qualunque tiranno sia
“Tu che hai ferito l’uomo semplice sghignazzando sulla sua sventura
e confondendo il bene e il male insieme a quei buffoni che intorno a te si assiepano,
[che sian capi, mariti, mogli, colleghi, lecchini, poco importa]
anche se tutti ti si prostrassero celebrando la tua saggezza e il tuo valore,
[sai bene che ogni tiranno ha i suoi finti interessati adulatori]
medaglie d’oro coniando in tuo onore, felici perché sono, ancora un giorno, salvi,
Non sentirti al sicuro. Il poeta non scorda.
Uccidilo: ne nascerà uno nuovo. Saranno scritti gli atti e le parole.
Meglio per te l’inverno, al sorgere del sole,
un ramo curvo sotto il peso e la corda”.
Czeslaw Milosz (mie le frasi tra parentesi).
Poesia di Czeslaw Milosz incisa sotto le tre altissime croci che, ai cantieri navali di Danzica, per volontà di Solidarnosc, commemorano i 70 operai uccisi, durante la rivolta del 1970, dalla polizia del regime comunista.
L’indignazione non è solo per il tiranno politico, ma per quasiasi tiranno, anche chi solo si atteggi a tiranno, in qualsiasi luogo. Il sindacato libero inneggia alla libertà qui, oggi, per la società civile, iniziando dal luogo di lavoro, perché il lavoro è per l’uomo e non il contrario.
Ogni atto o condizione che imponga un peso non dovuto, persino ad un collega, è un sopruso, un vero sfruttamento da parte del tiranno di turno. Meglio per lui la vergogna e la gogna.
Scrivi un commento