al Meeting veniva censurato un incontro su pressioni di un ente esterno, anche se un quotidiano letto da migliaia di lettori? Perché mai accettare una censura su un argomento così importante come l’”ideologia gender” che tanti danni avrebbe fatto in futuro, cosa che era facilmente prevedibile? Sottolineo “ideologia”, cioè un’idea (nefasta) che viene imposta con la violenza a tutta la società. Con la violenza perché se non la accetti vieni stigmatizzato ed emarginato. Nonostante le proteste pacifiche (nessuno buttò all’aria i tavolini) l’incontro non ebbe luogo. Non ci fu soltanto la delusione, ma la percezione netta che si era spezzato qualcosa, che l’anima del Meeting si era spezzata in due: da una parte l’evento culturale con le mostre, alcuni incontri, e dall’altra l’adesione alla cultura dominante, soprattutto in politica. Una schizofrenia tra fede ed opportunismo, tra opere della fede e vetrina pubblica, …. Beh, il meeting è sempre stato filo-governativo, non dimentico l’incontro con il signor Berlusconi che raccontava la barzelletta dell’indiano che accumulava legna per l’inverno…. E forse non mi dava fastidio perché era della parte politica “giusta”, (smile che sorride). Poi la svolta a sinistra è stata veramente indigesta perché comunque è la forza politica che propone tutte quelle false libertà progressiste: ideologia gender, matrimonio tra persone dello stesso sesso, droga libera, eutanasia…. Che cos’ha il Meeting da spartire con questo ciarpame che è tutto il contrario di quello che dice la dottrina sociale della Chiesa cui in origine il Meeting si ispirava?
Quest’anno poi, per entrare in fiera occorreva esibire una app simile nella sostanza all’infame tessera verde come ha raccontato Angela Comelli su questo blog il 27 agosto. Chissà com’è piaciuto ai ciellini durante la “pandemenza” esibire il green pass quale prova di totale sudditanza al potere se l’hanno riproposto anche per il Meeting che fu libero! E se non avevi scaricato l’app, perché non informato o perché privo di smartphone, un baldo volontario te ne forniva uno cartaceo seduta stante! Avrà avuto l’autorizzazione? Che fine hanno fatto i dati forniti? Chi li ha gestiti? Non si sa! Sta di fatto che senza lasciapassare non potevi né entrare in fiera, né tantomeno uscire!
“Come può essere accaduto questo tradimento”?
Inutile dire che quella del 2015 fu l’ultima edizione cui partecipammo. E lo dico con grande dolore!
Sostieni il Blog di Sabino Paciolla
I segnali che una certa tendenza impressa dalle gerarchie ecclesiastiche stesse travolgendo anche il movimento era ben visibile pure prima, già dalla sostanziale presa di distanza di Carron dal secondo Family day del 2012. Il sacerdote spagnolo, che pure non aveva tutti i torti ma neanche tutte le ragioni come è evidente oggi, lasciò non pochi perplessi. Idem il telegramma al compagno Napolitano l’anno seguente. Da allora la discesa prosegue inesorabile sino ad acclamare un “uomo” che ha decretato prima la morte sociale e poi anche fisica dei renitenti alla dittatura tecno-sanitaria (o bio-politica che sia), in barba ad ogni principio di proporzionalità e ad ogni considerazione autenticamente scientifica ed orientata al vero benessere di un popolo (che non è introdurre forme di controllo digitale cui il meeting dimostra essersi ben adeguato). Soprattutto un uomo che rappresenta esattamente l’antitesi della visione cristiana, ma pare che in quel di Rimini nessuno se ne sia accorto, e neppure prima evidentemente. Non sto a dire che erano meglio certi meeting di fine anni 80 (quelli del “libro bianco” o della copia di “Il Sabato” pubblicata “vuota”) ma che vi sia una deriva antropologica sarebbe ipocrita negarlo.
scrivo qui perché sulla vostra pagina sono stato bannato in quanto ho scritto un commento non in linea con quello che si sosteneva (nessuna offesa né altro, solo disaccordo).
molto simpatica la diffidenza verso un codice QR e anche il timore verso i Green Pass di cui il mondo si è sinceramente dimenticato tranne chi è ancora qui a rimembrare la sua temibile aura. qui il vero tradimento è quello verso la fiducia nella realtà. a presto
Lo dico senza acredine né malanimo: “la fiducia nella realtà” è uno slogan ciellino molto equivocato, purtroppo. Spesso viene riduttivamente inteso come fiducia in ciò che accade, ma nei Salmi così come in Giussani non si trova la fiducia nella realtà bensì la fiducia nel Signore, l’Essere, Colui che è – e il Signore può anche permettere la sconfitta, la riduzione in schiavitù e l’apparente perdizione del Suo popolo, permettendo che accada ciò che accade, affinché il Suo popolo si converta a Lui.
Solo un’osservazione per il curatore del blog. Sono due anni e passa che non lei ma Google, FB, Twitter censurano (loro sì) in svariati modi ciò che non si allinea alla verità unica, quella propugnata da quel sistema di cui essi stessi sono parte e che impartisce lezioni di democrazia un po’ ovunque.
A parte ciò potrebbe essere utile rammentare ai lettori che il sistema di monitoraggio digitale implementato con il nobile intento, dicevano, di proteggerci (con quel “benevolo” paternalismo di cui abbiamo tanto bisogno) non è affatto stato smantellato bensì sospeso e neanche del tutto. Strano che qualche osservatore attento non se ne sia accorto, come invece il sottoscritto che da tempo immemore non può entrare in RSA per visita parenti. Così come si potrebbe mettere a tema in un post che chi si candida per un impiego ancor oggi viene discriminato proprio sulla base di quel codice che non costituirebbe preoccupazione alcuna se non per il famigerato complottista che pensa sempre male e legge segnali inquietanti nelle parole di Colao, noto filantropo, che parla in quella manifestazione che dedica un settore proprio all’agenda 2030. Che auspichiamo con gioiosa fiducia, o anche “vigile attesa” per non contrariare l’assessore all’urbanistica.