Avatar (screenshot dal film)

Avatar (screenshot dal film)

 

di Pierluigi Pavone

 

Pur correndo il rischio di sembrare manicheo, cioè tra coloro che dividono tutto e tutti in due blocchi distinti e separati di bene e male, vorrei riflettere su quanto oggi il mondo si divida in due grandi realtà: coloro che credono che la Grande Madre sia il Pianeta, l’unico vero essere vivente e divino, e hanno come regina l’Eco-logia e coloro che credono che la vera Madre sia la Chiesa di Roma e hanno come re il Logos di Dio, Gesù Cristo. Ci sono quelli che vedono le fiamme tra le viscere della Terra e pregano perché si controllino in modo diretto o coatto le nascite umane e coloro che vedono le fiamme tra le viscere della Chiesa e pregano perché il loro Signore salvi la Sua Sposa, perché le porte degli inferi sembrano prevalere in modo diretto. L’unico motivo per non essere manicheo ma agostiniano è che – come è stato rivelato – la zizzania non cresce fuori dal campo, ma tra le spighe (ormai ridotte ai minimi termini): motivo per cui è dai pulpiti che si invoca alla racconta differenziata e alla fratellanza (massonica), invece di chiamare alle armi come faceva san Paolo coi cristiani di Efeso (Ef. 6, 11-17) e far di tutto perché le anime si salvino dall’unico vero fuoco di cui si deve temere: quello dell’inferno eterno.

Un tempo i bambini vedevano in TV Marcellino pane e vino, un bambino che vedeva i chiodi e la corone di spine del Cristo, cogliendo il dolore dell’unico Uomo-Dio; oggi gli adulti – quelli cattolici – vedono Avatar, un film che inneggia alla creazione aliena degli esseri umani e al panteismo estremo, con tanto di flusso vivente che accomuna animali e piante, mistica estatica e divinità planetaria. Eh già! Avete mai visto il film, di cui hanno già realizzato il seguito, in uscita forse tra 1 anno? Gli effetti speciali sono straordinari. Si narra di terrestri malvagi che invadono Pandora e sterminano il popolo umanoide dei nativi, che ovviamente vivono in armonia ecologica con il Tutto, per accaparrarsi, inquinando a più non posso, le risorse minerarie del pianeta divino, lì dove le radici degli alberi avrebbero connessioni neuronali, come un unico grande cervello. Hanno trovato anche il tempo e il modo tecnologico di creare degli ibridi genetici, appunto gli Avatar, per mezzo della commistione tra DNA umano e quello dei nativi. È in realtà un topos rovesciato dell’idea secondo cui l’anello mancante della assurda teoria evoluzionistica siano proprio gli alieni, i veri creatori dell’essere umano: una sorta di riproposizione moderna della dottrina gnostica del Demiurgo malvagio che imprigiona lo spirito umano in corpi-prigione. Salvo due elementi: i creatori cattivi sono gli umani che hanno prima inquinato la Terra – per citare il film, hanno ucciso la loro madre – e hanno poi dato vita agli Avatar per studiare e conquistare Pandora; uno di questi Avatar, il soldato cattivo, si converte all’ecologia planetaria – finalmente vede, sempre per citare il film – e prega Eywa (la divinità impersonale che coincide col pianeta stesso – perché oltre a controllare l’equilibrio biologico intervenga a protezione globale contro gli invasori alieni-umani, come accadrà.

La religione del pianeta non è affatto lo sfondo scenico del film: è proprio il suo filo conduttore, il senso profondo di tutta la storia. E si tratta di una riproposizione fantascientifica di una dottrina gnostica, che sta alla base delle teorie ecologiste. Non si tratta di un semplice riferimento per analogia, si tratta di una matrice originaria molto chiara. E non sfugge affatto a questa matrice gnostica l’ecologismo: la visione ha radici, infatti, nell’Umanesimo fiorentino della metà del 1400, la vera grande riscossa della dottrina gnostica all’interno di un’Europa ancora cattolica, che avrebbe da lì a poco sperimentato la nefasta opera luterana, quella che – per tutelare e legittimare l’eresia –condannava la Chiesa di Roma e il Papato a esplicita manifestazione dell’Anticristo. La dottrina gnostica, a dire il vero, era un prodotto complesso e variegato del mondo antico, che aveva attinto tanto dal pensiero greco, quanto dalla Bibbia, salvo capovolgerne le prospettive. Da Platone era sì recuperata la figura del Demiurgo creatore, ma ne veniva snaturato e ribaltato il ruolo: da artefice divino buono del mondo materiale, ora era visto, al contrario, come carnefice cosmico, la cui legge e il cui ordine a tutti i livelli – naturale e politico – erano espressione di schiavitù. Dalla Bibbia era sì recuperata l’intera storia della creazione dell’uomo, salvo valutare vere non le parole di Dio, quanto quelle del Serpente (sarete come Dio, nello stesso momento della disubbidienza superba, peccaminosa e sovversiva): l’uomo era l’essere divino, imprigionato nel mondo e inconsapevole della sua natura originaria, superiore a quella della stesso malvagio creatore, Ovvero il Dio dell’Antico Testamento. Dopo il millennio del Medioevo, questa dottrina non filtrò nelle Accademie moderne secondo una riproposizione lineare, ma subì l’influsso della mistica ebraica nota come Cabala. Attraverso questa matrice era possibile conservare l’antica dottrina gnostica della natura divina dell’uomo, contestualizzandola in un mondo non più considerato come prigione, ma come tempio stesso della divinità. Rivedendo il concetto classico di creazione, la Cabala determinava l’universo come l’effetto di un’opera, in Dio, di auto-contrazione e auto-limitazione. Il creato non è più l’oggetto della creazione divina, rispetto a cui Dio resta trascendente e distinto: se l’universo è un dio-contratto, la trascendenza cede spazio al principio immanente, in senso panteistico. Deus sive Natura dirà Spinoza, filosofo ebreo esperto di mistica cabalistica.

Da qui l’Umanesimo cristiano (?!) di Pico della Mirandola realizzava una sintesi fondamentale, determinabile in due nuclei.

Quanto all’uomo, poneva nelle stesse intenzioni di Dio (e non più in bocca a Satana), l’idea di creare l’uomo con una essenza informe e non determinata, per lasciare alla umana libertà il compito di auto-divinizzarsi. Se per la Gnosi antica, Satana rivelava all’uomo la luce e la conoscenza della sua vera natura, per indicargli il percorso della auto-deificazione contro il Creatore e la sua opera, per la gnosi moderna Dio stesso crea Adamo con una essenza indefinita, perché sia suo compito e arbitrio l’auto-deificazione. Per la Gnosi antica l’uomo si auto-divinizza contro Dio e contro il mondo; per quella moderna l’uomo si auto-divinizza in nome di Dio, plasmando la sua natura, e lo fa nel mondo, perché il mondo è la stessa auto-delimitazione di Dio. (Merita una riflessione a parte: tuttavia, non è forse una «versione sessantottina» dello stesso principio cabalistico-umanista quella dell’ideologia Gender, che contestualizza la definizione della propria essenza, in termini di identità sessuale?).

Quanto al mondo, innalzava la Cabala ad arcana sapienza, vera origine di ogni filosofia e religione, ponendo le basi per l’attuale sincretismo e ecologismo: tutte le religioni sono riconducibili ad una mistica iniziatica che vede Dio come Indeterminazione originaria; l’uomo è un essere dalla essenza indefinita e capace di auto-generarsi fino alla divinità; il mondo è una derivazione panteistica, l’universo è il tempio di Dio, dimora della sua divinità.

A quelli semplici come le colombe – quelli ostinati, retrogradi e tradizionali che ancora rendono culto a Dio, nella ripresentazione del Sacrificio espiatorio di Cristo sul Golgota del Altare, e pur sempre credono nel peccato e nel Giudizio (anche a costo di sembrare ideologici) – c’è poco spazio, se non quello delimitato dall’alter-ego delle catene luciferine di tutti gli gnosticismi – compreso quello ecologista – cioè quelle del Rosario e della perseveranza, come indicato da Maria, l’unica Madre e Regina. E resta a loro l’ostinazione di negare che lo Spirito Santo sia l’energia vitale dell’universo, perché per loro lo Spirito Santo è la Terza Persona della Trinità, e continuare a negare che lo Spirito Santo sia lo spirito del mondo, perché per loro lo spirito del mondo – con buona pace di Hegel – è quello dell’Anticristo.

 

 

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