Della questione degli abusi cileni abbiamo parlato più volte, ad esempio qui, qui, qui, qui qui, qui e qui.

Riporto, nella mia traduzione, questa notizia ripresa dalla Associated Press di oggi.

Foto: AP NEWS

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Polizia e pubblici ministeri hanno fatto irruzione negli uffici della Chiesa cattolica romana in due città cilene mercoledì alla ricerca di file, rapporti investigativi e documenti relativi a uno scandalo di abusi sessuali che ha danneggiato la reputazione del clero nel paese sudamericano.

Le incursioni a sorpresa hanno colpito la sede del Tribunale ecclesiastico di Santiago e l’ufficio vescovile di Rancagua, nella regione degli O’Higgins, dove 14 sacerdoti sono accusati di aver avuto rapporti sessuali con minori.

“In Cile siamo tutti soggetti a una comune giustizia”, ha dichiarato il procuratore Emiliano Arias, che ha guidato l’incursione a Santiago.

Il cardinale Ricardo Ezzati, arcivescovo di Santiago, ha detto che i funzionari ecclesiastici “hanno dato al procuratore tutta la documentazione richiesta”. Ha aggiunto che sono “disponibili a cooperare con il sistema della giustizia civile in tutto ciò che è ecessario”.

A maggio, tutti gli oltre 30 vescovi cileni hanno offerto le loro dimissioni per la loro colpa collettiva, non essendo riusciti a proteggere i bambini cileni dai sacerdoti che li hanno violentati, palpeggiati e molestati.

Le irruzioni di mercoledì sono arrivate mentre due importanti investigatori vaticani – l’arcivescovo Charles Scicluna e lo spagnolo monsignor Jordi Bertomeu – si trovavano in Cile per indagare sugli abusi sessuali sui minori commessi dal clero.

Scicluna e Bertomeu in precedenza avevano redatto un rapporto di 2.300 pagine che ha spinto papa Francesco a rendersi conto di aver sbagliato il giudizio sulla situazione cilena.

I due uomini si sono incontrati mercoledì pomeriggio con quattro procuratori cileni, tra cui Arias e il procuratore generale nazionale Jorge Abbott.

“Siamo venuti fondamentalmente alla ricerca di una collaborazione nelle indagini che stiamo conducendo sugli abusi subiti dai minori”, ha detto Abbott. “L’impegno è quello di una maggiore cooperazione tra le istituzioni”.

Abbott ha detto che i pubblici ministeri hanno incontrato una certa resistenza a Rancagua, anche se sono soddisfatti delle informazioni sequestrate in entrambe le irruzioni. Ha aggiunto che nei prossimi giorni i procuratori chiederanno al Vaticano tutte le informazioni relative alle indagini.

Lunedì, Francesco ha iniziato a purgare la gerarchia cattolica cilena dalla valanga di abusi sessuali e casi di occultamento, a cominciare dall’accettare le dimissioni del vescovo al centro dello scandalo (vescovo Barros, ndr)  e di altri due. Ci si aspetta che altre teste rotolino.

Una dichiarazione del Vaticano lunedì ha comunicato che Francesco aveva accettato le dimissioni del vescovo Juan Barros di Osorno, del vescovo Gonzalo Duarte di Valparaiso e del vescovo Cristian Caro di Puerto Montt. Ha nominato un responsabile temporaneo per ogni diocesi.

Barros, 61 anni, è stato al centro del crescente scandalo cileno da quando Francesco lo nominò vescovo di Osorno nel 2015 a causa delle obiezioni dei fedeli locali, dei consiglieri per la prevenzione degli abusi sessuali del papa e di alcuni altri vescovi cileni.

Il rapporto ha evidenziato che la gerarchia cilena ha sistematicamente coperto e ridotto al minimo i casi di abuso, distruggendo le prove dei crimini sessuali, spingendo gli investigatori della Chiesa a screditare le accuse di abuso e dimostrando “grave negligenza” nel proteggere i bambini dai sacerdoti pedofili.

Tali scoperte aprirono un vaso di Pandora di nuove accuse che portarono Francesco a diventare il primo papa a far riferimento ad una “cultura dell’abuso e della dissimulazione” nella Chiesa cattolica.

Le incursioni in Cile hanno ricordato la perquisizione di polizia effettuata nel 2010 presso la sede della gerarchia della Chiesa cattolica in Belgio, che spinse papa Benedetto XVI ad intervenire e a protestare contro la “deplorevole” intrusione nel processo della Chiesa cattolica.

La polizia belga portò via computer e centinaia di file tra voci secondo cui i leader della Chiesa stavano continuando a coprire i casi di abuso. L’incursione spinse una commissione cattolica che indagava sugli abusi a chiudere per protesta, affermando che le autorità belghe avevano tradito la fiducia di quasi 500 vittime che avevano presentato denunce alla commissione.

Fonte: Associated Press

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