Stella cometa

 

 

di padre Giuliano Di Renzo

 

Con tutto il rispetto per Keplero e tutti gli altri scienziati messisi qui dietro a lui, non ho mai creduto a comete e congiunzioni di pianeti per spiegare la stella dei magi in occasione della nascita del Signore.
Per quanto si sia fatta, e si tentino ancora, ogni spiegazione naturalistica o per un verso o per un altro è stata insoddisfacente.
Per me si trattava di una luce mistica, visibile solo ai magi.
Infatti essa era invisibile a Erode, agli scribi, alla gente di Gerusalemme, scrive San Luca.
E’ necessario porre una premessa. Non dobbiamo considerare i Vangeli una biografia di Gesù e pretendere da essi un resoconto secondo il nostro modo moderno di pensare.
Gli evangelisti non hanno preteso di informarci di tutto al modo di una moderna ricerca erudita e assecondare la nostra curiosità come di inviati delle televisioni e dei giornali.
E’ sbagliato perciò scrivere che questo nei Vangeli non è riferito. Oppure lo scrive San Luca ma non si trova in San Marco. Il che nasconde ignoranza in intellettuali, dotti ed eruditi che si pretendono tali.
Si nota in tutti una pregiudiziale di impercettibile diffidenza verso di quei sacri testi evangelici perché, si dice, siccome sono testimonianza di fede sarebbero quindi di parte.
Ma non si può testimoniare la fede se non si tratta anche di un fatto storico. Se così non fosse bisognerebbe scartare una mole non indifferente di testimonianze storiche di qualsiasi genere, in ogni ambito.
Sì, i Vangeli sono testimonianze di fede, ma di “ciò che i nostri occhi hanno visto e i nostri sensi hanno toccato del Verbo della Vita che si è manifestata a noi” (Prima Lettera di San Giovanni 1,1-4).
Si tratta quindi di una fede che scaturisce da un incontro-scontro, vissuto non occasionale, di un’infinità di persone con Cristo e il mistero liberatore di Lui. Liberatore in quanto Gesù essendo Verbo di Dio, Luce, libera la coscienza come di Lazzaro ritolta dal suo sepolcro e rimasta sconosciuta a se stessa.
Ma simile nascosto e perseverante pregiudizio del laico illuminista e positivista quando si trova di fronte ai Vangeli, e a ogni libro delle Sacre Scritture, non si riscontra in lui stranamente quando lo stesso hanno a che fare con testi o reperti di varia cultura.
E’ qui il classico il lapsus freudiano che manifesta il disagio che prova l’uomo peccatore quando incontra il mistero di Dio e non può eluderlo.
“Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: Adamo, dove sei? – Rispose: ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”.
(Libro della Genesi 3, 8).
Non così le scritture di altre religioni, quelle antiche veda, hindù, dei misteri esoterici, il Corano.
Essi non chiamano in causa responsabilità e libertà e l’uomo non rischia se stesso, non rischia nulla.
L’uomo narcisisticamente infatuato di sé e della sua libertà la libertà la teme, teme il rischio, fugge dalla responsabilità e si costruisce una comoda uscita di sicurezza. La libertà che l’uomo vuole è di essere libero dal peso della libertà. E copre questa sua fuga dalla libertà con una libertà vagamente intesa come di gioco da bambini che svuota così di senso l’esistenza.

Le Sacre Scritture, e così i Vangeli, possono soddisfare il gusto estetico, come in D’Annunzio, ma fanno paura all’anima che va per vie tutte sue. Il grillo parlante suscitava stizzita inquietudine in Pinocchio.
I Vangeli non sono una narrazione epica come degli aedi antichi e la poesia che si trova in essi prorompe dall’immediatezza dei fatti, dalla semplicità della sorprendente esperienza diretta dell’incontro con la Persona divina di Gesù.
Altrimenti, mutatis mutandis, potremmo applicare questo modo di giudicare a qualsiasi autore, specialmente a quelli antichi. Di costoro le notizie e i codici delle opere sono copie di gran lunga posteriori agli autori stessi, sono non di rado piuttosto scarsi e in alcuni casi li dicono appena esistenti.
Gli evangelisti dunque non intendono rispondere a un’esigenza erudita, presentarci un resoconto come di un inviato della televisione e dei giornali. Gli evangelisti rispondono alla sete dell’anima.
Intendono preparare l’incontro del nostro cuore con il Mistero salvifico di Cristo. Perciò offrono l’essenziale e trascurano volutamente tutto ciò che potrebbe interessare la cronaca o un’accademica ricerca erudita.
Scartano di proposito ciò che potrebbe offuscare il mistero e il rispetto che solo l’essenzialità rivela.
Essi ci consegnano gli appunti in ricordo del Kerigma, del Vangelo, dell’Eu-anghelion, del Buon Annuncio o Catechesi degli Apostoli che il redattore sacro consegnava all’intera comunità cristiana perché servisse per la professione di fede, meditazione e quale lievito di vita divina nella loro l’anima.

La nostra Liturgia della Parola ricalca quella della sinagoga, solo che noi cristiani facciamo seguire ad essa il Sacrificio Eucaristico, ossia la sacra Cena del Signore.
Tornando al tema, la stella dei magi sorge, scompare, riappare con grande gioia dei magi stessi, li precede, si ferma sulla casa di Betlemme dove trovano il Bambino e sua Madre e aperti i loro scrigni si prostrarono e lo adorarono. Poi avvertiti dal Signore, prudentemente “senza passare da Erode, per un’altra via tornarono al loro paese” (Vangelo di San Matteo 2,1-12).
Questa conclusiva annotazione lascerebbe intendere che a nessun altro venne dato di veder la stella.
Nessun altri la vide muoversi e fermarsi sulla casa, neppure la gente di Betlemme, neppure i pastori, che ricevettero l’annuncio della nascita di Gesù dall’angelo nella notte della loro veglia.
Sarà forse lo stesso angelo la luce luminosa nel cielo che chiamò i magi e li guidò sino all’incontro con “la Luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo”? (Vangelo di san Giovanni 1,9).
Il Signore, che vuole tutti salvi, parla a ogni anima e parla secondo il linguaggio a ciascun’anima proprio.
Sapienti custodi e sacerdoti della conoscenza di antichi misteri e corrispondentemente della scienza delle stelle, i magi erano abituati a scrutare il cielo seguendo un modo che era tra esoterismo e scienza vera e propria.
Del resto l’astronomia, anche se non ancora propriamente scienza come sarà con i Greci, ebbe inizio nella Fertile Mezzaluna dei babilonesi e popoli della Mesopotamia.
Detto per inciso, non meraviglia che anche dopo la conquista araba non fu difficile la pratica di una certa attività scientifica e le stelle furono nominate con nomi nell’ormai dominante lingua araba.
Nulla di nuovo dunque sotto il sole, basta solo saper cogliere i nessi e i legami sotterranei delle cose.
Erode aspettava di sapere dai magi dove si trovava il neonato Re dei Giudei. Ulteriore prova che l’apparizione eccezionale apparire della stella in cielo rimase a tutti invisibile tranne che ai magi.
Altra osservazione.
L’astronomia ci dice che le congiunzioni tra pianeti sono un fatto normale non eccezionale e certamente non si muovono nel cielo come un luminoso satellite artificiale, non precedono mai nessuno tanto meno si fermano su qualche luogo o qualche casa.
Nell’esperienza di apparizioni della Madonna e di altre manifestazioni soprannaturali vedono e sentono una o poche persone destinate, mentre tutto gli altri non vedono e non sentono nulla.
Si pensi a Santa Bernadette a Lourdes, ai fanciulli a Fatima o a San Paolo nel suo incontro sulla via di Damasco con Cristo Risorto e glorificato.
Dunque lasciamo da parte la cabala e le nostre sottigliezza e accogliamo con semplicità e naturalezza la verità obbiettiva di un mistero molto semplice e molto grande. La conoscenza scientifica inizia dalla constatazione di un indiscutibile fatto fisici senza che se ne alteri la verità con i sofismi della mente influenzata da inopportune inquietudini della coscienza di fronte al mistero che con la sua luce di verita’ la mette a confronto con se stessa e la giudica.
Sarebbe come se ci mettessimo ad esaminare uno spartito musicale con perizia scientifica e perdessimo l’emozione che dà il godimento della musica.
Invece di cogliere il messaggio divino-umano delle Sacre Scritture ci perdiamo a fare calcoli impossibili sul 666, i 144.000 segnati dell’Apocalisse, i tempi della fine del mondo o del castigo di una possibile guerra mondiale….
Senza pensare, in quest’ultimo caso, che la storia degli uomini e degli stati è un’interminabile guerra e la terza guerra mondiale, se si vuole, è già in corso, le sue distruzioni morali e spirituali sono enormi.
E’ un disastro immane e non ne facciamo caso perché siamo dediti alle parole crociate.
Tesi a scartabellare sui Nostradamus antichi e recenti e falsi veggenti non sentiamo i sussulti dei terrificanti terremoti attualmente in corso sotto e intorno a noi.

 

 

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