di Mattia Spanò
Il panegirico “lui che era lei ma è lui” usato da Papa Francesco per denotare una transessuale che lo aveva visitato è finito sul sito della Santa Sede: usò questa formula impervia nel volo di ritorno dall’Azeirbadjan il 2 ottobre del 2016.
Porre le interviste accanto alle encicliche denota una confusione innaturale sul peso delle opinioni private poco distinte da atti e provvedimenti canonici, pronunciamenti dottrinali e dogmatici, oppure tradisce una volontà chiara, e a mio giudizio maliziosa, di alzare una cortina fumogena su tutto ciò che riguarda non tanto il pontificato presente, quanto il papato in generale.
Lo studioso, o il semplice fedele, che un domani si accostasse con sincera curiosità al magistero di Francesco, troverebbe scritto nero nella legge da lui sancita, e leggerebbe bianco dalla viva voce del papa nello stesso luogo.
Cosa distingue una Costituzione Apostolica da un’intervista, dal momento che hanno la stessa forma e sono custodite sotto la stessa egida? Naturalmente il problema non si pone ai contemporanei, che distinguono le due cose – ma non del tutto, e non tutti. Ma fra cento anni?
Cosa devono onestamente pensare, il fedele o lo studioso in questione? Di più: cosa deve credere, cioè assumere come vero? Come devono leggere atti e parole pontifici precedenti e successivi alla luce di questa babele archivistica? Ha ragione sempre e soltanto il papa regnante e fino alla sua morte?
Il confine fra ciò che il papa insegna e ciò che l’uomo che fa il papa pensa ed esprime è di fatto scomparso. Non si tratta più di rigettare una certa sorveglianza nell’ eloquio dovuta al ruolo, ma di certificare qualsiasi cosa il papa dica come propria del ruolo.
Di questi giorni, la notizia che la Sente Sede sta mettendo a punto un dispositivo canonico che sarà approvato dal papa (da lui anche richiesto?), che consentirà ai transessuali di battezzarsi, fare i testimoni alle nozze e i padrini – o madrine – a battesimi e matrimoni.
Sono state fatte molte interessanti e qualificate osservazioni nel merito. Mi permetto di aggiungerne due decisamente minori. La prima è un fatto quantitativo: quanti transessuali non sono stati battezzati da bambini, ma si convertono e chiedono il battesimo in età adulta? Non molti, credo.
Sfugge la necessità di un provvedimento apicale di questo tipo. Si tratta, per numero e tipologia e salvo evidenze contrarie, di una fattispecie piuttosto rara che potrebbe essere tranquillamente gestita a livello parrocchiale, al massimo diocesano.
È chiaro allora che lo scopo del provvedimento non riguarda affatto la vita dell’uomo, ma è sfacciatamente ideologico. È (l’ennesimo) piede di porco che si impiega per scardinare la dottrina.
Una dottrina che qualifichi qualunque comportamento e istanza come giusta e legittima, è una dottrina che elide sé stessa. In effetti, credo che l’idea di Bergoglio sia quella di rimuovere l’idea stessa dell’esistenza della dottrina. Papa Francesco è un uomo rocciosamente coerente: ha sempre fatto poco mistero di detestarla.
Perché allora prevedere esplicitamente il battesimo per i transessuali che lo richiedono? È stato mai negato? Se sì, quando e quante volte, come si chiedeva al peccatore nel confessionale in altri tempi? Tanto più che il Battesimo, anche se tanto desiderato, non è un diritto ma un sacramento da amministrare e somministrare sotto condizioni precise, che devono essere rispettate innanzitutto dai ministri, e poi dai postulanti.
La seconda osservazione è questa: perché fra tutti i sacramenti proprio il Battesimo? Perché il battesimo tramuta una semplice creatura in figlio di Dio. Il Battesimo eleva l’uomo dal piano naturale a quello divino. Tutti gli altri sacramenti dipendono e sussistono dal battesimo.
Sul piano superiore c’è un’evidente assonanza fra il passaggio da semplice creatura a prole divina – la discesa dello Spirito Santo sul bambino cambia tutto – al cambiamento di sesso (puramente somatico e per modulazione chirurgica: il sesso resta quello della nascita). Possono sembrare questioni bagatellari, ma non penso che lo siano.
Il punto è che all’accettazione di un sentimento come il sentirsi donna essendo nati uomo e viceversa, corrisponde sempre il fermo rifiuto di ciò che si è, e soprattutto di chi si è. Nel Battesimo l’uomo assume una nuova natura, mentre nella transizione sessuale s’illude di farlo. Mettere una cosa accanto all’altra è un’impostura quasi blasfema.
Attribuire prerogative normali, cioè stabilite dalla norma, a persone che rifiutano ciò che sono, è costitutivamente impossibile. Fra l’altro non si capisce perché accendendo un mutuo come Paperoga, io debba continuare a pagarlo come Clarabella. Questi aspetti che riguardano l’accertamento dell’identità di una persona – per il resto svilita e mercificata – attinenti alle transazioni in denaro, come si può notare non vengono mai messi in discussione. Il che è qualcosa più di un indizio.
L’odio alla propria identità come dono di Dio, qualsiasi espressione assuma, è sempre in ultima analisi l’odio a Dio stesso.
Questo, in definitiva, mi sembra l’aspetto peggiore di tutti.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.
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