Domenica XXVIII del Tempo Ordinario (Anno A)
(Is 25,6-10; Sal 22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14)
di Alberto Strumia
1. La prima lettura prospetta una visione anticipata della condizione dei beati nell’Eternità (il Paradiso), che è resa nuovamente disponibile alla libera scelta di ciascun essere umano, da Cristo che, con la Sua Passione, Morte e Risurrezione, ha riaperto l’accesso alla “giustizia originale”, rifiutata dell’umanità in blocco (“peccato originale”). L’immagine del «banchetto, di grasse vivande, […] di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» ne è la rappresentazione allegorico-poetica. Per chi vuole liberamente, poi, un’iniziale esperienza di questo positivo esito dell’esistenza umana (simboleggiato dal banchetto), è resa già accessibile attraverso l’adesione alla fede in Cristo, attraverso il raccordo oggettivo con Lui, garantito sacramentalmente nella Chiesa al di là dei limiti umani e dei peccati dei suoi membri e nella Sua presenza reale nell’Eucaristia.
La stessa lettura esprime, implicitamente un “giudizio storico” sulla scarsa comprensione della realtà da parte di molti, che si può bene applicare soprattutto al mondo di oggi. Dicendo infatti che nella condizione beata dell’Eternità sarà rimosso «il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni», si sottintende che oggi, nella condizione attuale della storia, questo velo, questa coltre che impedisce di capire la realtà in profondità, riferendola a Dio Creatore e a Cristo Redentore, c’è, eccome!
Un “pensiero unico” pagano che non va più in profondità di una visione “materialista” e “psicologista” dell’essere umano (soldi, carriera, comodità, potere, culto del corpo, psicologia, magia, ecc.) e “panteista” dell’universo (ambiente, animali, piante, cosmo adorati come idoli, falsamente divinizzati al di sopra dell’uomo, ecc.) sono il velo e la coltre che oggi acceca le culture dei popoli – inquinandone perfino la razionalità scientifica – e deforma, in troppi pastori e fedeli, fino all’apostasia, la comprensione della dottrina cristiana.
Non solo, però, la prima lettura allude all’Eternità beata, ma lascia intravvedere anche un verosimile intervento di Dio già su questa terra, che lasciando crollare su stesso, a causa della invivibilità e ingovernabilità, il nostro mondo costruito su questo “pensiero unico” materialista e pagano, apra gli occhi di coloro che “comandano senza vedere”, come «ciechi che guidano altri ciechi» (cfr., Mt 15,14).
2. Nella seconda lettura san Paolo accenna alla condizione intermedia che siamo chiamati a vivere ora nella storia, quando per Grazia di Dio attraverso la vera fede, siamo tra i pochi che si rendono conto di questo velo e di questa coltre. Qualcosa che impedisce ai più di comprendere a fondo le cause delle contraddizioni (il “peccato originale” e i “peccati attuali”) della condizione umana e non si fanno complici della logica materialistico/pagana che domina globalmente gli uomini del mondo e la parte che più conta tra gli uomini di Chiesa. Come lui, siamo chiamati ad essere pronti a portare il peso di questa coltre ammorbante, senza soccombere, ma respirando l’ossigeno dell’esperienza cristiana («sono allenato a tutto e per tutto»).
3. La parabola del banchetto di nozze presentata da Gesù nel Vangelo, completa quella dei vignaioli di domenica scorsa. Dopo aver cercato di uccidere nuovamente Cristo, nelle culture del mondo e ora anche nella Chiesa – se questo fosse mai possibile – per prenderne il posto di comando, suggerisce riferimenti a più momenti della storia cristiana.
– Tradizionalmente essa si riferiva alla mancata conversione al cristianesimo di una parte del popolo di Israele, rappresentata da quegli invitati a nozze che non accettarono l’invito al banchetto («non volevano venire»), o lo ignorarono come cosa irrilevante («non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari»).
– Poi si poté riferire addirittura a quanti combattono direttamente il cristianesimo da fuori, sia militarmente e fisicamente con le persecuzioni che creano tanti martiri cristiani, sia culturalmente, inoculando la mentalità dell’inutilità e dannosità della cultura cristiana («presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero»).
– E oggi manipolandolo dottrinalmente e pastoralmente anche da dentro la Chiesa, a partire dai suoi vertici con le loro diramazioni.
E l’abito nuziale che significato può avere?
= Un tempo poteva suggerire la veste candida con la quale vengono rivestiti i nuovi battezzati. Come segno della loro rigenerazione e della loro appartenenza alla Chiesa, così che chi non l’aveva, come i catecumeni, non poteva essere neppure presente alla “liturgia eucaristica” (offertorio, consacrazione, comunione; «Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?»), e doveva uscire di chiesa al termine della “liturgia della parola” (letture, omelia).
= Oggi il suo significato si direbbe capovolto. Si dà per scontato che tutti quelli che vengono raccolti per la strada dalla nuova chiesa inclusiva che accoglie tutti senza Cristo e senza conversione, ce l’abbiano già così come sono, senza bisogno di riceverlo con il Battesimo e di passare da casa per indossarlo. Così, oggi, sembrano intese, al contrario, le parole del Re della parabola: «Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze».
L’abito nuziale è diventato, ormai, l’ideologia globalista del “pensiero unico”, la parola d’ordine del green a tutti i costi e del gender, imposto dagli interessi finanziari di qualcuno. E il poveretto che non ce l’ha rischia di essere cacciato fuori («Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori») non solo dalla società, ma anche dalla Chiesa, dal nuovo re che ha sostituito Cristo e strumentalizza, a suon di “mezze verità”, le sue stesse parole.
In queste condizioni occorre proprio un intervento diretto di Dio, di Cristo nella storia, perché con le nostre sole forze non potremo mai uscire da questa satanica situazione.
A noi tocca, oltre a tutto ciò che umanamente possiamo fare per annunciare che Cristo Risorto è il vincitore finale di questa lotta contro Satana e il male che distribuisce ovunque, soprattutto pregare il Signore che strappi definitivamente il velo e la coltre che, come una cappa, avvolge il mondo e la Chiesa di oggi (cfr., la prima lettura).
Maria con il suo sposo Giuseppe, santa Teresa d’Avila e tutti i santi che dal Cielo che ci vedono combattere e resistere allenati a tutto e per tutto, ci sostengano e ci sollevino da questa palude satanica, così che possiamo continuare a respirare il “buon profumo di Cristo”, in attesa del Suo ritorno Glorioso.
Maria, Madre della speranza, intercedi per noi!
Bologna, 15 ottobre 2023
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