Londra, lunedì mattina, un uomo sul bordo del ponte aveva deciso di suicidarsi, gettandosi, ma è stato intercettato da alcuni passanti che l’hanno convinto a desistere. Dopo averlo salvato sono rimasti lì, con lui, ad aspettare per quasi un’ora che arrivassero i soccorsi. Un gruppo di perfetti sconosciuti avvinghiato a un uomo che si tiene sul bordo delle sue disperazioni. Dalla recinzione del ponte sbuca una mano che lo tiene addirittura per la cintura dei pantaloni, qualcuno rimane inginocchiato abbracciandogli i polpacci.
di Kiara Tommasiello
In una società tendenzialmente triste, impoverita, divisa e astiosa come la nostra a mancare è la speranza, prima ancora che l’amore. Prima ancora che qualsiasi altra cosa cui stoltamente deleghiamo il compito di rassicurare l’essere umano, a mancare è la speranza. Il cuore dell’uomo cerca la vita, la chiede e la difende perché questa è la sua natura. Lotta per non perderla ed è capace di uccidere per proteggerla. Ma capita anche che tutto si rovesci, si svuoti e si abbui e allora quella vita, apparentemente la stessa di prima, non è più la stessa e desideri distruggerla perché niente consola più, niente vale più la pena. E allora quella pena va fatta tacere una volta per tutte. Nessuno abita più questo vuoto o forse nessuno potrà mai salvarmi, pertanto questo dolore ed io spariremo insieme. Le mani che in questo drammatico quadro vivente catturano il tempo e trattengono la vita, stringendola in una morsa di umanità, ci indicano la direzione da prendere prima che sia tardi. Teniamola stretta la vita. Non solo la nostra, ma anche quella del prossimo che magari non conosciamo ma che sappiamo impastato della nostra stessa sostanza. Parte tutto da lì, dal peso reale di una vita umana, una su miliardi che siamo, perché se una vita umana ha il peso di tutta l’umanità, se va salvata a prescindere perché a niente e nessuno può essere dato il potere di distruggerla, significa che è solo questione di reimpararla, quella speranza, ritrovarla là dove davvero è, in Chi “mi ha creato senza di me e che non può salvarmi senza di me”, come ci ricorda sant’Agostino. E riorientare la bussola, infine, prima che a qualcuno venga in mente di imputarci la colpa di aver ostacolato il disperato esercizio di una già sottratta libertà.
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