di Sabino Paciolla

 

Non tutte le politiche che sta attuando questo governo sono condivisibili. Ciò che però di sicuro non condivido è il buttare addosso a questo governo la colpa di tutte le sciagure possibili, in particolare quelle economiche, che inevitabilmente inizierebbero dalla data della sua formazione. I dati economici appena usciti smentiscono questa storiella.

Compulsando i dati della IHS Markit, che è un provider di informazioni globali di stanza a Londra, si nota che, come ci dice Zerohedge, dopo gli Stati Uniti e la Cina, ora anche le PMI (Piccole Medie Imprese) europee (indice composito) sono crollate a dicembre, con le PMI dell’Eurozona che sono scivolate a 51,1 – il valore più debole degli ultimi quattro anni.

Se guardiamo il grafico di seguito riportato, notiamo che l’indice PMI per l’intera eurozona raggiunge il picco a gennaio del 2018 (il governo Salvini-Conte-Di Maio, per inciso, non c’era ancora), dopo di che esso comincia una rovinosa e continua discesa. Da notare che l’indice europeo è a piramide, gli altri, invece, hanno un andamento più lineare :

Indice PMI

Indice PMI mondiali

 

Se guardiamo ora il grafico per la sola Italia, vediamo che l’andamento è identico a quello europeo. Anzi, la discesa inizia un mese prima. Il che significa che l’andamento dell’indice composito PMI italiano è “a rimorchio” dell’andamento dell’economia della intera eurozona. Attribuire le colpe del rallentamento che è stato sperimentato nel 2018 all’attuale governo sarebbe dunque cosa ardua.

Indice PMI Italia

Indice PMI Italia

 

La crescita dell’industria manifatturiera e dei servizi, continua ancora Zerohedge, è rallentata più di quanto inizialmente registrata in dicembre – appesantita dalle proteste pubbliche in Francia, dalle continue lotte della Germania nel settore automobilistico e dalla rinnovata debolezza dell’Italia. I misuratori compositi per le aspettative di produzione e i nuovi ordini sono stati i peggiori dalla fine del 2014.

Nello specifico, le nazioni europee sono molto diverse (dal migliore al peggiore):

Irlanda: 55,5 (minimo da 9 mesi)

Spagna: 53,4 (minimo da 3 mesi)

Germania: 51,6 (minimo da 66 mesi)

Italia: 50,0 (minimo da 3 mesi)

Francia:  48,7 (minimo da 49 mesi)

 

Osservate il dato francese. E poi pensate all’atteggiamento di Macron.

Chris Williamson, Chief Business Economist alla IHS Markit, nel suo commento finale dice:

L’economia dell’Eurozona si è spostata verso il basso alla fine del 2018, con una crescita notevolmente inferiore rispetto ai tassi elevati di inizio anno. A dicembre l’attività economica è cresciuta al tasso più debole dalla fine del 2014, con un aumento minimo dell’afflusso di nuovi posti di lavoro. Per la prima volta in quasi quattro anni, i livelli delle attività non concluse stanno diminuendo in quanto gli ordini ricevuti in precedenza non sono stati completamente sostituiti da nuovi lavori.

“Mentre un calo dell’attività produttiva in Francia potrebbe in parte essere imputato alle proteste dei giubbotti gialli, nel resto della regione mancano fattori mitigatori di questo tipo, anche se con la recente debolezza del settore automobilistico, si spera in una temporanea battuta d’arresto.

È importante sottolineare che, con le aspettative di una produzione in calo al minimo storico di oltre quattro anni, le aziende non prevedono un’imminente ripresa della domanda. Le preoccupazioni riflettono i molteplici venti contrari derivanti dalle guerre commerciali, dalla Brexit, dall’accresciuta incertezza politica, dalla volatilità dei mercati finanziari e dal rallentamento della crescita economica globale.

“La crescita dell’occupazione ha già preso una battuta d’arresto, poiché le aziende adottano un approccio più cauto alle assunzioni a fronte di un portafoglio ordini più debole. La crescita dell’occupazione ha toccato il minimo storico di due anni.

Le notizie migliori sono arrivate sotto forma di un allentamento della pressione sui prezzi al minimo storico di oltre un anno, che dovrebbe dare un po’ di respiro alla Banca Centrale Europea per rivedere i suoi orientamenti politici”.

Infine, Williamson conferma che questo sondaggio è un segnale di debolezza per il futuro…..

I dati sono coerenti con la crescita del PIL dell’Eurozona di poco meno dello 0,3% nel quarto trimestre, ma con un rallentamento del ritmo di crescita trimestrale allo 0,15% in dicembre.”

ZeroHedge si pone infine una domanda un po’ ironica: quanto tempo ci vorrà prima che Draghi torni ad un nuovo Quantitative Easing?

 

 

 

 

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