Della riunione privata, e non resa pubblica ma di cui erano trapelati particolari, di alti prelati, buona parte dei quali di lingua tedesca, compreso il card. Kasper, che si è tenuta a Roma abbiamo fatto cenno in un articolo di qualche giorno fa (leggi qui).

Al termine di questi lavori il gruppo ha pubblicato un comunicato in lingua spagnola. Di tale relazione riprendo il contenuto che più sta facendo discutere. Lo riprendo da Diane Montagna che lo ha tradotto in inglese. Io ve lo propongo nella mia traduzione in italiano.

Indigeni Amazzonia

Una relazione finale della “riunione di studio” privata e non annunciata del Sinodo premazzonico di questa settimana invita apertamente la Chiesa a riconsiderare il diaconato femminile e a ordinare uomini sposati di rito latino. Chiede inoltre che il Sinodo dei vescovi di ottobre metta in atto le strutture necessarie per l’attuazione di questo ordine del giorno.

La relazione, pubblicato in spagnolo dalla REPAM il 26 giugno, è stata il risultato di un simposio privato che è stato organizzato e al quale hanno partecipato importanti prelati tedeschi e funzionari vaticani, tra cui il cardinale Walter Kasper e il segretario generale del Sinodo dei vescovi, il cardinale Lorenzo Baldisseri.

Ispirato da Papa Francesco e sostenuto dalla Conferenza episcopale latinoamericana, Celam, il REPAM (il network ecclesiale Pan-Amazzonico) è stato istituito nel 2014 dalle nove Chiese della regione amazzonica, tra cui Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana francese, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela.   

Secondo il REPAM, lo scopo dei tre giorni di riunione era quello di “approfondire” il controverso documento di lavoro del Sinodo amazzonico [Instrumentum laboris (IL)]. Il documento di lavoro è stato oggetto di critiche acute e senza precedenti, con il cardinale tedesco Walter Brandmüller che ha rilasciato una dichiarazione nella quale tale documento viene definito “eretico” e vicino all'”apostasia”.

Di seguito sono riportati i paragrafi chiave sul celibato e il diaconato femminile della relazione finale del REPAM:

 

Uno sguardo alla storia della Chiesa ci ha mostrato che l’ordinazione degli uomini sposati non rompe con la tradizione ecclesiale. Fin dall’inizio della Chiesa, insieme ai ministri celibi, è stata mantenuta la possibilità di ministri sposati, come nel caso delle Chiese cattoliche orientali e, in alcuni casi, dove ministri sposati di altre confessioni cristiane hanno chiesto di far parte della Chiesa latina.

Questo simposio suggerisce che gli uomini sposati con esperienza cristiana siano ordinati al ministero sacerdotale per servire la comunità dalla loro professione e vita familiare, e per celebrare l’Eucaristia, la penitenza e l’unzione dei malati nella loro comunità. Si chiede che “invece di lasciare le comunità senza l’Eucaristia, si cambino i criteri di selezione e preparazione dei ministri autorizzati a celebrare l’Eucaristia” (IL 126c).

Apprezziamo il celibato come un carisma al servizio della Chiesa. Allo stesso tempo, siamo consapevoli che il suo carattere obbligatorio per il ministero sacerdotale è una legge della Chiesa latina. Notiamo anche che nella stessa Chiesa latina sono state concesse dispense agli uomini sposati. Pertanto, considerando le necessità della Chiesa in Amazzonia, non solo i celibi, ma anche gli uomini sposati dovrebbero essere ammessi al ministero sacerdotale.

Dall’ascolto della realtà amazzonica, la missione indispensabile che le donne hanno è evidente. Pertanto, [il documento di lavoro] esorta la Chiesa a “individuare il tipo di ministero ufficiale che può essere conferito alle donne, tenendo conto del ruolo centrale che esse svolgono oggi nella Chiesa amazzonica”. (cfr. IL 129a3). In questo senso, proponiamo di riconoscere la loro leadership, promuovendo varie forme ministeriali di esercizio del servizio e dell’autorità e, in particolare, di riprendere la riflessione sul diaconato femminile nella prospettiva del Vaticano II (cfr. LG 29, AG 16 IL 129 c2). Con persistente speranza, confidiamo che le dissertazioni sinodali contribuiscano a promuovere la dignità e l’uguaglianza delle donne nella sfera pubblica, privata ed ecclesiale (IL 146).

 

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