Giorgio Agamben, uno dei filosofi italiani più studiati e tradotti all’estero, ha denunciato fin dai primi mesi la deriva autoritaria messa in atto sotto forma di emergenza sanitaria. Le sue fosche previsioni, pubblicate nel testo “A che punto siamo?” e in una serie di articoli, hanno rivelato giorno dopo giorno l’esattezza della sua analisi, fino all’introduzione del lasciapassare verde per tutti i lavoratori.
Oggi Agamben è intervenuto nel corso di un’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato, proprio in merito al contestato decreto che a breve il Parlamento sarà chiamato a convertire in legge. Pubblichiamo il video, riprendendolo da Byoblu, il suo appello ai parlamentari, in cui il filosofo sottolinea le macroscopiche contraddizioni insite nella misura introdotta dal Governo, paragonandola a una funzione di controllo pari, se non peggiore, a quelle in uso nei regimi totalitari.
In basso una considerazione, sempre di Agamben, sul green pass ripreso dal sito di Quodlibet.
(per vedere l’audizione di Agamben in Senato clicca qui o sulla foto)
L’Italia, come laboratorio politico dell’Occidente, in cui si elaborano in anticipo nella loro forma estrema le strategie dei poteri dominanti, è oggi un paese umanamente e politicamente in sfacelo, in cui una tirannide senza scrupoli e decisa a tutto si è alleata con una massa in preda a un terrore pseudoreligioso, pronta a sacrificare non soltanto quelle che si chiamavano un tempo libertà costituzionali, ma persino ogni calore nelle relazioni umane. Credere infatti che il greenpass significhi il ritorno alla normalità è davvero ingenuo. Così come si impone già un terzo vaccino, se ne imporranno dei nuovi e si dichiareranno nuove situazioni di emergenza e nuove zone rosse finché il governo e i poteri che esso esprime lo giudicherà utile. E a farne le spese saranno in primis proprio coloro che hanno incautamente obbedito.
In queste condizioni, senza deporre ogni possibile strumento di resistenza immediata, occorre che i dissidenti pensino a creare qualcosa come una società nella società, una comunità degli amici e dei vicini dentro la società dell’inimicizia e della distanza. Le forme di questa nuova clandestinità, che dovrà rendersi il più possibile autonoma dalle istituzioni, andranno di volta in volta meditate e sperimentate, ma solo esse potranno garantire l’umana sopravvivenza in un mondo che si è votato a una più o meno consapevole autodistruzione.
Giorgio Agamben
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