Caro Sabino,
come tu sai, la poesia in me nasce dal cuore, e la sua madre è sempre o la sofferenza o una profonda gioia. Ma da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, non riesco più a scrivere in versi, la sofferenza della guerra soffoca anche il grido del dolore, e non mi permette di parlare.
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Salvatore Quasimodo
La poesia parla di come il poeta ha vissuto durante la Seconda guerra mondiale, paragonando se stesso agli Israeliti che, deportati a Babilonia, si rifiutano di cantare, come recita il Salmo 136:
“Lungo i fiumi di Babilonia stavam seduti e piangevamo, ripensando a Sionsui salici d’intorno abbandonammo le nostre cetre”
la guerra è sempre Caino contro Abele,e se Dio non esiste, tutto è permesso:è la sconfitta dell’uomo e la vittoria del nulla.
Questo è il brano n.13 dei Vespri, che fa parte dell’ora prima di Pasqua:
“Oggi al mondo è apparsa la salvezza.
Cantiamo il risorto dalla tomba, Cristo Dio che dona la vita!
Distruggendo la morte con la morte ci ha dato misericordia e vittoria”.
“Rachmaninov esprime quello che sono io, quello che è l’amico che mi siede accanto, e quello che è l’amica che mi sta di fronte.
Le sue note, forti e drammatiche, rappresentano il cuore del mangiare e del bere, del ridere e del piangere, e della stanchezza che prende fino a farci dormire. E poi danno pace, ad ogni movimento la resistenza impavida della positività delle cose inesorabilmente vince ogni tremore.
La notte del mondo c’è quando in nessuno brilla la luce che illumina, dal profondo del cuore, fin l’ultimo orizzonte degli occhi, nella quale si riverberi la resurrezione finale.Ogni giorno siano chiamati a sperimentare questo urto sottile e discreto di resurrezione, uno spunto di luce, una volontà di conoscere, un impeto di bene gratuito, una passione per il bene dell’uomo e per il destino di tutti” (don Giussani, Spirto Gentil, Bur, pag 340).
“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola,perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, da te preparata davanti a tutti i popoli;luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.
Il Padre nostro (Otce nas) della divina liturgia di san Giovanni Crisostomo, concepito a doppio coro come a sottolineare l’universalità della preghiera insegnataci da Gesù, dà l’idea della voce di un popolo che riconosce un unico Padre a cui rivolgere la propria supplica.
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